Di Silvia De Santis
Cosa succede al cervello quando durante un meeting o una lezione cominciamo a fantasticare o a vagare con la mente? Come mai mentre guidiamo non dobbiamo pensare a cambiare marcia di volta involta o ad usare un pedale? La risposta a questi interrogativi risiede nel cosiddetto “pilota automatico”, un complesso meccanismo di controllo messo in atto dal cervello, che si adatta a svolgere qualsiasi comportamento ripetitivo in automatico. In pratica costruisce via via un repertorio di risposte ai problemi e alle situazioni di routine che incontra per risparmiare tempo e fatica.
All'interno del telencefalo - l'area del cervello responsabile, tra le altre, della memoria e delle capacità decisionali - si distinguono lo striato dorsolaterale e striato dorsomediale: il primo è a capo delle semiabitudini, quelle attività ripetitive cui non c'è bisogno di prestare attenzione, come alzarsi la mattina e farsi la doccia; il secondo invece viene impiegato quando è necessario acquisire nuove strategie comportamentali, o "raddrizzare" quelle già acquisite, ovvero quando è richiesta maggiore concentrazione.
Uno studio pubblicato sulla rivista Neuron ha dimostrato che di fronte a una nuova operazione che non si è ancora tramutata in abitudine le due aree lavorano congiuntamente. Analizzando il comportamento di alcuni topi da laboratorio posti al centro di un labirinto, i ricercatori hanno osservato che l'attività dei neuroni dello striato dorsolaterale era maggiore quando i topi si fermavano o svoltavano, ovvero compivano azioni motorie che sono normalmente regolate da questa componente del telencefalo. L'attività dello striato mediolaterale, invece, era inversamente proporzionale alla capacità di orientamento dei topi: quando i topi riuscivano a trovare la via d'uscita dal labirinto diminuiva la sua attività . Segno che non devono pensarci a lungo prima di trovare la soluzione.
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