Di Andrea De Cesco
Pazzia, depressione e malattie mentali in generale sono oggetto di una lunga serie di pregiudizi duri a morire.
Chi non ha mai avuto un disturbo del genere non riesce a comprendere che cosa significhi e tende a farsi delle idee sbagliate al riguardo: nascono così i luoghi comuni.
Un altro tipo di miti deriva invece da un'ignoranza collettiva sulla materia: spesso ci si improvvisa tuttologi, si parla per sentito dire.
In questo modo il mondo della salute mentale si circonda sempre più di un alone di mistero che lo rende quasi inquietante. Ma le malattie psichiche sono problematiche all'ordine del giorno, che potrebbero riguardare ciascuno di noi e dei nostri cari: è bene quindi informarsi a dovere.
"Chi va dallo psicologo è pazzo"
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Il pazzo è una persona che non ha un contatto con il mondo reale. Chi va dallo psicologo invece è consapevole di avere un rapporto fragile con la realtà. "Sono le persone più equilibrate quelle che vanno a farsi curare", dice lo psicologo Adriano Stefani. "Tra l'altro in genere non si tratta di coloro che appaiono più sani: la gente arrogante spesso cela una grande insicurezza e non si concede di avere un contatto con se stessi tale da potersi mettere in gioco".
"Depressione e disturbi di panico si curano solo con i farmaci"
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Per quanto riguarda la depressione e i disturbi di panico esiste il mito secondo cui la terapia debba essere esclusivamente farmacologica. "I farmaci sono efficaci nel trattamento dell’episodio depressivo, ma hanno un effetto limitato nella prevenzione delle ricadute. In questo caso serve la psicoterapia", dice Giovanni Andrea Fava, professore di psicologia clinica presso l'Università di Bologna.
"I discorsi degli psicotici non hanno senso"
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"Un luogo comune è che l'attività mentale degli psicotici manchi di un senso, che i loro discorsi siano 'insalata di parole' e che, più in generale, la persona psicotica non sia in relazione con gli altri, che sia persa o chiusa in un suo mondo inaccessibile", afferma lo psicologo e psicoterapeuta Maurizio Brasini. "È falso. Il pensiero e i discorsi degli psicotici hanno invece una logica, ed è possibile avere un dialogo e una relazione con loro. Per certi versi, le persone psicotiche sono persino più sensibili del normale alla relazione, poiché fanno meno caso alla logica ordinaria che, ad esempio, organizza i contenuti dei nostri dialoghi".
"I disturbi alimentari riguardano solo le donne"
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"L’anoressia maschile è un fenomeno degli ultimi 10 anni e rispetto a quella femminile la proporzione è di 1 a 10. Ma si tratta comunque di un disagio sempre più diffuso", afferma Elena Riva, psicoterapeuta, psicanalista e socio fondatore dell'
Istituto Minotauro. "La sintomatologia degli uomini non è sovrapponibile a quella delle donne, ma entrambe hanno a che fare con la realizzazione di un corpo che rappresenti un ideale. Quello femminile è pura energia senza materia, mentre quello maschile è robusto e muscoloso: l’anoressica aspira a perdere peso, mentre l’anoressico a trasformare la massa grassa in massa muscolare. Un ragazzo affetto da anoressia tende ad assumere cibo iperproteico e a fare molta attività fisica".
"Le persone affette da malattie mentali sono diverse"
Alle persone affette da disturbi mentali si associa spesso un senso di separazione, di diversità e di incurabilità. Proprio per questo il malato ha paura a rendere nota la propria problematica. "Il disagio mentale è qualcosa che appartiene a noi come esseri umani, è il 'gas di scarico' della mente", afferma Roberto Di Rubbo, medico chirurgo e specialista in psicoterapia e psichiatria. "Il disagio mentale sta alla base di tutte le persone, ma qualcuno lo sviluppa in maniera più intensa. I pazienti psicotici non sono marziani, ma persone con un disagio connesso con l’esistenza stessa della mente".
"Entrare in contatto con il proprio profondo ha una funzione catartica"
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"Un grosso mito è quello che entrare in contatto con alcuni aspetti del proprio profondo sia di per sé curativo, che grosso modo la sofferenza psichica sia qualcosa che sta incastrato là dentro e che bisogna solo trovare il modo per farla uscire", spiega lo psicologo e psicoterapeuta Maurizio Brasini. "Prendere contatto con il proprio dolore non è di per sé curativo. Sono altri i meccanismi che portano alla guarigione, come il riconsiderare in chiave diversa ciò che ci ha fatto soffrire. Le strade del cambiamento sono legate alla possibilità di esplorare se stessi insieme agli altri".
"L'anoressia è la malattia delle modelle"
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"Considerare l'anoressia come la malattia delle modelle è un'ingiustizia", sostiene Elena Riva, psicoterapeuta, psicanalista e socio fondatore dell'
Istituto Minotauro. "Le anoressiche non diventano anoressiche perché vogliono imitare le modelle. Sia il corpo delle modelle sia quello anoressico rappresentano il corpo ideale della femminilità contemporanea, con l'annullamento delle connotazioni materne: ma l’uno non è causa dell’altro. L'anoressia non insorge solo perché si vuole diventare più carine: questa è a volte la causa detonante, ma le cause profonde sono altre, come un'idea di sé inadeguata rispetto agli obiettivi di eccellenza che la persona anoressica tende a preporsi".
"L'effetto della psicoterapia è esclusivamente psicologico"
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Si tende a pensare che mentre la farmacoterapia ha un effetto biologico, la psicoterapia ne ha uno psicologico. "Invece la psicoterapia ha anche un effetto biologico: diversi studi dimostrano infatti che laddove produca effetti sintomatologici si può associare a modificazioni cerebrali biologiche", spiega Giovanni Andrea Fava, professore di psicologia clinica presso l'Università di Bologna.
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