Di Laura De Rosa
Se possiamo creare il nostro aldiquà, perché l’aldilà deve essere uguale per tutti? Tempo fa ricevetti la consueta visita dei Testimoni di Geova, la cui religione non rientra nelle mie corde nonostante alcune riflessioni interessanti. In quell’occasione mi spiegarono brevemente il loro punto di vista a proposito di aldilà e aldiquà (ovvero gli esseri umani si incarnano una sola volta sulla Terra, poi muoiono, vanno in “letargo” e si risvegliano al momento della Resurrezione). Fu allora che mi sorse istintivamente la domanda: “e se avessero ragione?“. No, non segnò la mia conversione ma l’inizio di una riflessione alquanto intricata sull’argomento.
Ognuno di noi crea la propria realtà grazie al pensiero, in quest’ottica se io mi convinco di risorgere dopo un lungo sonno e voglio vivere sulla Terra una sola vita, le cose (per me) potrebbero andare esattamente così.Voglio reincarnarmi? Mi reincarno. Credo solo nella materia? Una volta che questa vita si esaurirà il mio spirito, a sua volta, si esaurirà. Voglio risorgere? Risorgerò. Tutto dipende dalla scelta che faccio, da ciò in cui credo.
IN QUEST’OTTICA TUTTE LE RELIGIONI AVREBBERO RAGIONE
Beh, se le cose andassero così, ecco che tutte le religioni, tutti i credi, tutte le diverse correnti spirituali avrebbero a modo loro ragione. Non esisterebbero Verità Assolute perché ognuno di noi sarebbe nel vero. Ed ecco scomparire il peso della diversità, il desiderio di prevaricare sull’altro.
D’ALTRONDE PERCHE’ L’ANIMA DEVE NECESSARIAMENTE SOPRAVVIVERE?
Perché in un dato modo piuttosto che in un altro? Ci siamo ammazzati per millenni, e continuiamo a farlo, in nome delle Verità Assolute, tutti impegnati a convincere gli altri della validità della propria tesi. E se ogni gruppo, e ogni individuo, fosse libero di scegliere la propria strada, il proprio Dio, senza togliere nulla a nessuno? Il problema in questo caso sarebbe uno solo: la guerra che ci facciamo qui, sulla terra, per avere ragione.
L’importante, secondo me, è che qualunque sia la scelta, a motivarla, al di là dei desideri individuali o collettivi di vario genere, sia sempre l’amore universale. Se la scelta non fa male a nessuno perché non dovrebbe realizzarsi? E poi basta, basta, basta con questo bisogno di sentirci esclusivi e superiori. Io stessa sono vittima di questo meccanismo e ne ho piene le p…!
IL SENSO DI ESCLUSIVITA’ E’ IL VERO MALE
Paradossalmente sono tantissime le religioni e le persone direttamente coinvolte in affari spirituali, percorsi di crescita e via dicendo, succubi del senso di onnipotenza e superiorità. Proprio coloro che dovrebbero aiutare il mondo a migliorare e a funzionare secondo la logica dell’amore, della condivisione, del rispetto. Ma come si fa a non capire, quando ci si occupa di evoluzione spirituale, che il senso di superiorità è nemico per eccellenza della spiritualità? Ed è inutile trincerarsi dietro alle parole ma non far altro (nei fatti) che escludere chi la pensa diversamente.
ALLONTANARCI DALLE PERSONE CHE NON CI PIACCONO NON CI AUTORIZZA A GIUDICARLE
Un conto è allontanarsi dalle persone che non sono in sintonia con noi (come dire, non ascolto una certa musica perché non mi piace… e ci mancherebbe altro), un altro è giudicarle, anche se non a livello cosciente. Ti dirò la verità, capita anche a me di sentirmi superiore e sono certa che una delle mie sfide sia proprio sviluppare l’amore, la fratellanza, l’altruismo, la capacità di accettare chi la pensa diversamente senza sforare nel giudizio.
Non basta fare del bene, per esempio essere bendisposti verso gli stranieri, aver fatto qualche opera di carità, pregare ogni giorno, dedicarsi ad attività di volontariato. Tutto questo è ok ma non preserva dal senso di superiorità. Anzi, a volte ci trinceriamo dietro questi gesti “gentili” proprio per nascondere a noi stessi l’amara verità, ovvero che siamo stronzi come tanti.
A volte la gentilezza alimenta (paradossalmente) il nostro senso di superiorità, facendoci sentire più buoni, più generosi, più altruisti. Più, più, più… questo è il problema! Parlo per esperienza personale e credo che questa logica sia molto diffusa, d’altronde i meccanismi tesi a “confondere le acque” sono pazzeschi, tanto più elaborati in chi ha esperienza spirituale. Perché ovviamente, in questo caso, si impara a nascondere meglio il marciume… a meno che non vi sia una vocazione sincera all’amore.
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