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Il prezzo del petrolio continua a scendere: a New York ieri il greggio è arrivato a scendere a quota 44 dollari al barile, cedendo circa il 3%. A deprimerne le quotazioni dell’oro nero è stato l’allarme lanciato da Goldman Sachs che ha annunciato che il petrolio potrebbe scendere fino a 20 dollari». Così sulla Stampa del 12 settembre (titolo: Il petrolio frena dopo l’allarme di Goldman).
Per la Goldman Sachs a far crollare il prezzo del petrolio la frenata dei consumi, in particolare di quelli cinesi, e l’aumento di produzione dei Paesi Opec e non Opec.
Nota a margine. Nessuna fonte ufficiale lo dirà , ma al calo del prezzo del petrolio contribuisce anche il contrabbando di greggio da parte delle agenzie del terrorismo internazionale, che controllano giacimenti in Iraq, Siria e Libia e vendono a prezzi stracciati. È un particolare secondario, magari, ma del quale va tenuto debito conto perché pone diversi interrogativi, sia sul sostentamento di suddette agenzie, che sulla rete di complicità che si è creata, e ormai consolidata, attorno ad esse.
Altra considerazione: il calo del prezzo del petrolio ad oggi non si è rivelato utile a una ripresa dello sviluppo occidentale, ancora in regressione, mentre la Russia viene posta di fronte a un’ulteriore sfida, stante che l’esportazione dell’oro nero è fondamentale al suo sviluppo.
L’allarme di Goldman Sachs ha quindi tante valenze geopolitiche, da non sottovalutare.
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