Nel 1947 l’ammiraglio della Marina militare americana Richard Byrd compì un volo esplorativo al Polo Nord che ancora oggi non manca di suscitare una serie di domande a cui la scienza ufficiale fatica a rispondere. Spintosi 1.700 miglia “oltre” il Polo Nord cominciò a notare una trasformazione radicale dell’ambiente sorvolato che lo lasciò stupefatto. L’ammiraglio Byrd raccontò di essersi addentrato nei cieli di un territorio verdeggiante, un ambiente totalmente diverso da quello artico che ci si sarebbe aspettato. A terra era possibile osservare una vegetazione lussureggiante e rigogliosa tipica di territori con temperature medie molto superiori a quelle che caratterizzano il rigido clima polare. Le osservazioni dell’ammiraglio non si limitarono alla sola flora: nel diario di bordo annotò di aver osservato un animale dalla stazza notevole, simile ai mammut dell’età preistorica, che si muoveva nella vegetazione sottostante.
L’emozione e lo stupore provati dall’ammiraglio Byrd furono tali da indurlo a compiere, dopo nove anni, un secondo volo. Questa volta l’ammiraglio decise di sorvolare il Circolo Polare Antartico. Nel 1.956, in maniera analoga a quanto fece al Polo Nord, si spinse di circa 2.300 miglia “oltre” il Polo Sud. A testimonianza della sua impresa esiste la registrazione della comunicazione radiofonica che l’esploratore ebbe con la torre di controllo: “Oggi, 13 gennaio, membri della spedizione degli Stati Uniti sono penetrati per 2.300 miglia in una terra “oltre” il polo. Il volo è stato effettuato dall’ammiraglio Gorge Dufek della Marina militare degli Stati Uniti“. Byrd puntò la rotta sul polo magnetico terrestre senza variare mai direzione lungo il viaggio. Esattamente come avvenne nove anni prima, l’ammiraglio constatò un repentino cambiamento delle condizioni climatiche e la conseguente mutazione della flora e della fauna locale.
Diversi anni dopo la sua scomparsa, il diario di volo dell’ammiraglio Byrd venne reso pubblico permettendo a numerosi ricercatori di trovare risposte alle loro domande. Nel diario di bordo, Byrd scrisse che il suo aereo fu affiancato da mezzi volanti sconosciuti che lo “costrinsero” ad un atterraggio forzato presso una base aerea non presente sulle mappe ufficiali. Sceso dal suo velivolo l’ammiraglio venne accolto con rispetto e premura da un personaggio autorevole che gli rivelò i motivi di quella “convocazione”.
L’uomo, descritto con tratti delicati e capelli biondi, rivelò a Byrd l’esistenza di una progredita civiltà negli ignoti territori del mondo sotterraneo oltre all’esistenza di due aperture nei poli che permettevano l’entrata a tale regno. Il misterioso interlocutore profetizzò a Byrd l’approssimarsi di nubi oscure sul futuro dell’umanità e chiese all’ammiraglio di farsi portavoce di tali rivelazioni. Disse di essere molto preoccupato dei destini dell’umanità , soprattutto in seguito alla scoperta e all’utilizzo delle armi nucleari durante la II Guerra Mondiale. Nonostante il compito di diffondere tali avvertimenti, l’ammiraglioByrd non poté assolvere la missione assegnatagli in quanto fu obbligato al silenzio da parte dei suoi superiori.
I racconti dell’ammiraglio Byrd sono una pietra miliare per chiunque si interessi al tema della “Terra Cava”. Molti ricercatori moderni pensano che l’esploratore americano abbia verificato la realtà di un mito che appartiene a svariate tradizioni culturali e spirituali: l’esistenza di un luogo paradisiaco situato all’interno del nostro pianeta. Un regno governato da un leggendario sovrano mediatore tra Dio e gli uomini. A tal proposito, in letteratura non mancano diversi richiami (seppure in chiave fantastica ed allegorica) a tale tradizione. Basti pensare al noto romanzo Viaggio al centro della terra di Jules Vern, al mondo sotterraneo nel quale è ambientato Alice nel paese delle meraviglie diLewis Carroll oltre al viaggio nel sottosuolo per eccellenza intrapreso da Dante Alighieri nella sua “Commedia“.
Tale mito è presente nei testi sacri delle più antiche culture orientali e medio-orientali dove non sono rari i racconti di contatti tra gli uomini e gli abitanti del regno presente nelle viscere della Terra. La tradizione buddhista tibetana descrive il regno di Agarthi e la sua mitica capitale Shambhala. Secondo tale credenza a capo del regno sotterraneo vi è il Re del Mondo, che risiede nel Tempio della Scienza Sacra e al cui comando vi sono gerarchie di esseri celesti provenienti dalle stelle. Essi governano ed influenzano l’andamento delle vicende umane che avvengono in superficie presiedendo all’evoluzione della nostra specie.
Negli antichissimi testi
Uphanishad, appartenenti alla tradizione indiana, si narra del regno di
Agarthi e del suo divino sovrano, chiamato
Sanat Kumara, anch’esso al comando di una legione di esseri divini discesi in un’isola del mare di
Gobi (oggi deserto di
Gobi) a bordo di un’astronave fiammeggiante proveniente dalla stella bianca di
Sirio. L’ultima apparizione in superficie del sovrano del regno di
Agharti risalirebbe al 1.923 in India, quando si manifestò agli occhi degli increduli spettatori assiso su di un meraviglioso trono trainato da elefanti bianchi. Nel suo tragitto benediceva la folla recando in mano il simbolo di una mela d’oro sormontata da un anello sul quale era inciso un simbolo ben conosciuto da tutti: la svastica.
Il Re del Mondo appare anche nella tradizione biblica giudaico-cristiana con il nome di Melki Tsedeq, re di Salem. La sua identità è rivelata nella Genesi (XIV, 19-20) per poi essere ripresa in un commento di San Paolo (Epistola agli Ebrei, VII, 1-3): “Questo Melki Tsedeq, re di Salem, sacerdote dell’Altissimo, che andò incontro ad Abramo donò la decima di tutto il bottino; che è innanzitutto, secondo il significato del suo nome, re di giustizia poi re di Salem, cioè re di pace; che è senza padre, senza madre, senza genealogia, la cui vita non ha né principio né fine, ma che in tal modo è reso simile al Figlio di Dio, questo Melki Tsedeq rimane sacerdote in perpetuo“.
Il leggendario regno sotterraneo di Agarthi si configurerebbe dunque come la dimora terrena di popoli che visitarono i nostri cieli, con i loro prodigiosi mezzi volanti, nella notte dei tempi. Si tratterebbe della centrale di coordinamento della loro presenza sulla Terra, il centro logistico della loro missione sul nostro pianeta. Sebbene possa apparire una semplice credenza mitologica, confutata dalle attuali conoscenze scientifiche, l’idea che la Terra possa ospitare al suo interno una civiltà a noi sconosciuta rimane un’idea affascinante che non ha mancato di interessare, nel corso della storia, anche personalità di spicco che vi hanno dedicato anni di ricerca e di studi.
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