La vittoria degli indipendentisti in Catalogna. Sta nascendo una nuova Europa?

set 30, 2015 0 comments



Di Roberto Marraccini

La recente vittoria elettorale della coalizione indipendentista in Catalogna apre, ora, scenari disparati che, azzardando anche ipotesi teoricamente non previste dalle leggi e dalle carte costituzionali, potrebbero far nascere un nuovo Stato in Europa.
Il dato elettorale di domenica scorsa è inequivocabile: le forze pro indipendenza – secessioniste – sono maggioritarie nella nuova Gencat catalana (il Parlamento regionale della Catalunya). E dunque, le stesse, richiamandosi a quanto promesso in campagna elettorale, dovrebbero, nel giro di un anno e mezzo circa (18 mesi), arrivare ad approvare – unilateralmente – una Dichiarazione di Indipendenza dalla Spagna, sancendo, di fatto, la nascita della Catalogna come Stato sovrano.







Il primo punto da evidenziare e ricordare è che la Costituzione spagnola – tra l’altro alquanto recente visti la fine del franchismo e il ritorno della democrazia in Spagna – nega espressamente il diritto alla secessione di una qualunque entità territoriale al suo interno. Entrando direttamente nel merito della questione, possiamo leggere quanto scritto nell’articolo 2 della Costituzione spagnola, chiarissimo al riguardo: “La Costituzione si basa sulla indissolubile unità della Nazione spagnola, patria comune e indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto alla autonomia delle nazionalità e regioni che la compongono e la solidarietà fra tutte le medesime”. In sostanza, qualsiasi pulsione separatista/indipendentista sarebbe, di per sé, contraria al principio dell’unità dello Stato spagnolo. È questa la ragione per cui il Presidente uscente della Generalitat de Catalunya, Artur Mas, dovrà comparire di fronte al Tribunal Superior de Justicia della Catalogna, per abuso di potere per aver convocato e fatto svolgere, lo scorso 9 novembre, il referendum sull’indipendenza della Catalogna, nonostante la bocciatura da parte della Corte Costituzionale spagnola.
Certamente la questione catalana rischia di creare dei sommovimenti indipendentisti/separatisti che, a ben vedere, potrebbero ridisegnare l’assetto geopolitico del continente. Si tratta di aspirazioni e rivendicazioni di autogoverno o di vere e proprie richieste di secessione che, ormai da tempo, fanno parte della vita politico-istituzionale di molti Paesi (es. Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Lombardia e Veneto, Baviera ecc.). È proprio per questo che attenti analisti stanno osservando con grande attenzione quanto sta avvenendo in quello che potremmo definire il “laboratorio catalano”.
La Catalogna, e questo è un dato di fatto incontrovertibile, da sempre si considera un vera e propria nazione: una “nazione senza Stato”, per prendere a prestito una delle definizioni utilizzate dagli studiosi di geopolitica e politica internazionale. Tra i catalani, questo non da oggi, è molto forte il senso di appartenenza alla propria Regione (nazione), oltre che il riconoscimento esplicito dei propri diritti storici come popolo. Questa espressione identitaria e di diversità culturale rispetto a Madrid si esprime, soprattutto, nell’uso della propria lingua, il catalano, rispetto al castigliano (lingua ufficiale del Regno di Spagna).
Ora, seguendo quanto scritto negli scorsi giorni dalla stampa italiana, è certamente vero che le forze pro-indipendenza, pur maggioritarie nell’urna elettorale e con la maggioranza assoluta in termini di seggi nella nuova assemblea legislativa, non hanno sfondato la fatidica soglia del 50%. È pur vero che all’appuntamenmto elettorale ha partecipato – fatto in controtendenza rispetto ai comportamenmti di voto nella maggioranza delle democrazie occidentali – il 77% degli aventi diritto. Segno che il traino indipendentista ha suscitato, senza ombra di dubbio, tra i catalani, una forte suggestione, sia in termini di rivendicazioni nei confronti dello Stato centrale, sia in termini di riappropriazione della propria identità “nazionale”.
Tutto ciò, inoltre, sta avvenendo in una situazione geopolitica mondiale in fermento e con un’Unione europea in forte crisi di identità (questione Grecia, mancanza di unità tra i Paesi membri in politica estera, rapporti Ue-Russia, ecc.). Quello che sta emergendo non è nient’altro che la risposta dei territori alle pressioni sovranazionali che impongono, per certi aspetti, il sacrificio delle appartenenze nazionali e identitarie.
Solo il tempo ci dirà se quanto avvenuto domenica 28 settembre in Catalogna è qualcosa che potrà ripetersi e propagarsi altrove e se l’affermazione indipendentista nel recente voto catalano aprirà la strada ad una possibile rivoluzione geopolitica su scala europea. Così come è certo che il braccio di ferro Madrid-Catalogna inizia ora.

FONTE:http://www.notiziegeopolitiche.net/?p=56762

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