Di Mattia Manoni
Se esternamente mostra unatteggiamento sottomesso, internamente è l’esatto opposto, infatti risulta necessario in ambito terapeutico richiedere al soggetto di esprimere i sentimenti negativi, poiché rinchiuso in questo stato di negatività diffida del mondo intero, terapeuta compreso. Ciò che rende il trattamento estremamente difficile è proprio questa totale sfiducia, tutto è talmente inquinato da questo sentimento che finisce per non credere nemmeno nei propri miglioramenti. L’atteggiamento psichico si manifesta tramite un incessante piagnucolio teso a mascherare il nucleo del vero problema.
Questa situazione di continua lagnanza farà prima o poi arrabbiare il terapeuta al quale il masochista risponderà con un miglioramento, dato che il suo schema comportamentale è stato corrisposto. Il masochista è tale perché nella sua infanzia è stato un bambino profondamente umiliato (Reich W., 1933), il senso della sua privacy è stato continuamente violato attraverso l’attività richiestagli di ingerire (cibo) ed espellere (feci).
L’estremo controllo a cui è stato sottoposto andrà a far parte della sua struttura caratteriale e lo utilizzerà per governare la sua enorme quantità di aggressività repressa. Il gemito è l’unica esternazione che fuoriesce dalla sua gola. A livello cosciente il masochista è identificato con il desiderio di compiacere ed essere collaborativo, ma a livello inconscio è presente un forte astio mascherato dal desiderio di approvazione (Lowen A., 1985). Nella vita di ogni masochista è rintracciabile un periodo in cui l’aggressività si è direzionata verso l’esterno, ma il carattere come è oggi conosciuto si manifesta solo dopo la pubertà . Questa forma caratteriale si struttura in una famiglia dove l’amore e l’accettazione dipendono da una forte pressione proveniente da una madre dominante che si autocritica e un padre sottomesso. La madre asfissia il figlio che viene continuamente colpevolizzato se tenta di manifestare la propria indipendenza.
Ogni suo impulso mostra una forte ambivalenza e incertezza che determinano l’impossibilità di prendere una decisione, il dubbio regna sovrano. La sensazione che si ha in ambito terapeutico è quella di trovarsi all’interno di un pantano dove ogni movimento non fa altro che peggiorare la situazione. L’analista deve continuamente appoggiare i tentativi fatti da questo paziente, impedendogli allo stesso tempo di farsi gettare i suoi fallimenti addosso. Il masochista data l’enorme quantità di sentimenti repressi ha una struttura fisica tozza, i muscoli sono grossi, contratti. La struttura masochistica è molto carica energeticamente, infatti l’estensione del corpo è pesantemente limitata non sapendosi protendere verso l’esterno.
Non c’è una domanda di ricerca, c’è solo soffocamento e richiesta di amore.
Infatti il conflitto presente in questa struttura caratteriale è proprio fra la ricerca di amore e il bisogno di intimità (negatagli nell’infanzia), ha paura che nel caso esprimesse la sua libertà , la vicinanza affettiva gli verrà negata, per questo si trova continuamente in una palude dove le azioni verso l’esterno non ottengono nulla (Lowen A., 1985). Per favorire lo scioglimento del sistema muscolare è necessario rimuovere la forte ambivalenza tra sentimenti teneri e aggressività . I movimenti del viso sono limitati da un’espressione di innocenza e ingenuità tesa a nascondere la paura e il disprezzo di un bambino impaurito e deriso. Attraverso l’esternazione di sentimenti positivi è possibile far emergere il bambino che c’è in lui che chiede vendetta per le umiliazioni subite.
Il desiderio di essere amato è fortemente trattenuto dal dubbio e dalla sfiducia che fanno uscire dalla gola un continuo e flebile piagnucolio. In basso, nel ventre la contrazione è forte, le natiche sono in dentro e il bacino è spostato in avanti.“Solo contraendo fortemente il bacino e il ventre il masochista è al sicuro” (Lowen A., 1975). Se si chiede al paziente di affrontare direttamente il dolore si rischia che cada nella disperazione, che è proprio quella a cui questo carattere cerca di sottrarsi. “La grande menzogna sta proprio qui nel credere di essere la propria corazza, per cui sceglierla equivale a morire” (Sassone R. M., 2009). Il masochista non anela alla sofferenza, la teme come tutti gli esseri viventi, si protende verso il mondo con tanti e tali dubbi da rimanerne bloccato.
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