Di solito si inizia così: si comincia a passare molto tempo in casa. A volte perché coincide con il luogo di lavoro, o a causa di una prolungata malattia o di una maternità a rischio, o per la perdita graduale di abitudini che portavano a uscire. Nel primo periodo la casa viene sentita come luogo accogliente, che protegge dall'esterno.
Poi si fa strada un progressivo impigrirsi che, anche di fronte alla possibilità di uscire per un po' di svago, porta a chiedersi: "Chi me lo fa fare? Se non è proprio necessario...". Ma superato un certo tempo qualcosa si altera nell'equilibrio e la persona non riesce più a uscire dalle mura domestiche, se non con un grande sforzo. Si sente insicura: pensa alle cose brutte che capitano "là fuori", o che potrebbe non sentirsi bene. A volte non sa neanche dire perché sta facendo così: semplicemente qualcosa la tiene "lì", chiusa in quello che prima era un nido o un rifugio e che oggi è diventato senza accorgerci una gabbia, una prigione.
Poi si fa strada un progressivo impigrirsi che, anche di fronte alla possibilità di uscire per un po' di svago, porta a chiedersi: "Chi me lo fa fare? Se non è proprio necessario...". Ma superato un certo tempo qualcosa si altera nell'equilibrio e la persona non riesce più a uscire dalle mura domestiche, se non con un grande sforzo. Si sente insicura: pensa alle cose brutte che capitano "là fuori", o che potrebbe non sentirsi bene. A volte non sa neanche dire perché sta facendo così: semplicemente qualcosa la tiene "lì", chiusa in quello che prima era un nido o un rifugio e che oggi è diventato senza accorgerci una gabbia, una prigione.
L'agorafobia: la paura di uscire di casa
È una forma di disturbo d' ansia noto come "agorafobia", cioè la paura degli spazi aperti, ma il termine non esprime bene l'elemento principale, la matricedepressiva del disagio. A prescindere infatti dai motivi che hanno innescato il chiudersi in casa, a un certo punto la persona perde lo scambio vitale con l'esterno e si sgancia dalla realtà. La vita in casa è ovattata, senza tempi definiti, e l'energia vitale su se stessa con effettidepressivi: toglie motivazione, crea stanchezza cronica e atteggiamenti di passività, di apatia o di resa. In chiave psicoanalitica si direbbe che essere tornati troppo a lungo nel grembo materno (per analogia: la casa) ha fatto ritornare "piccoli": il soggetto riacquisisce paure infantili che non gli appartenevano più. È bene perciò non sottovalutare l' agorafobia che potrebbe spingere verso statidepressivi più intensi che in realtà sono assolutamente evitabili.
Agorafobia: la paura di uscire di casa. Ecco cosa fare.
- Cerca luoghi sicuri. Quando sei nella fase acuta del rifiuto ad uscire a casa, inutile forzarsi ad andare in posti che ti mettono insicurezza. Privilegia ambienti rassicuranti.
- Stai in compagnia. La compagnia ha un effetto protettivo e al contempo stimolante. Se da solo non riesci a uscire, chiedi la compagnia di una persona che ti rasserena.
- Fai cose piacevoli. Non fare prove di forza. Per tornare a desiderare di uscire servono motivazioni, e queste sono date da azioni divertenti e piacevoli.
- Ritrova il tuo ritmo. Modifica l'impiego del tempo quando sei a casa. Ritrova i ritmi, fai una scaletta della giornata. Utile fare alcune cose in modo più veloce.
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