Sull’abuso del termine “razzismo”
Di Salvatore Brizzi
I media fingono di dimenticare cosa è stato il vero razzismo. In verità in Italia il razzismo non esiste. Ciò che accade è che ogni volta che un politico manifesta pubblicamente idee contrarie all’ingresso di extracomunitari nel nostro Paese o vuole che vengano cacciati coloro che sono sorpresi a delinquere, viene accusato dagli avversari di tendenze razziste e xenofobe, ma queste parole stravolgono il senso del problema spostando la questione su una sfera differente.
Si tenta cioè di far slittare sul piano della moralità e dell’ideologia, il problema della gestione pratica dell’immigrazione che non si è capaci di risolvere. I termini razzismo e xenofobia – utilizzati ad arte da chi conosce bene le leggi della comunicazione – vanno a colpire le emozioni della massa, che inconsciamente collega razzismo e xenofobia a nazismo, violenza e campi di concentramento, operando così un’inconsapevole associazione di idee fra un normale cittadino che vuole più «ordine» nella sua città e un fanatico neonazista. In tal modo si crea maggiore confusione e si fomenta l’odio fra la popolazione, tanto che le persone si autoconvincono di essere razziste, fasciste o naziste solo perché hanno l’ardire di pretendere strade più sicure e la preservazione dei propri valori culturali. Dal sentirsi additati come razzisti al decidere di aderire a gruppi violenti di estrema destra, il passo è breve.
Così, un normale cittadino che razzista non lo era mai stato... alla fine lo diventa veramente, dopo essere stato stigmatizzato come tale da un’opinione pubblica manipolata. Quando qualcuno viene additato come razzista, per quanto a livello conscio sappia di non esserlo, scatta però in lui un meccanismo psicologico per cui comincia a comportarsi effettivamente come tale, recitando il ruolo che gli viene cucito addosso dalla società. Il suo rifiuto verso ulteriori ingressi di extracomunitari, che in un primo tempo si esprimeva solo a livello razionale, in maniera lucida e pacata, come tentativo di trovare la soluzione di un problema, proprio a causa della condanna sociale si trasforma con il tempo in vero astio verso il “diverso”.
Si tenga presente che in realtà, a livello inconscio, non si tratta di astio nei riguardi degli extracomunitari, bensì nei confronti della società dalla quale l’individuo si sente rifiutato a motivo delle sue idee. L’extracomunitario rappresenta solo il bersaglio apparente dell’odio, non quello reale. Si sta in tal modo dando origine a un nuovo genere di razzismo, un “razzismo indotto”, provocato cioè dai media e dalla condanna sociale verso chi osa esprimere il proprio dissenso.
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Incredibilmente... nessuno si accorge di questi pericolosi meccanismi psicologici che si stanno innescando fra la gente! Nel nostro Paese si fa un uso scriteriato del termine razzista, gridando dai tg che gli italiani sono razzisti e xenofobi, e lo si fa esclusivamente per provocare una reazione emotiva nel pubblico e sperare così di poter pilotare le scelte politiche dei cittadini! Il termine razzismo viene ormai utilizzato come arma di ricatto politico e sociale.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.primoraggio.it/salvatore_brizzi/brizzi_razzismo.pdf
http://altrarealta.blogspot.it/2015/08/sullabuso-del-termine-razzismo.html
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