L'Immaginazione e la sua analogia con il pensiero mitico secondo Jung

ago 30, 2015 0 comments


Di Paolo Aite *

II giovane Jung, nel 1912, scrivendo il libra che segnerà il suo distacco da Freud, parti proprio dal pensiero mitico. Trasformazioni e simboli della libido, nato dallo studio delle fantasie prodotte da una giovane donna in fase prepsicotica, e mai incontrata da Jung, segnò il primo apparire di una visione nuova del mondo psichico. Nel primo capitolo di quel libro Jung confrontava due modi del pensiero: uno è quello diretto, acquisizione preziosa della coscienza, che delimita, chiarisce e si muove secondo concetti verbali ed ha una meta conscia da raggiungere; I'altro è quello indiretto, che prende corpo in immagini ed è mosso da moventi inconsci.






Questa seconda forma di pensiero, anche definito pensiero fantastico oggi presente nei nostri sogni e fantasie, come nei giochi dei bambini, è quello che ha prodotto i miti, le favole che la tradizione ci tramanda. Si delineava cosi un nuovo modo di intendere I'attivita immaginativa. Essa appariva nella categoria del pensiero motivato da determinanti inconsce collettive ed espresso per immagini. L'atto dell'immaginare diventava un pensare e un comprendere per immagini. « L'immaginazione — affermava Jung — è I'attività riproduttiva o creativa dello spirito... essa può esplicarsi in tutte le forme fondamentali dei processi psichici, nel pensare, nel sentire, nel percepire sensoriale e nell'intuire ». Questa definizione corregge un modo comune di intendere l'immaginazione perchè siamo portati spesso a credere che l'unica forma derivata dall'atto di imma-ginare sia visualizzazione interna, o più raramente ascolto, comunque sempre qualcosa di analogo al nostro vedere, sentire il mondo esterno. Dalle parole di Jung si deduce invece che questo atto può pren-dere anche la forma di un pensiero improvviso, di una intuizione, di un sentimento che ci orienta in modo diverso e illogico. La forma nuova che appare nel campo dell'immaginazione, sia esso pensiero, intuizione o percezione sensoriale, è un modo di comprendere, di intuire e di percepire che appare nuovo rispetto all'atteggiamento della coscienza che lo riceve. E' su questo modo di vedere, di sentire, di pensare, che Jung si è soffermato. C'era una profonda analogia tra il modo in cui Miss Miller, la protagonista della Libido, inquadrava i suoi stati d'animo che precedevano I'evento della psicosi e il modo in cui I'uomo nell'esperienza collettiva aveva espresso i suoi miti, le sue favole. Le fantasie di Miss Miller apparivano piu trasparenti se paragonate e amplificate dai modelli e dalle trame analoghe apparsi nella mitologia. Non appariva forse anche Iì, in quel momento di destrutturazione della personalità di quella donna, quel modo di vedere, di comprendere per immagini gia prodotto dall'uomo?

. Cosa era quel rapporto tra il pensare per immagini di Miss Miller e il pensare mitico dell'umanita? La psiche e il suo dinamismo, seguendo una meta-fora dello stesso Jung, appare come una radice che piu si affonda piu allarga le sue diramazioni. Questa metafora ci permette di capire come nella sofferenza psicotica, che tocca i fondamenti, appaiano rappresentazioni cosmiche di trasformazione del mondo, di influenze ultraterrene, temi tutti presenti nella mitologia, nel folclore e nelle fiabe. Jung affermava che « la coscienza umana ha sentito fin dalle sue prime fasi il bisogno di indicare in ma-niera palpabile, evidente, il dinamismo dell'evento psichico da essa percepito » in rapporto al reale . II mito è I'espressione immaginativa di questo dina-mismo rappresentato da sempre nella coscienza. Conoscere la trama di un mito significa avere una visione di un dinamismo che può emergere anche oggi nella sofferenza psichica del singolo. Freud aveva messo in luce che il confronto con I'eni-gma della sessualità durante lo sviluppo infantile determinava un movimento psichico riconoscibile; emergeva una forma ricorrente in individui diversi: il modello mitico dell'Edipo. Pur variando i contenuti individuali, si imponeva la presenza di questo schema come un modo di dare forma all'esperienza e di rego-larne le risposte. Studiando le fantasie di Miss Miller, Jung andava scoprendo un panorama piu vasto. Se I'enigma della sessualità emergente, con il travaglio di emozioni che comporta, è centrale nel nostro sviluppo, ogni eta dell'uomo ha i suoi momenti senza risposta ma che parlano copertamente come un enigma; è questo il momento in cui emergono altre forme che inquadrano I'esperienza in atto. Le risposte di Miss Miller, le sue fantasie, rivelavano la presenza attiva di altri modelli mitici che gia I'umanitè aveva rappresentato nella sua storia. Lo studio dell'immaginazione apriva quindi una visione piu ampia del mondo psichico e la storia del singolo, le onde della sua storia, non era piu comprensibile solo in termini personali, ma vista come fa-cente parte anche di un movimento piu ampio, collettivo. II dinamismo psichico, espresso nelle fantasie, rivelava la presenza attiva di altri modelli inconsci accanto all'Edipo che Jung chiamò archetipi. Spesso confondiamo I'immaginazione con la fantasticheria.

Paolo Aite-Jung e l'immaginazione: una via per la ricerca analitica,pg 79-82

http://www.rivistapsicologianalitica.it/v2/PDF/27-1983-Connessioni/cAP5_Jung.pdf

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