Di Adam McLean
In quanto studiosi della tradizione ermetica, tutti noi riconosciamo che l’opera alchemica si sviluppa su numerosi livelli: il lavoro fisico sulle sostanze, l’esperienza e la manipolazione delle forze eteriche, il lavoro interiore sull’anima, al pari degli aspetti cosmologico-planetari.
Questi differenti aspetti dell’opera si interconnettono e si sovrappongono l’uno con l’altro.
In effetti, in un certo senso, se vogliamo fare qualche progresso nel lavoro alchemico, dobbiamo necessariamente perseguire parallelamente questi differenti obiettivi, affiancando lo sviluppo interiore al lavoro esteriore.
Un simbolo che si ricollega a questa molteplicità di aspetti dell’opera è quello del vaso alchemico.
Nigredo, Albedo, Rubedo
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In questo articolo desidero sottolineare alcuni modi con cui possiamo usare questo simbolo per i nostri esercizi interiori.
La tradizione dello sviluppo interiore in alchimia, si persegue trasponendo le trasformazioni ed i procedimenti alchemici sul piano interiore.
Come in ogni pratica esoterica, l’interiorizzazione dell’esperienza può produrre squilibri nelle potenti energie psichiche che noi evochiamo durante il lavoro interiore, a meno che non troviamo dei mezzi per contenere queste energie.
Nella tradizione dei rituali magico-cerimoniali, gli operatori usano normalmente una apertura ed una chiusura del rituale che funge da struttura di contenimento e salvaguarda dalla dissipazione le energie suscitate durante il lavoro.
Similmente, in molte tradizioni meditative, un esercizio di apertura ed uno di chiusura (talvolta basati sulla ritmizzazione della respirazione) aiutano a riconnettere e riancorare il meditante con il normale stato di coscienza, così da non lasciarlo in uno stato di dissociazione ed instabilità, sospeso tra il mondo interiore e quello esteriore.
Nel nostro lavoro interiore, troveremo nel simbolo del vaso un inestimabile mezzo per contenere le energie interiori e permettere loro di operare nella nostra interiorità, in modo controllato e positivo.
Così, in un certo senso, il vaso alchemico può essere un simbolo interiore dalla valenza protettiva, proprio come il cerchio del cerimoniale magico o il tempio astrale di una loggia esoterica operativa, o gli esercizi di respirazione di una tradizione meditativa.
Le energie evocate lavorando con i processi alchemici, come ho detto, possono essere potenti e distruttive per la psiche ed un incontro diretto con queste energie trasformative non dovrebbe avvenire in modo improvviso.
Solo attraverso il lungo e ripetuto lavoro interiore possiamo arrivare alla diretta esperienza di queste energie nella loro forma più originaria e fondamentale.
Il Vaso Alchemico
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L’incontro iniziale è in genere effimero e soffocato da correnti emotive.
Solo se avremo la pazienza degli alchimisti di ripetere instancabilmente l’esperienza spirituale, covando sul nostro alambicco interiore, riusciremo a intravedere sia pure un barlume del vero fine della trasmutazione alchemica.
E’ dunque di somma importanza soffermarci sulla natura del vaso alchemico al fine di avere qualche indicazione sull’uso di questo simbolo nel nostro lavoro interiore.
Prima di tutto dovremo considerare i simboli come schemi di energia.
In senso exoterico le cose stanno esattamente così, essendo ovvio che ogni manifestazione simbolica prenda forma nella nostra coscienza mentale come una manifestazione di natura elettro-chimica all’interno della rete neuronica del nostro cervello.
Tuttavia, su di un piano più profondo ed esoterico, un simbolo è lo schema delle energie eteriche sottese alla sua manifestazione in varie forme.
Quando meditiamo su di un simbolo noi lo troveremo necessariamente mutevole nelle forme; ciò ci consentirà di intuire che la vera natura del simbolo è riposta nel suo schema energetico.
Vi sono molte differenti forme di vaso descritte e disegnate nella letteratura e nella tradizione iconografica dell’alchimia.
Esiste un’apparente molteplicità di forme di storte, pellicani, bagnomaria, alambicchi, cucurbite etc..
Tuttavia, nel lavoro interiore noi troveremo che tutte queste differenti forme esteriori si riducono a tre forme archetipali, che possiamo identificare nel CROGIOLO, nella STORTA e nell’ALAMBICCO.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.kuthumadierks.com/pageopen.asp?r=siam&id=187
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