Intervista di Lucio Odisei a Alessandro(Dr Dock)
Lucio: Ciao! Puoi darci qualche informazione su di te? Quanti anni hai? Cosa fai nella vita?
Alessandro: Ciao, mi chiamo Alessandro e ho trent’anni.
Mi risulta difficile parlare di me, soprattutto in questo contesto, però, posso dire di essere grafico e designer che cerca di campare con lavori a progetto nel settore pubblicitario.
Dopo un po’ di tempo passato a ragionare, ho deciso di iscrivermi nuovamente all’università per diventare futuro psicologo e poter aiutare persone che si trovano oggi nella situazione in cui mi trovavo io tre anni fa.
Lucio: Iniziativa davvero lodevole! In che momento hai iniziato a soffrire di Disturbo Ossessivo? Ricordi la domanda o il pensiero preciso?
Alessandro: È iniziato molto presto, a sei, sette anni. Mi ricordo di aver visto un film che trattava di droga e, dopo essermi messo a letto, quelle scene mi fecero pensare che anch’io avrei fatto la stessa fine, mi sarei drogato e sarei morto.
Ovviamente era un pensiero inaccettabile e cominciai a cercare di contrastarlo, ma più lo facevo, più sembrava che mi piacesse davvero, con conseguente ansia. Da lì le cose sono continuate, con una dinamica molto comune, passando dall’ipocondria fino al perfezionismo.
Lucio: Quando hai capito che era veramente Doc? Come hai fatto ad esserne sicuro?
Alessandro: Io non parlerei di DOC. Questa etichetta è proprio ciò che da un lato mi ha dato sollievo, dall’altro era una sorta di condanna, la sensazione di sentirmi malato.
La situazione è degenerata quando ho cominciato a soffrire di attacchi di panico e della paura di perdere il controllo. Era circa cinque anni fa e mi misi a cercare online (cosa tipica di chi soffre d’ansia) il mio problema.
Dapprima cominciai a leggere notizie sulla schizofrenia (cosa sbagliatissima) per poi cadere nella disperazione percependo un peggioramento nella capacità di “controllare” i miei pensieri.
Sembravano sfuggire al controllo e questo mi causava molta ansia. Così, cominciai a scrivere ad alcuni psicologi online e tutti mi dissero che le mie erano ossessioni su base ansiosa.
Dopo la lettura di alcuni libri di Nardone, ebbi la conferma definitiva che il mio era un problema ossessivo.
Lucio: Quindi se volessimo dare una definizione, potremmo dire che il tuo è stato un Disturbo Ossessivo da controllo. Quanto tempo ci hai messo per arrivare a dove sei ora? E cosa suggeriresti ai nostri lettori che le hanno già provate tutte e sono già stanchi e frustrati?
Alessandro: Sono stato molto male circa per due anni, tra alti e bassi. Questo soprattutto perché non avevo nessuno ad aiutarmi e non mi confidavo con nessuno.
È una cosa molto comune dato che è difficile confessare di aver paura di impazzire senza sentirsi a disagio o aver paura di essere allontanato. La svolta è stata la lettura di alcuni libri di Nardone incentrati sull’argomento e il focalizzarmi sull’effetto che la paura produceva nelle persone che soffrono d’ansia.
È molto difficile affrontare la paura dall’interno perché si ragiona con gli stessi meccanismi che hanno generato la paura, ecco perché consiglio di farsi aiutare da uno psicoterapeuta esperto in disturbi d’ansia. Avere una persona che legga con più obiettività la situazione è sicuramente una marcia in più.
Se la terapia non ha funzionato, non è colpa della gravità della situazione ma dell’inefficacia del terapeuta o la mancanza di impegno a voler cambiare veramente.
Lucio: Mi sembra di capire che tu non hai fatto ricorso alla psicoterapia. Molti mi scrivono chiedendo se è possibile uscire da questo problema senza l’ausilio di uno specialista. In base alla tua esperienza, è davvero possibile farcela da soli?
Alessandro: In realtà ho effettuato alcune sedute presso l’ASL della mia zona; sono stato seguito da una psicologa e una psichiatra che non mi hanno aiutato granché.
Mi facevano parlare, suggerendomi degli spunti di riflessione; ciò mi portava solamente ad avere un sollievo immediato in seduta, per poi crollare sotto l’impulso dei pensieri quando ero da solo.
Con questo non ritengo affatto che la terapia sia inutile, anzi, per molti è un punto fondamentale, a patto che il medico abbia una certa familiarità con i disturbi d’ansia.
In base a quello che ho constatato, le terapie psicologiche più efficaci sono la Terapia Breve Strategica e la Cognitivo Comportamentale, ma non è la terapia in sé ad essere risolutiva, bensì le capacità del terapeuta, l’esperienza e un protocollo serio e provato specificatamente contro il disturbo ossessivo.
Sono molto favorevole alla terapia, perché fornisce chiavi di lettura diverse che spesso non consideriamo. È sicuramente un aiuto in più, soprattutto per chi ha un livello d’ansia che è ormai fuori controllo.
Quindi, la terapia può essere vista come un tassello, molto utile ma non indispensabile.
Si può riuscire da soli, ma ciò richiede più tempo e capacità di raffigurarsi la situazione. Non è una cosa immediata, ma si impara anche grazie agli errori; non è infatti un processo lineare.
Lucio: Quali sono secondo te le principali 3 aree su cui ci si dovrebbe concentrare per uscire dal Disturbo Ossessivo?
Alessandro: Questa domanda è molto intelligente e allo stesso tempo utile, infatti, l’ansia ci porta spesso a complicare il problema, non a cercare una soluzione utile e curativa.
Io non parlerei di uscita; non c’è una porta magica da aprire con una chiave, non c’è una malattia. C’è uno stato ansioso che ci fa ragionare in un certo modo, perciò ci vuole consapevolezza di ciò che si sta vivendo. Come ho già detto nella domanda precedente, la consapevolezza è il punto di partenza per eliminare i meccanismi disfunzionali.
L’ansia può essere vista come una forma di energia che non trova sfogo, anzi, viene convogliata su se stessa per divenire un ciclo patologico.
Secondo punto importante è quello di escludere a priori un problema organico.
L’ansia mentale, in alcuni casi, è la spia di qualcosa che non funziona dentro di noi: una carenza vitaminica o minerale, un problema ormonale, uno stato infiammatorio cronico. Per questo, è molto utile recarsi da un medico omeopata che vi faccia fare controlli specifici per escludere questi problemi.
Purtroppo, capita che ci focalizziamo solo sui pensieri ma molto poco sulle vere cause, che magari rimangono inascoltate. Infatti, quando cominciamo a pensare alle nostre paure, creiamo un castello patologico che esula dal vero problema. In questo senso, i pensieri sono solo il sintomo di qualcos’altro, non certo la manifestazione di ciò che potremmo commettere o essere.
Terzo punto fondamentale, complementare al precedente, è quello di curare di più se stessi.
Cosa significa cio?
Significa mettere se stessi al primo posto e comprendere e rimediare alle eccessive pressioni esterne e ai nostri standard elevati. Una buona parte dei casi si manifesta come risposta allo stress: cortisolo alto e adrenalina in eccesso possono causare disturbi d’ansia.
Oggi lo stress è ovunque, da ciò che mangiamo (eccesso di zuccheri semplici e prodotti raffinati), all’inquinamento ambientale, passando per l’eccessiva sedentarietà e l’abuso di farmaci.
Semplificare e trovare una passione (giardinaggio, sport all’aria aperta, yoga) aiuta, a patto di non farle diventare una forma di compulsione. Questo è di fondamentale importanza, perché nessuna cosa sarà di aiuto per l’ansia, se l’obiettivo è eliminare l’ansia stessa.
Lucio: Lasciami dire che sono veramente molto d’accordo su alcune delle cose che hai detto. In particolare penso che la consapevolezza sia veramente la chiave per risolvere non solo il Doc ma molti dei più comuni problemi d’ansia (e non solo). E l’altro punto è il mettersi al primo posto. Spesso chi ha questo disturbo viene da molti anni di bassa autostima, e questo fa si che pensiamo sempre prima agli altri rispetto che a noi stessi. Penso che in qualche modo il Disturbo Ossessivo venga anche per insegnarci questo…
Esattamente, e non solo è un messaggio e una causa del problema, ma anche una sua conseguenza. Essere ossessivi comporta intolleranza all’incertezza, perfezionismo, bassa autostima e scarsa capacità di ascoltarsi, immersi come si è nelle preoccupazioni.
Ovviamente, questo varia da persona a persona.
Dal momento che alcuni hanno inconsapevolmente questo problema dall’infanzia, molti pensano che sia un aspetto caratteriale e non un disturbo.
Lucio: Bene Alessandro, mentre ci avviciniamo alle ultime domande, vorrei farti due domande molte pratiche, che possano essere utili per chi ci leggerà. Qual è l’errore più grande che hai commesso agli inizi? E quale quello che vedi fare agli altri?
Alessandro:
Come ho già detto prima, mai, e dico mai cercare online una conferma a ciò che si teme.
La troverete.
Questo perché essere in ansia comporta una modalità di ragionamento che ci porta a concentrarci solo sull’evento temuto, escludendo tutte le possibili cause più probabili. Con l’ansia, il dubbio diventa possibile e il possibile diventa probabile; si perde una visione realistica della realtà per entrare in un mondo in cui ogni paura sembra trovare conferma.
Io credo, quindi, che l’errore principale sia proprio quello di compulsare, cioè cercare di trovare una risposta alle proprie paure. È un errore mio che accomuna anche gli altri, perché è una risposta appresa (ma anche innata) che mettiamo in pratica di fronte a qualsiasi paura; ci viene naturale agire così, cioè rassicurandoci.
Il problema non è cercare risposta ad una paura: se ci pensate, se ho paura che il compito a scuola andrà male, studierò di più. Il problema è l’eccessiva paura, non la paura in sé, che è un’emozione fondamentale.
L’eccesso di paura o la presenza di paure irrazionali sono segno di un disturbo d’ansia che agisce su di noi, disturbo che si manifesta anche sotto forma di pensieri (proprio quei pensieri su cui erroneamente ragioniamo).
È l’ansia che bisogna curare, non il contenuto della paura.
Lucio: Ancora una volta sono molto d’accordo: il cercare conferme online ai propri peggiori incubi è una delle cose peggiori che si possano fare. E d’altra parte probabilmente ci siamo caduti tutti… Diciamo che è un errore che è molto facile fare…
Concludiamo! Ultima domanda: Che cosa ti ha insegnato il Disturbo Ossessivo Compulsivo? Quale è la lezione più importante che hai imparato?
Alessandro:
Questo problema mi ha insegnato una cosa importante: bisogna amarsi di più e curare di più il proprio corpo. Spesso l’ansia è un segnale che qualcosa nel nostro corpo non funziona bene. Può essere una carenza vitaminica, un problema ormonale o semplicemente un eccesso di stress.
Chi è perfezionista come me, ma anche chi soffre di bassa autostima, tende a guardare se stesso come sbagliato e a spingersi verso obiettivi difficilmente raggiungibili. Tutto ciò porta a dimenticarsi di se stessi, del contatto con il proprio corpo e di cosa si vuole veramente nella vita.
Inoltre, il problema suggerisce una chiave di lettura importante: le proprie paure, qualsiasi esse siano, sono una manifestazione particolare della paura generale di non essere felici. La paura, che nel disturbo ossessivo diventa anche paura della paura, diventa di fatto un modo involontario per sabotare la nostra felicità.
Cosa significa tutto cio?
Significa che bisogna accettare la paura per quello che è, cioè un’emozione umana e darle il giusto valore piuttosto che continuare a fuggire da ciò che temiamo.
Come dice Nardone, con la nostra immaginazione creiamo fantasmi dai quali fuggiamo. Se, al posto di fuggire, ci fermiamo e li tocchiamo, si dissolveranno nel nulla.
Lucio: Grande citazione. Bene, siamo giunti alla fine di questa intervista, che spero possa essere utile a tutti coloro che avranno la possibilità di leggerla. Ti ringrazio per la tua disponibilità e, dandoti lo spazio per un saluto ai lettori, ti chiedo se hai un’ultimo consiglio o un augurio da fare loro.
A chi legge, vorrei consigliare di non perdere mai la fiducia nella possibilità di stare bene. Per quanto problematica appaia la situazione, l’ansia non potrà mai togliervi la serenità.
Serenità che ricomparirà non appena comincerete a sostituire processi disfunzionali con soluzioni terapeutiche che derivano in parte dalla terapia, in parte dalla comprensione del problema e in parte dalla correzione dello stile di vita.
Il disturbo ossessivo non è una malattia ma uno stato mentale a cui la medicina ha attribuito un’etichetta. Se si superano le etichette e si comprendono le cause, non c’è nulla che vi impedisce di poter ritornare ad essere sereni.
Grazie tante, veramente una bella intervista che dà morale. Credo che la vera vittoria la sia abbia quando si trova una risposta alla propria ossessione, quando si capisce che cosa la tiene in vita. Sorprendentemente ci accorgiamo poi che siamo proprio noi a tenerla in vita perché, paradossalmente, ci serve.
RispondiEliminaGrazie per l'interessante commento, concordo :).
EliminaIn fin dei conti è proprio così: l'ossessione è tenuta in vita proprio da chi la subisce per questioni di difesa e c'è da aggiungere che spesso e volentieri si rinforza con il senso di colpa e la vergogna per provarla, e si risolve solitamente scoprendo la causa di essa o tenendo conto del fatto che in fin dei conti essa non è altro che una reazione interiore a varie cause esterne o interne.