Ignatius Timothy Trebitsch-Lincoln, il "lama verde di Hitler"

ago 15, 2015 0 comments


“Appuntamento con la storia” questa volta sconfina nella protoscienza esoterica. Qualche settimana fa, parlando delle truppe di tartari al servizio del Terzo Reich, saltò fuori la storia dei lama tibetani trovati morti durante la presa di Berlino del ’45. Qualcuno di voi mi ha chiesto informazioni supplementari, e io rispondo con piacere.
Il 25 aprile del 1945 delle truppe sovietiche che partecipano alla presa della capitale tedesca incappano in una straordinaria scoperta. In un edificio di tre piani, abbattuto dall’artiglieria russa, ci sono i cadaveri di sei uomini disposti a circolo. Al centro del cerchio ce n’è un settimo, anch’egli morto. Tutti indossano uniformi tedesche, ma i loro lineamenti sono orientali, quasi sicuramente tibetani. Il cadavere al centro del circolo indossa anche dei bizzarri guanti verdi ed è l’unico occidentale del gruppo.
In seguito gli uomini dell’NKVD (i servizi segreti sovietici) lo indentificheranno come Ignatius Timothy Trebitsch-Lincoln, un avventuriero ungherese al servizio del Reich, dato per morto nel ’43, in Cina. Trebitsch era un personaggio più che singolare. Giudeo di nascita, classe 1879, si convertì al cristianesimo nel ’99, durante un suo viaggio a Londra. La sua conversione fu talmente radicale che per anni diventò una sorta di missionario, molto attivo tra l’Inghilterra e il Canada. All’apice della sua carriera strinse anche una profonda amicizia con un magnate dell’industria dolciaria, tal Seebohm Rowntree, che riuscì addirittura a farlo eleggere per un singolo mandato al parlamento britannico.
Durante la Grande Guerra le sue fortune precipitarono e si trovò squattrinato e obbligato a riciclarsi nelle forze armati inglesi come spia. Poco considerato dai suoi nuovi datori di lavoro, non ci pensò molto a vendersi ai nemici, ossia alla Germania. I servizi segreti del Kaiser lo utilizzarono come agente doppiogiochista. Finita la guerra si trovò costretto a fuggire negli Stati Uniti, dove per qualche tempo fu protetto dal diplomatico tedesco Franz Von Papen.
Ciò nonostante gli inglesi riuscirono a riaverlo indietro – in fondo era un traditore a conoscenza di molti segreti compromettenti – ma i magistrati si limitarono a incarcerarlo per pochi mesi, e poi lo rispedirono ai suoi nuovi amici tedeschi. Fu così, durante gli anni tumultuosi della Repubblica di Weimar, che conobbe Adolf Hitler, rimanendone affascinato.
Il fallito putsch di Monaco, a cui partecipò, lo costrinserò però di nuovo alla fuga. Passato al soldo di un’internazionale monarchica europea, la White International, venne spedito in estremo oriente come spia al soldo di diversi signori della guerra cinesi. Fu proprio in Asia che conobbe la sua seconda conversione, diventando un monaco buddista di una certa importanza.
Nel ’37 si vendette a un ulteriore nuovo padrone: il Giappone. I nipponici lo incaricarono di fare propaganda antibritannica in Asia e lui obbedì di buon grado. Fu proprio grazie a questo nuovo lavoro che Trebitsch tornò in contatto coi nazisti. Ora gli uomini della svastica erano forti, ricchi e in costante ascesa.
Le SS, in particolare, trovarono particolarmente utile il talentuoso carisma dell’ungherese e anche la sua predisposizione per il misticismo orientale. Himmler in persona lo incaricò di recarsi in Tibet per indagare sulla misteriosa setta del Re del Mondo, una figura esoterica pronta a fare la sua comparsa in scena al momento opportuno, per decidere le sorti della terra. Era interesse delle SS scoprire se i monaci buddisti che attendevano la venuta il Re del Mondo potessero identificare questa misteriosa entità nella persona di Adolf Hitler, che da tempo sosteneva di avere “messaggi onirici” da non meglio precisati “Superiori Sconosciuti”.
I “Superiori Sconosciuti” erano concepiti come semidei che controllavano i destini del mondo standosene nascosti – a seconda dei casi – nelle viscere della terra (immaginata come cava, sulla scorta delle teorie di John Cleves Symmes Jr. ed altri), in profonde gallerie scavate nell’Himalaya o in altri luoghi inaccessibili.

(Foto di una spedizione nazista in Tibet. Furono molto frequenti fin dalla metà degli anni ’30)

Da qui in poi la nostra storia si fa fin troppo nebulosa. Come già detto Trebitsch venne dato per morto nel ’43, ma questa versione ufficiale poteva essere solo un modo per sviare le attenzioni del controspionaggio inglese.
Alcuni studiosi di storia apocrifa tendono a credere che il monaco ungherese tornò a Berlino come novello ambasciatore della setta del Re del Mondo, o addirittura come portavoce in carne e ossa dei Superiori Sconosciuti. Non a caso si era fatto accompagnare da sette monaci tibetani, anche se permane il mistero del perché indossassero delle uniformi tedesche al momento del bombardamento russo.
Anche la disposizione a circolo dei sette fa pensare a una qualche sorta di rituale mistico, forse inteso a dar man forte a quel poco che rimaneva delle truppe tedesche a difesa di Berlino e dell’uomo che per dodici lunghi anni si era considerato una sorta di Messia in contatto con entità non umane che ordivano piani misteriosi in grado di mutare il destino del nostro pianeta.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://mcnab75.livejournal.com/402372.html

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