(Prima parte qua:http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/08/i-templari-e-il-segreto-del-graal1-parte.html)
Tutto questo va ancora una volta a
sottolineare la fondamentale importanza di un simbolo e il suo carattere universale di
insegnamento, di elemento che mette in corrispondenza tradizioni “diverse fra loro, ma pure
equivalenti... mediante l’elemento universale, metafisico e superstorico del simbolo” (J. Evola).
La coppa è stata tradizionalmente sempre e ovunque legata al significato di contenitore di
sapienza, del vaso che raccoglie tutta la conoscenza spirituale: il Graal contiene in sé tutto il
sapere degli universi creati o, per meglio dire, li rappresenta. È il ricettacolo dell’energia e della
luce divine; disseta colui che viene a bervi e lo nutre quando ha fame; riceve e accoglie il
cavaliere che giunge al termine della sua “queste”, della ricerca. È il simbolo della anima umana
divinizzata, reintegrata nello stato edenico, “olimpico”, che era andato perduto al momento della
sua caduta, della cacciata dal paradiso terrestre; di un’anima che è rientrata in possesso del “senso
dell’eternità” legato indissolubilmente a quello “stato primordiale” la cui restaurazione
Graal può assumere si riferisce proprio a questo: esso è difatti insieme una coppa, un vaso
(grasale), che designa lo stato primordiale, e un libro (graduale), che rappre-senta la tradizione
primordiale; così come i suoi due custodi, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo prima e Mago
Merlino e re Artù poi, incarnano i due principi tradizionali rappresentanti rispettivamente del
potere sacerdotale e del potere regale. Il Graal diviene così il simbolo della restaurazione di uno
stato
eroico in cui le due funzioni, quella sacerdotale e quella regale,
tornano ad essere indistinte:
“colui
che possiede integralmente la Tradizione primordiale, che è giunto
al grado di conoscenza
effettiva
che tale possesso implica essenzialmente, è , di fatto, proprio per
questo reintegrato
nella
pienezza dello stato primordiale”. In
questo senso si spiga come in alcune versioni i
significati
di vaso e di libro divengano una cosa sola: quest’ultimo si
trasforma in un’iscrizione
tracciata
sulla Santa coppa da un Angelo o dal Cristo stesso, richiamando
esplicitamente il
simbolismo
apocalittico del libro e dell’acqua della vita. Un altro elemento
caratterizzante della
leggenda
e degno di profonda attenzione è tutto ciò che viene narrato
riguardo l’origine del Santo
Graal:
la coppa sarebbe stata intagliata dagli Angeli in uno smeraldo
staccatosi dalla fronte di
Lucifero
al momento della sua caduta quando, dopo il fallimento della
ribellione che aveva
guidato
contro Dio, sconfitto, venne scaraventato fuori dal regno dei cieli.
Questa pietra richiama
in
maniera sorprendente l’urnâ, la
sacra pietra che nella tradizione indù occupa sovente il posto
del
terzo occhio di Shiva: l’occhio che guarda attraverso il tempo come
in un infinito presente e
rappresenta
quello che precedentemente abbiamo definito come il “senso
dell’eternità”. Il Graal
fu
in principio affidato ad Adamo che lo perse a sua volta non potendolo
portare con sé al
momento
in cui venne cacciato dal Paradiso: la coppa è la rappresentazione
del Centro spirituale
dal
quale l’uomo si è allontanato, è il “centro dell’essere
integrale” che viene meno al momento in
cui,
per sua colpa, viene scagliato nella sfera temporale, allontanato dal
Paradiso terrestre; da quel
“Centro
del mondo” assimilabile al cuore divino che è il Centro spirituale
supremo. A questa
caduta
segue un tentativo di restaurazione compiuto da Seth (o Set), terzo
figlio generato da
Adamo
ed Eva: a lui, difatti, è consentito di rientrare nel Paradiso
terrestre e di recuperare il
prezioso
vaso. In questa impresa egli impiegherà quaranta anni,
simboleggiando, in questo modo,
la
reintegrazione avvenuta al momento in cui egli arriva al completo
compimento della sua azione
eroica
(il numero 40 ha proprio il significato di reintegrare e ricorre
spesso in molte delle
fondamentali
narrazioni bibliche, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento: riguardo a
questo
ricordiamo
come esemplificativi esempi il periodo della Pentecoste, della durata
di 40 giorni, e
l’esodo
del popolo di Israele, che durò 40 anni). Seth è qui una
prefigurazione del Redentore, di
Cristo:
il suo nome, che esprime il significato di fondamento e di stabilità
(ed insieme quello
opposto
di rivolta, di rovina) annuncia in qualche modo la restaurazione,
almeno parziale,
dell’ordine
primordiale che la caduta aveva distrutto: la ricostituzione sulla
terra di un Centro
spirituale
immagine del Paradiso perduto. Quello che la leggenda non dice è
dove il Graal fu
custodito
fino all’avvento di Cristo, né come fu assicurata la sua
trasmissione: è proprio qui che la
tradizione
cristiana e quella celtica hanno il loro punto fondamentale di
giunzione. Secondo
quest'ultima
infatti i druidi avrebbero avuto il ruolo fondamentale di custodi
della Tradizione
primordiale
e del Santo Graal: una leggenda narra difatti che furono i Druidi ad
istruire il Figlio di
Dio
nei venti anni precedenti alla sua predicazione, anni di cui i
vangeli non fanno menzione. Ciò,
almeno
in parte, spiegherebbe il perché gli elementi simbolici che erano
propri al druidismo si
integrino
così facilmente, seppure con alcune modificazioni, con il
cristianesimo quando erano
invece
rimasti completamente estranei e ostili alla conquista romana.
Il Medio evo attendeva l’eroe del Graal e che il capo del Sacro Romano Impero divenisse una
immagine e una manifestazione dello stesso “Re del Mondo”...l’Imperatore invisibile fosse anche
quello manifesto e l’ Età del Mezzo...avesse anche il senso di una Età del Centro...Il centro
invisibile
e inviolabile, il sovrano che deve ridestarsi, lo stesso eroe
vendicatore e restauratore,
non
sono fantasie di un passato morto più o meno romantico, bensì la
verità di coloro che oggi,
soli,
possono legittimamente chiamarsi viventi.
Julius
Evola,
Il
mistero del Graal
FONTE:http://www.esolibri.it/testi/evola/Rivista%20IL%20REAZIONARIO%20Il%20simbolismo%20della%20coppa%20ed%20il%20Santo%20Graal.PDF
FONTE:http://www.esolibri.it/testi/evola/Rivista%20IL%20REAZIONARIO%20Il%20simbolismo%20della%20coppa%20ed%20il%20Santo%20Graal.PDF
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