Di Lucia Berdini
The Ocean Cleanup Array è l’idea di Boyan Slat per salvare gli oceani dalla plastica.
Quando presentò il progetto nel 2013 al TedTalk il ragazzo olandese aveva solo 17 anni e suscitò moltissimo entusiasmo: nel 2016 il suo sogno diventerà realtà e sarà ufficialmente il primo sistema di pulizia degli oceani.
Dopo la presentazione del progetto è stato avviato uno studio sulla sua fattibilità, durato circa 400 giorni e che ha prodotto un dossier di 530 pagine: l’idea, semplice eppure geniale, di questo 19enne sarà in grado di raccogliere 7.250.000 tonnellate di rifiuti in soli 5 anni.
COME FUNZIONA
Boyan Slat ha semplicemente posto il problema in maniera diversa, domandandosi:“Perché dovremmo essere noi a muoverci tra i mari, se sono loro a muoversi verso di noi?”, fino ad oggi infatti la pulizia degli oceani avveniva attraverso delle reti che venivano trainate da imbarcazioni, creando ulteriore inquinamento e un grande dispendio economico.
Il dispositivo che salverà i nostri oceani invece è di una semplicità quasi imbarazzante : è formato dauna piattaforma a cui sono collegate due lunghe panne, in grado di intercettare e trattenere i rifiuti galleggianti anche di piccole dimensioni. Il dispositivo è profondo circa 3 metri e i rifiuti vengono così catturati dalle panne che non si muovono dalla loro posizione ma che agiscono come una sorta di grande imbuto, dove la plastica viene spinta proprio dall’angolo dei bracci. Una volta fatta arrivare alla piattaforma di raccolta, viene filtrata, separata dal plancton e conservata per il riciclo.
È stato lo stesso Boyan, oggi ventenne fondatore e CEO di The Cleanup Ocean, ad annunciare che il suo Array sarà il primo sistema al mondo utilizzato per ripulire passivamente l’inquinamento prodotto dalla plastica negli oceani. La conferma è arrivata in occasione della conferenza dedicata alla tecnologica più grande dell’Asia, il Seoul Digital Forum, in Corea del Sud.
SI PARTE DAL GIAPPONE
Il progetto prenderà il via in Giappone, dove l’Array verrà messo in funzione nella seconda metà del 2016, più esattamente nelle acque al largo della costa di Tsushima, un’isola tra il Giappone e la Corea del Sud, oggi oggetto di ricerca. Le braccia dell’Array giapponese saranno lunghe 2000 metri e diventeranno la più lunga struttura galleggiante mai stesa in mare.
Ocean Cleanup Array sarà operativo per almeno due anni, durante i quali eliminerà la plastica prima che essa possa raggiungere le coste dell’isola di Tsushima. Quest’ultima sta anche valutando se i rifiuti raccolti possano essere utilizzati come fonte di energia alternativa.
Si è scelta Tsushima perché il problema dell’inquinamento marino, in questa zona, è molto grave e il governo locale è stato spinto a cercare soluzioni innovative per risolverlo.
“Prendersi cura del problema rifiuti degli oceani del mondo è una delle più grandi sfide ambientali che l’umanità si trova ad affrontare oggi” ha detto Boyan Slat, secondo cui si tratta del primo passo verso l’obiettivo di ripulire la Great Pacific Garbage Patch. “Questa distribuzione ci permetterà di studiare l’efficienza e la durata del sistema nel tempo”.
L’Ocean Array Cleanup non usa combustibili di alcun tipo per attirare la plastica masfrutta le correnti oceaniche naturali e il vento.
Dopo una serie di installazioni, Cleanup Ocean creerà entro 5 anni un sistema di 100 chilometri per ripulire circa la metà del Great Pacific Garbage Patch, tra le Hawaii e la California.
Il progetto riuscirà a partire realmente solo se la società riuscirà a raccogliere 2 milioni di dollari in 100 giorni con il progetto di crowdfunding. La prima settimana ne sono stati già raccolti 184.000. La plastica verrà raccolta volta per volta, in base alle donazioni: con 6,21 dollari puoi alleggerire l’oceano di un chilo di rifiuti, con 750 dollari, invece, di ben 120 chili. Se vuoi partecipare alla donazione questo è il sito della raccolta fondi.
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