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Esiste una relazione, un collegamento tra Sufismo e Massoneria?
Il primo aspetto da considerare è il seguente: in un testo massonico inglese del 1726 “The Grand Mystery Laid Open” vi è un curioso passo in cui alle due domande (come è chiamato Dio? Chi fu il primo Massone?) viene risposto “Laylah Illallah” ovvero non vi è altro Dio che Allah, il primo dei cinque pilastri dell’Islam, precedentemente citato.
Il noto esploratore e massone inglese Sir Richard Burton, lo scopritore del lago Tanganika in Africa, scrisse: “Il Sufismo è stato il genitore orientale della Massoneria”.
Ora, senza pretendere di voler formulare un parere definitivo a proposito della “vexata quaestio” sulle origini della Massoneria, possiamo però analizzare alcuni punti per giungere poi ad alcune conclusioni:
1) è nota la derivazione della Massoneria dalle gilde dei costruttori medioevali. Tali gilde penetrarono in Inghilterra al tempo del Regno di Aethelstan (894-939); in quello stesso periodo operava in Spagna il maestro Sufi Ibn Masarra e soprattutto era attivo un altro grande maestro Sufi Dhu’l-Nun, fondatore della Confraternita dei Costruttori Dervisci, detti anche Dervisci Carbonari. Lo stesso Dhu’l-Nun era detto “il Nero” per le sue origini nubiane. Ora è noto che in Europa si sviluppa, nello stesso periodo, il cosiddetto Ciclo Arturiano o Ciclo del Graal, di cui uno dei principali interpreti fu il trobadour Wolfan Von Eschembach. Si noti, innanzi tutto, che le parole di passo, ovvero di riconoscimento della confraternita Sufi dei costruttori, era composta di tre lettere T R B, cioè le fondamentali lettere del termine trobadours. Ora Von Eschembach, nel suo“Parzifal”, parla dell’origine del Graal, la sacra coppa ove venne raccolto il sangue della Passione del Cristo, come di una pietra caduta (lapis exillit) dalla corona di Lucifero. In più egli parla anche di un misterioso Firefiz (che non compare in nessun altro romanzo del Graal) nero e fratellastro di Parzifal, concepito dal padre durante un viaggio in Oriente, precisamente a Costantinopoli. Si noti l’analogia con la pietra nera custodita alla Mecca e caduta dal cielo (K’aaba) ed il maestro nero Dhu’l-Nun sopra citato. Inoltre è notissima la relazione tra trobadours, Fedeli d’Amore e Templari, come magistralmente spiegano Guenon ed Evola rispettivamente ne “L’Esoterismo di Dante” ed “Il Mistero del Graal”.Tornando alla Confraternita Sufi dei Costruttori, oltre alla parola di Passo T R B, essi usavano anche una parola segreta: A B L. La lettera A, ovvero la araba Alif, era simboleggiata da una squadra, la lettera Beth da un livello e la lettera Lam da una fune che essi definivano come “la corda che tutti insieme ci connette in una unione”. Tali rapporti sono già di per sé sorprendenti, ma le cose non finiscono qui:
2) La leggenda, ma anche alcune autorevoli opere di studiosi qualificati, afferma che i Templari, dopo la persecuzione subita da parte di Filippo il Bello, si sarebbero rifugiati in Scozia sotto la protezione del Re Robert Bruce ed avrebbero trasmesso alcuni insegnamenti segreti dai quali originerebbe almeno parte della dottrina esoterica della Massoneria che perciò risulterebbe: A) nella sua forma esteriore figlia delle Corporazioni medioevali dei Costruttori; B) nella sua forma interiore esoterica derivata direttamente dai Templari. Ora, L’Ordine Templare ebbe frequenti contatti in Oriente con la setta ismaelita degli Hasan-Shish, conosciuti in Europa con il nome di “Assassini” ma, in realtà , la traduzione letteraria è “Seguaci di Hasan”, il figlio di Ali, cugino e genero del Profeta, cioè i seguaci dell’Imam nascosto, colui che detiene l’insegnamento occulto e la parola celata! Peraltro i due Ordini avevano gli stessi colori, il Bianco ed il Rosso, ed intrattennero rapporti strettissimi oggetto di sospetti sia da parte Cristiana che da parte Mussulmana. Possiamo dire che le due Confraternite si riconobbero in un unico denominatore: la Operatività esoterica, al di là delle differenze esteriori di culto. Negli atti processuali dei Templari si fa riferimento esplicito alla adozione di riti, gesti, parole e toccamenti magici estranei all’insegnamento di Santa Romana Chiesa. I Templari furono cioè, in ultima analisi, accusati di eresia. Analoghe difficoltà ebbe la Setta Ismaelita, i cui membri furono perseguitati e dispersi. Si temeva forse, da parte dei poteri costituiti, la creazione di un “Nuovo Ordine Spirituale”, che unificasse l’Oriente e l’Occidente nel segno di una superiore fraterna tolleranza? Ricordiamo anche che molte confraternite Sufi ebbero contatti e lavori comuni con la Confraternita degli “Assassini”. Inoltre diverse Corporazioni Muratorie (parliamo ovviamente di Massoneria Operativa) parteciparono, nel XVI secolo, alla costruzione della Moschea Suleymaniya di Istambul, operando a stretto contatto con la già citata confraternita dei Costruttori Sufi.
3) La più recente storia dell’Ordine Muratorio rivela un certo numero di indizi importanti a partire dalla affiliazione alla Massoneria nel 1864 del celebre Maestro Islamico, l’Emiro Abd el-Kader in una Loggia Egiziana all’obbedienza del Grande Oriente di Francia. Nella sua “Lettera ai Francesi” (1855) l’Emiro auspicava una unificazione fraterna di Cristiani e Mussulmani nel nome di una Superiore Visione Spirituale. Altra figura importante fu lo Sheikh Elish El Kebir della Confraternita Sufi Chadhilyya a cui Guenon dedicò l’opera “Il simbolismo della Croce”. Il Guenon rivelò poi di avere ricevuto dallo Sheik fondamentali insegnamenti sul simbolismo muratorio della Squadra, Livella, Triangolo e Compasso e di aver verificato sorprendenti analogie tra il lavoro muratorio e l’operatività delle Confraternite Sufi quale, ad esempio, la necessaria presenza di almeno sette confratelli per la pratica del Dhikr. Potremmo, a questo punto chiederci: perché Guenon aderì formalmente all’Islam? Perché si recò in Egitto? Le risposte a tali quesiti sono, a questo punto, facilmente desumibili da quanto finora detto.
4) Il Massone tedesco J.B.Kerning (1774-1851), nel suo testo “Lettere dell’Arte Regia”, dà la seguente interpretazione dei segni, dei toccamenti e delle prese massoniche: si tratterebbe di metodiche magiche di provenienza orientale, attraverso cui l’Operatore giungerebbe ad una “rivificazione del sé”, cioè al ottenimento di uno stato di Risveglio Spirituale raggiungibile attraverso un ritmico ripetersi dei segni e dei toccamenti e delle prese in questione, associati ad una verbalizzazione delle parole di passo. Tali tecniche sono, ad esempio, abbastanza comuni nel Buddhismo Tantrico, il cosiddetto Tantrayana, ovvero il veicolo del diamante folgore, il metodo più veloce, secondo il Buddhismo, per raggiungere l’Illuminazione. In tale insegnamento il discepolo, iniziato da un Maestro qualificato alla pratica di una Divinità Tantrica ( Yddam) si identifica con tale Divinità e, attraverso la ripetizione di mantram o sillabe (dette seme) nonché grazie alla assunzione di determinate posture e di particolari gesti delle mani (mudra), ottiene il risveglio interiore. Nel 1924, a Lipsia, venne pubblicato uno strano libro dal titolo “Die Praxis der alten Turkischen Freimaurei” ovvero “La pratica operativa della antica Massoneria Turca”. Tale opera venne recensita nel 1928 dalla celebre rivista esoterica italiana Ur, precisamente da “Arvo”, al secolo il Duca Giovanni Colonna di Cesarò, influente uomo politico italiano degli anni venti dello scorso secolo (Ministro delle Poste del primo governo Mussolini, fu liberale antigiolittiano e poi oppositore del regime fascista al quale, peraltro, non perdonò mai il Concordato con il Vaticano) e autorevole membro della Società Antroposofica italiana, discepolo diretto di Steiner ed autore di una interessantissima opera sulle origini occulte di Roma. L’autore del testo, recensito da Arvo, era Rudolf von Sebottendorff, massone e membro della Società Esoterica del “Vril”(contrazione dell’acrostico “Vitriolum”, ovvero "Visita Interiorae Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem Veram Medicinam"), la quale ebbe una parte assai rilevante nella propensione verso l’occultismo del nascente nazional socialismo, compresa l’adozione del simbolo solare dello Swastika e della bandiera dai tre colori: Bianco, Rosso e Nero cioè le tre opere alchemiche. Affinché ci si possa rendere conto di come stanno le cose, riportiamo un pezzo del rituale descritto dal von Sebottendorff, ove si fa riferimento ad un lavoro della Confraternita Sufi diretto dallo Sheik Mehemed Rafi, maestro dell’Autore. Il Maggiore degli sceicchi presenti assume la presidenza e designa un Sorvegliante, un Economo ed un Corriere, quindi esclama: “Miei Fratelli, siamo al coperto, siamo riforniti, siamo serviti. Il sole brilla, apriamo il cielo. Fratello Corriere hai tu la chiave?”. “Venerabile Maestro io sono la I”. “Fratello Sorvegliante, hai tu la chiave?”. “Venerabile Maestro io sono la A”. “Fratello Economo, hai tu la chiave?”. “Venerabile Maestro io sono la O”. “Miei Fratelli senza la chiave non vi è conoscenza. Io sono Acqua, Fuoco e Bilancia e voi chi siete?”. “Noi siamo il Nero, il Bianco, il Rosso, il Rosa e La Pietra”. Al che il Maestro così conclude l’apertura dei lavori: “Santa è la nostra scienza! Proferiamo che non esistono degli dei al di fuori di Dio e Muhammad è il Profeta di Dio”. Successivamente l’autore passa alla descrizione di alcuni esercizi interiori della Confraternita, che prevedono tre tipi di prese: al collo, al petto, e al ventre, con l’associazione delle vocali I A O, che vanno fatte vibrare interiormente, dovendo, il praticante, identificarsi con esse e assumere le energie cosmiche legate a tali suoni. Si badi che ciò viene comunemente praticato nella cosiddetta magia Runica, originaria dell’Europa settentrionale, ove le Rune, ovvero le lettere dell’alfabeto Norreno, vengono associate a determinate forze o elementi, ad esempio UR=terra, LAF=acqua, FA=fuoco etc, ed assumendo posture corrispondenti alle Rune stesse, il loro suono viene fatto vibrare, dall’operatore, in modo che egli si identifichi (cioè si impossessi) con le forze della Terra, dell’Acqua, del Fuoco etc. E qui ci fermiamo. E’, credo, del tutto superfluo aggiungere che, quando Hitler prese il potere, il testo di von Sebbottendorff e tutte le altre sue opere sparirono in tempo reale dalle librerie. Si noti anche che il von Sebbottendorff, che acquisì la cittadinanza turca, fu in rapporto con Dumezil e Corbin, due dei più grandi studiosi di Religioni di tutti i tempi.
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