Di Giuliana Proietti
Provate a cercare su qualche dizionario di Psicologia chi era Pierre Janet (1859-1947): troverete poche righe, come nel dizionario di psicologia di Galimberti, in cui si legge che il nostro è considerato uno dei fondatori della psicologia dinamica, che fu allievo di T. Ribot alla Sorbonne e che lavorò poi con Jean Martin Charcot alla Salpetrère, pur non aderendo mai alle sue idee. Nel 1896 Janet succedette a Ribot alla cattedra di Psicologia del Collége de France. Nel 1889 uscì la sua tesi di dottorato, L’automatisme psychologique in cui, sulla base delle sue osservazioni di pazienti isterici, sviluppava il concetto di inconscio “su una linea molto simile a quella che veniva contemporaneamente elaborata a Vienna da Sigmund Freud e Joseph Breuer”.
Questa contemporaneità nell’elaborazione del concetto di inconscio ha fatto molto discutere.
Vi riporto ad esempio una sintesi di quanto scrive il Prof. Ellenberger su un sito dedicato a Pierre Janet:
Non c’è sicuramente dubbio sull’ordine cronologico: mentre Freud e Breuer pubblicavano nel 1893 la loro Comunicazione preliminare, relativa alle guarigioni con il metodo catartico, Janet ne aveva parlato sette anni prima.
Janet aveva anticipato Freud nel constatatare che non era sufficiente riportare a coscienza il trauma dimenticato, ma occorreva dissociarlo. Sottolineò prima di Freud le interazioni fra il trauma psichico e la predisposizione costituzionale. Janet chiamò “faiblesse de la fonction de synthèse” quello che gli psicoanalisti chiamarono poi “psicologia dell’io”.
La funzione del reale di Janet fu trasportata nella psicoanalisi sotto il mome di ‘principio di realtà’. Quanto alal tecnica, si nota una certa analogia tra il metodo di ‘parola automatica’ di Janet e quella delle associazioni libere di Freud.
Più importante ancora è la similarità fra il ‘transfert’ psicoanalitico e le varietà di “rapport”‘ delle quali Janet aveva in origine indicato l’utilizzo terapeutico.
La funzione del reale di Janet fu trasportata nella psicoanalisi sotto il mome di ‘principio di realtà’. Quanto alal tecnica, si nota una certa analogia tra il metodo di ‘parola automatica’ di Janet e quella delle associazioni libere di Freud.
Più importante ancora è la similarità fra il ‘transfert’ psicoanalitico e le varietà di “rapport”‘ delle quali Janet aveva in origine indicato l’utilizzo terapeutico.
Queste incredibili somiglianze fra le due teorie non sfuggirono ai contemporanei: Myers ed altri le sottolinearono immediatamente. Perfino Jung dichiarò, nel 1907, al Congresso di Amesterdam : ‘Le basi teoriche per la concettualizzazione della ricerca freudiana risiedono anzitutto nei risultati delle ricerche di Janet. E’ dalla constatazione della dissociazione psichica e dell’automatismo psicologico inconscio che è partita la prima formulazione del problema dell’isteria di Breuer e Freud’.
Ancora, nel 1922 Régis e Hesnard scrivevano nel loro libro sulla psioanalisi: ‘I metodi ed i concetti di Freud sono stati modellati su quelli di Janet, cui sembra essersi costantemente ispirato’.
Quando Janet parlava di ‘analisi psicologica’, non pensava ad un ‘suo’ metodo psicologico, ma lo usava in senso generale, come i matematici parlano di analisi algebrica. Nel 1895 negli Studi sull’isteria, Freud parlava ancora di ‘analisi psicologica’. Dopo di che, nel 1896, Freud creò il termine ‘psicoanalisi’ come per distanziarsi da Janet e rimarcare l’utilizzo di un sistema tutto suo.
Nel 1956 alla Salpêtrière fu celebrato il centenario di Freud e dei quattro mesi trascorsi presso Charcot. Nessuno si ricordò allora di commemorare anche Janet, nel centenario ricorrente nel 1959 e le sue osservazioni, fatte proprio alla Salpêtrière su Marcelle”, “Justine”, “Madame D.”, “Madeleine” e tanti altre. Le opere di Janet non sono mai state ristampate e sono diventate delle rarità bibliografiche, una vera e propria ‘Pompei sotto le ceneri’.
Lo stesso Ellenberger ne La scoperta dell’inconscio racconta del Congresso Internazionale di Medicina, che si tenne a Londra nel 1913: nella sezione psichiatrica era stata organizzata una seduta per discutere della psicoanalisi di Freud: Janet doveva leggere un saggio critico su di essa e Jung doveva difenderla.
La parte principale della critica di Janet verteva su due punti:
Primo, egli affermava la propria priorità nella scoperta del trattamento catartico per la cura delle nevrosi, elaborato sulla base della chiarificazione delle origini traumatiche e considerava la psicoanalisi come semplice sviluppo di quel concetto fondamentale;
Secondo, criticava aspramente il metodo freudiano d’interpretazione simbolica dei sogni e la sua teoria sull’origine sessuale della nevrosi. Secondo Janet la psicoanalisi era un ‘sistema metafisico’.
Janet era offeso e irritato nel constatare che Freud sviluppava quelle che egli considerava essere originalmente idee sue senza accenni di riconoscimento: si rammaricò poi di aver mostrato la sua irritazione, ma restò convinto per il resto della sua vita che Freud gli aveva fatto un’ingiustizia. (Vedi ad esempio: ‘ Sono lieto di osservare che i risultati delle mie ormai non recenti scoperte hanno trovato recentemente una conferma da parte di due autori tedeschi, Breuer e Freud’ Pierre Janet, Contribution a l’étude des accidents mentaux chez les hystériques Parigi, 1893)
Fonti:
Docteur Henri F. Ellenberger
Professeur, Faculté des Sciences sociales
Université de Montréal
Sito :
Docteur Henri F. Ellenberger
Professeur, Faculté des Sciences sociales
Université de Montréal
Sito :
Ellenberger H., La scoperta dell’inconscio, Boringhieri
Vedi anche:
Freud: Fliess per amico
(altro caso di plagio, per il concetto della bisessualità)
(altro caso di plagio, per il concetto della bisessualità)
Nicola Ralli, La passione sonnabulica, con biografia di Janet e rapporto con Freud.
FONTE:http://www.psicolinea.it/freud-e-janet-storia-di-uningiustizia/
FONTE:http://www.psicolinea.it/freud-e-janet-storia-di-uningiustizia/
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