Nel fine settimana si sono ricordati i 20anni dalla carneficina di Srebrenica. L’11 luglio 1995 ha avuto luogo quello che è stato definito come il più feroce massacro in Europa dai tempi del nazismo. In quell’area della ex-Jugoslavia, all’epoca sotto la tutela delle Nazioni Unite, in pochi giorni ottomila bosniaci musulmani sono stati barbaramente uccisi dai serbo-bosniaci.
Un massacro che continua ancora a dividere: è solo di mercoledì scorso il veto della Russia alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che definiva il massacro di Srebrenica un «genocidio». Vent’anni dopo una ricerca del Pew Research Center svela che la relazione fra musulmani e cristiani di quell’area presenta luci e ombre. Se è vero che il 59% dei musulmani in Bosnia-Erzegovina dice che l’Islam e il Cristianesimo hanno molto in comune e che 1/5 ha partecipato a riunioni interconfessionali; è altrettanto vero che le divisioni della comunità permangono. Ad esempio, il 93% dei musulmani bosniaci ammette di avere solo amici che condividono la fede in Maometto. E sono pochi quelli che dichiarano di sentirsi a loro agio con l’idea che un figlio o figlia sposi un cristiano.
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