Quest’anno(2013 nd) per la prima volta il Kuwait, grazie al romanzo Gambo di bambùdel giovane scrittore Saud Alsanousi, partecipa all’Arabic Booker, il cui vincitore verrà annunciato il prossimo 23 aprile ad Abu Dhabi.
Gambo di Bambù, pubblicato nel maggio del 2012 dalla libanese الدار العربية للعلوم ناشرون –Arabic Scientific Publishers, attraverso le vicende di un giovane nato da padre kuwaitiano e madre filippina, racconta le difficoltà dei lavoratori asiatici in Kuwait, la ricerca della propria identità e l’intimo bisogno di riconciliazione di un’anima divisa tra le sue due culture di origine.
Non so se questo romanzo verrà mai tradotto in italiano, ma nel frattempo oggi parliamo comunque di letteratura kuwaitiana, con Il messaggio segreto delle farfalle (titolo originale: صمت الفراشات, letteralmente “Il silenzio delle farfalle”; Newton Compton, 2011, traduzione dall’arabo di V. Colombo, pp. 253, euro 9,90) della scrittrice Laila al-Uthman (n. 1945), forse l’unica autrice kuwaitiana ad essere mai stata tradotta in italiano – ma ditemi se sbaglio.
La recensione è a cura di Giada Frana (*), buona lettura!
Nadia ha diciassette anni e sogna di poter frequentare l’università, innamorarsi ed essere padrona delle sue scelte. Ma i suoi sogni vengono infranti quando, da un giorno all’altro, la sua famiglia le comunica che sposerà un ricco kuwaitiano, molto più vecchio di lei e con due matrimoni alle spalle: a nulla valgono le sue lacrime, la famiglia è irremovibile e alla giovane resta che accettare il suo destino.
Per quattro anni Nadia sopporta ogni genere di angheria: dallo schiavo che la deflora la prima notte di nozze, alle relazioni extraconiugali del marito con le domestiche, che arrivano persino a maltrattarla, fino al non poter uscire dalle mura del palazzo, che si trasforma così in una sorta di prigione dorata.
“Le donne sono come farfalle che un giorno, nonostante tutto, spiccheranno il volo”: con questo pensiero in testa, Nadia stringe i denti e riesce, nonostante tutto, a non farsi del tutto calpestare. Non perde la speranza e, aiutata dallo schiavo Atiyya, un giorno riesce a scappare e convincere i suoi genitori ad ottenere il divorzio. Ma non servirà: il marito morirà poco dopo d’infarto e così Nadia si ritroverà finalmente libera.
Ma la morte del vecchio non porrà fine ai suoi problemi: seppure giovane è una vedova, e in quanto tale deve rispettare certe norme comportamentali. Riuscirà in parte a riprendere in mano i suoi sogni: frequenterà l’università, diventerà una docente, ma la via verso l’amore, quello vero che desidera con tutta se stessa, sarà sempre ostacolata.
Il carattere ribelle di Nadia emerge molto netto in questo passo:
Ci sono usi e tradizioni che vanno rispettati. Cosa dirà la gente?” Questa era la domanda che li tormentava, era come una lancia di fuoco che si scagliava contro di noi e che noi dovevamo evitare. Discutevamo sempre di usanze e tradizioni che avevano assunto con il latte materno delle loro società arretrate. Di cui si erano nutrite generazioni e generazioni che le avevano passate in eredità ai propri figli. Non mi sarei sottomessa a questa eredità tiranna. Il mondo avrebbe potuto urlare e lacerarsi, ma io avrei vissuto senza privarmi di nulla, perché la gente non può giudicare la mia vita.
Il messaggio segreto delle farfalle di Laila al-Uthman è un romanzo molto forte, un romanzo-denuncia che la scrittrice eattivista, che ha contribuito in maniera sostanziale al conseguimento del voto per le donne kuwaitiane, dedica “a tutte le farfalle in silenzio, rinchiuse come parole tra parentesi”.
La farfalla, durante tutto il romanzo, è il simbolo di Nadia e di tutte le donne che cercano di combattere contro le tradizioni e di trovare la propria strada. La figura della donna, in bilico tra tradizione e modernità, tra famiglia e emancipazione, ne è il tema centrale.
Al-Uthman, kuwaitiana, ha infatti iniziato a scrivere negli anni Sessanta, occupandosi dapprima di questioni sociali, collegate alla condizione della donna nel proprio Paese, per poi pubblicare una raccolta di racconti. I contenuti dei suoi romanzi, giudicati provocatori, l’hanno portata persino in tribunale per “oltraggio alla religione”.
Il libro è stato scritto tra il 2004 e il 2005, ma in Italia è stato pubblicato da Newton Compton solo nell’agosto 2011, tradotto da Valentina Colombo.
Devo ammettere che all’inizio ero tentata di abbandonare la lettura, non riuscivo a sopportare le angherie subite dalla protagonista, ma poi la voglia di sapere se davvero sarebbe riuscita ad averla vinta, mi hanno portato a terminarlo in poco tempo. Mi è piaciuto molto l’uso delle metafore della scrittrice e mi ha incuriosito sulla condizione delle donne in Kuwait.
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(*) Giada Frana è giornalista pubblicista. Collabora con l’Eco di Bergamo e cura sul sito de l’Inkiesta il blog “Amore senza confini” (http://www.linkiesta.it/blogs/amore-senza-confini), dedicato alle coppie miste e al “mondo arabo”.
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