Karl Polanyi e la lezione sempre viva di un Socialismo non Marxista
http://www.circolorossellimilano.org/MaterialePDF/karl_polanyi_lezione_sempre_viva_socialismo_non_marxista.pdf
Karl Polanyi scrisse il suo libro più famoso, “La Grande Trasformazione” pubblicato in Italia da Einaudi nel 1938, mentre era riparato negli Stati Uniti come tanti intellettuali di origine ebrea della Mitteleuropa.
La tesi di Polanyi è che la deriva nazista nel cuore dell’Europa tra le due guerre sia stata originata dallo strapotere della dimensione economica sulle altre componenti della società, determinandone la totale lacerazione è conseguente deriva autoritaria. Rileggere alcune pagine del libro fa impressione: negli anni Venti, come oggi, l’economia era globalizzata e le banche di investimento dominavano i governi influenzandoli nelle loro politiche. Oggi appunto ci troviamo pericolosamente vicini alle condizioni di allora perché la politica è troppo debole, è rimasta ferma alla dimensione nazionale, mentre l’economia ha rotto i confini ed opera e ragiona su scala planetaria. Lo sviluppo armonico della società degli umani ha bisogno che la sua dimensione economica sia governata dalla politica nell’interesse generale attraverso un sistema di regole liberali e di solidarietà certe e capaci di evolversi nel tempo, in caso contrario la dimensione economico-finanziaria finisce per fagocitare se stessa e travolgere ogni cosa. La risposta di allora furono due guerre mondiali, l’autoritarismo e il retrocedere della dimensione economica alla sfera di azione della politica, la nazione. Oggi il mondo è in dovere di dare una risposta diversa, facendo salire la politica alla dimensione sovranazionale dell’economia. L’idea della Unione Europea, sfociata nella creazione dell’euro, nata dalle ceneri del disastro della Seconda guerra mondiale, è una risposta che si pone nel solco dell’analisi di Polanyi e della “globalizzazione” della politica. Unione Europea ed euro sono la giusta risposta della politica alla globalizzazione dei mercati, ma è una risposta ancora incompleta e che i politici europei stentano a perfezionare per mancanza di coraggio. Helmut Kohl lo scorso luglio ha ripreso la sua pupilla Angela Merkel su questo punto. Immemori della supplica di Keynes (“Le conseguenze economiche della pace”) sulla totale insensatezza della dimensione dei danni di guerra imposti alla Germania dopo la Prima guerra mondiale, i politici tedeschi hanno condannato la Grecia a una politica di austerità che ha aumentato anziché ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil, ottenendo il risultato opposto a quello auspicato con la diffusione della epidemia da “spread” man mano a tutti i paesi europei arrivando a colpire la Germania stessa. Molto tempo è andato perduto e quasi tutti gli errori sono stati commessi, ma l’Europa ha ancora nelle proprie mani il proprio destino. Abbiamo bisogno di uno scatto in avanti, di generosità, di più politica per salvare le nostre economie; l’unione monetaria va completata consentendo alla Bce di operare da prestatore di ultima istanza come le banche centrali di tutto il mondo e la politica monetaria e fiscale debbono diventare espansive per consentire alla economia di riprendersi. Solo allora le virtuose politiche di bilancio invocate dai tedeschi saranno applicabili e salutari; al contrario, se applicate nell’immediato porteranno alla disintegrazione dell’Euro e a una recessione mondiale di portata storica con conseguenze politiche nel solco dell’autoritarismo. Ci auguriamo che questa volta la “legge degli stupidi” brillantemente descritta dallo storico italiano Carlo M. Cipolla venga smentita: secondo lo storico gli stupidi sono le persone che fanno del male agli altri e contemporaneamente a se stessi, e le persone intelligenti sottovalutano costantemente il numero degli stupidi e l’entità dei danni che questi possono causare.
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