Il mistero dei Giganti di Monti Prama

lug 3, 2015 0 comments


Nel marzo del 1974 in località Monti Prama – Sinis/Cabras (Or), (Monte e Prama, il luogo del ritrovamento, significa monte per l’altezza di 50 metri e Prama per la palma nana diffusa in questa zona) un contadino durante una semplice aratura del suo terreno, toccò inavvertitamente con la lama qualcosa di anomalo che si rivelò una testa gigantesca di una statua.

Spaventato dal ritrovamento chiese aiuto alle autorità che fecero intervenire due dei più famosi archeologi sardi dell’epoca, Giovanni Lilliu e Enrico Atzeni che diedero il via alla più grande ed enigmatica scoperta in territorio sardo. Gli scavi da loro organizzati diedero alla luce trenta gigantesche statue di pietra, alte due metri circa, di almeno 2700 anni fa. Trattasi di 30 guerrieri, tra arcieri e pugilatori, forse a custodia di una tomba proprio come i famosi guerrieri cinesi, l’unica differenza è che questi personaggi non sono la copia esatta di esseri umani, bensì riportano fattezze anomale: hanno occhi come due cerchi sovrapposti e la bocca è una semplice fessura. Hanno una pettinatura in stile celtico fatta a trecce e abiti orientalizzanti. Ma ciò che li rende unici è la loro titanica altezza, che va tra i 2 e i 2,60 metri, oltre al fatto che portano il 52 di piede!
Sono statue in pietra arenaria, diritte in piedi e con braccia piegate a tenere scudi o armi.
Le statue furono ritrovate all’interno di una area sacra sopra delle basi che delimitavano alcune tombe a nuraghe e diversi betili. Giovanni Lilliu, l’archeologo che lavorò agli scavi, raccontò che al momento della scoperta il sole limpido e caldo che caratterizzava la giornata fu improvvisamente oscurato da una tempesta tremenda che si era abbattuta mentre si portavano le statue alla luce. Sembrava che gli antichi dei si fossero risvegliati insieme alle statue, una sensazione impossibile da descrivere ricorda con paura lo stesso Lilliu ...



L’occultamento
Oltre a questo, ciò che è incredibile e che ci lascia attoniti è il fatto che di loro e dell’eccezionale ritrovamento non se ne è mai saputo nulla, se non da pochi anni.
Infatti furono “abbandonati” per ben 32 anni nel museo di Cagliari, ma non in una sala di visita, bensì negli scantinati umidi e bui… perché?
Solo nel 2003, quando furono quasi del tutto dimenticati, venne deciso finalmente di trasportarli, in maniera anche poco pubblica, in un centro di restauro, a Li Punti, in provincia di Sassari.
Questo gesto fu compiuto probabilmente anche in seguito alle innumerevoli pressioni da parte di studiosi ed appassionati che trovarono assurdo che uno dei ritrovamenti più incredibili del nostro paese si stava lentamente sgretolando in un sotterraneo di un museo! Perché? Per quale motivo statue così eccezionali furono da sempre celate? Perché non gli è stato dato uno spazio degno al museo che per primo dovrebbe raccogliere l’intera storia della Sardegna?
La giustificazione del museo di Cagliari fu che “non sembrava un ritrovamento così importante” e che “mancavano gli spazi … oltre che i soldi, dato che in Sardegna si finanziano le spiagge e non l’archeologia”.

Per saperne doi più leggi il comunicato ufficiale di iRS:
http://www.teleindipendentzia.net/giganti.htm

Il restauro
Mille interrogativi e nessuna risposta, l’unica certezza è stata che i Giganti invece che iniziare a vedere la luce del sole, dal giorno della loro scoperta ritornarono nel buio profondo della terra. 
Possibile che in 32 anni nessun sopraintendente del museo di Cagliari non abbia avuto il desiderio di esporre questa scoperta, incidendo magari il proprio nome nella storia dell’archeologia sarda? Oggi si trovano a Li Punti sotto il lavoro di attenti restauratori che stanno assemblando tra di loro quasi 4000 frantumi, che la “conservazione” nello scantinato non ha certo contribuito a migliorarne la situazione.

La storia
Osservandoli più da vicino veniamo invasi da 1000 domande. Chi doveva difendere questo esercito? Un re o un popolo? Dagli stranieri o dalle forze del male? Da chi sono stati scolpiti?
Le pettinature sono celtiche, gli elmi hanno delle corna, gli scudi sono elaborati.
Sono molto simili ai bronzetti dei ritrovamenti di “Abini/Serri” (dal nome dei luoghi di ritrovamento: Abini/Teti e Santa/Serri) per volti, vestiari e armi e per questo vengono datati tra il VII e l’VIII secolo a.C., periodo in cui gli Shardana (il popolo del mare sardo) avrebbero già girato il mondo allora conosciuto, acquisendo innumerevoli conoscenze nel vestiario (orientale), nei capelli (celtici) e nelle armi. L’autentica datazione non è mai stata accertata, ma vi sono altre ipotesi che vanno anche dal 2700 a.C. al 1° millennio a.C. fino al VII secolo a.C.
Le prime forme d’arte degli Shardana sono i bronzetti di UTA, ma poi in seguito ad una catastrofe (che ricorda molto le vicende di Atlantide) furono costretti a lasciare l’isola nel 1200 a.C. e girarono il mondo. Vi ritornarono e realizzarono le Grandi Statue per qualche ragione a noi ignota.
In seguito nel II secolo a.C. la Sardegna era diventata molto potente avendo come capitale la fenice Tharros, che nessun esercito riusciva a sottomettere. Nel 540 a.C. il generale cartaginese Malko dopo aver conquistato quasi tutta la Sicilia con 80.000 uomini cercò invano di invadere la Sardegna, finendo decimato.

Ma non si spiegano gli occhi… perché vennero realizzati con due cerchi concentrici come fossero due occhiali? Forse un tentativo di rappresentare la pupilla o si desiderava richiamare qualcosa d’altro? Nella storia dell’umanità gli occhi non sono mai stati disegnati in questo modo.

E’ stato detto che derivavano dalle statue greche più antiche, le Kore e i Kuroi (statua femminile e maschile), molto stilizzate che si avvicinano a questo stile di scultura.
Peccato che, se si osserva la datazione, i Giganti del Monte Prama sono assolutamente antecedenti.
Dire che è avvenuto il contrario, che le statue greche si siano ispirate ai Giganti, forse è un’affermazione troppo forte, certo è che non si esclude nulla.

Le statue
Le statue sono molto stilizzate e con il naso molto accentuato. I cerchi degli occhi sono perfetti. Anche l’arcata sopraccigliare è marcata forse a voler sottolineare le sopracciglia folte, classiche dei sardi. I piedi taglia 52 sono molto presenti, poggiano sicuri su ampie basi. Sono tutti arcieri e pugili e solo uno è un guerriero. Sono state rinvenute tracce di colore rosso e nero. Non è stato ancora possibile ricostruire una statua per intero. Sono state per certo identificate 25 statue di cui 17 pugilatori e 8 arcieri.

I pugilatori
Hanno tutti:
- il petto nudo
- un gonnellino cinto da lacci che lo tenevano legato
- un elmo liscio (forse a rappresentarne uno di cuoio o di stoffa)
- delle lunghe trecce pettinate alla “celtica”
- Il braccio destro ha una protezione di cuoio fino alla mano e tiene la parte corta dello scudo
- Il braccio sinistro tiene lo scudo che copre il capo come a “difesa”

La caratteristica dei pugilatori è il braccio sinistro in alto che tiene uno scudo a proteggere la testa, mentre il braccio destro tiene la parte corta dello scudo. Questa azione veniva spesso seguita in fase di battaglia proprio per difendersi dalla pioggia di frecce di nemici arcieri. 
I pugilatori in questo caso sarebbero dunque in fase di difesa e non di attacco. Hanno similitudini con i bronzetti di DORGALI

Gli arcieri
Hanno:
- Una placca pettorale
- Una corta tunica
- Un elmo con le corna
- delle lunghe trecce pettinate alla “celtica”
- Hanno sui polpacci a protezione degli schinieri
- Il braccio sinistro tiene l’arco
- Il braccio destro in posizione di offerta oppure uno scudo
- Non sono né a difesa e né ad attacco, ma sono a riposo.

Sono prevalentemente arcieri a riposo perché con la mano destra a volte tengono uno scudo, altre la tendono in segno di offerta. Tra loro differiscono parecchio, cosa che non succede nel gruppo dei pugilatori molto più simili tra di loro. Hanno similitudini con i bronzetti di TETI ABINI.

Il guerriero
L’unico guerriero non può essere descritto nei particolari perché quasi totalmente distrutto.

I modelli di nuraghe e betili
Insieme a loro sono stati ritrovati dei modelli di Nuraghe.

Le tombe del ritrovamento
Le tombe a pozzetto, dove furono ritrovati, si chiamano così perché contenevano i corpi in posizione fetale. In tutto sono 33, quasi uno per ogni statua-guerriero.
Le tombe sono prive di corredo funerario. Solo una tomba aveva uno scarabeo del VII secolo a.C., in stile egizio tipo Hyksos, unica prova sulla quale è possibile datare le statue, anche se è probabile un riutilizzo delle tombe in epoche successive.

La Sardegna è piena di ritrovamenti di bronzetti (considerando anche i migliaia di reperti trafugati dai tombaroli e venduti a privati) ma statue di questo tipo che richiamano i bronzetti sono state ritrovate solo qui. Non è cosa di poco conto. L’arduo lavoro, oltre al restauro, è anche quello di comprenderle e capire il messaggio che da millenni portano con sé: chi e perché le ha costruite? L’area funeraria in cui sono state ritrovate, piena di corredi o di indicazioni, era dedicata a una famiglia o a un clan, che non era di particolare importanza. Però loro erano lì, a guardia di questo luogo. 
Lo studioso TRONCHETTI, afferma che i pugilatori non siano “veri guerrieri”, ma che siano “Guerrieri del culto”, magari a rappresentare una sorta di rituale funerario a difendere l’anima a ad accompagnarla nell’aldilà dove nessuna arma di bronzo poteva servire contro le forze delle tenebre.

L’enigma degli occhi

Tra gli strumenti di lavorazione si presuppone ci fosse il compasso o qualcosa di simile senza il quale sarebbe stato impossibile realizzare i cerchi degli occhi così perfetti. Sicuramente sono stati usati strumenti di metallo o di bronzo per la scultura, scalpelli, raschietti, punte. Alcuni passaggi dell’opera presuppongono l’utilizzo di una “Gradina” una sorta di scalpello con bordo dentellato di cui se ne ha notizia certa per la prima volta però secoli più avanti, solo nel VI secolo a.C. in Grecia.

Gli occhi fatti da due cerchi concentrici sanno quasi magnetizzare lo sguardo di chi li osserva, uno sguardo fisso e ipnotico accentuato dalle soppraciglie e dal naso profondamente accentuati che danno tridimensionalità agli occhi che scompaiano nell’ombra del volto innaturale. Gli occhi così protetti e caratterizzati sembrano parlare laddove la bocca è assente, perché appena accentuata. Essendo statue, non potendo emettere alcun suono, non gli resta che dialogare con gli occhi, la vera voce dell’anima, esse sembrano parlare ma noi ancora non le sappiamo ascoltare e le fissiamo per ore senza neppure sapere il perché.

Da visionare anche i seguenti video molto interessanti pubblicati da 
http://www.youtube.com/user/teleindipendentzia


Fonte (con altre foto e video): www.luoghimisteriosi.it

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