I viaggi psichedelici di Ernst Jünger:dall'esperienza degli stati alterati di coscienza all'utilizzo di LSD e altre sostanze stupefacenti per scopi spirituali

lug 23, 2015 1 comments


Di Franco Volpi

Con il titolo Avvicinamenti, Ernst Junger radunò nel 1970 annotazioni di vario genere intorno alle sue esperienze con le droghe e con gli stati alterati di coscienza. Un resoconto intenso e senza reticenze, per il quale all' epoca fu sottoposto a un' indagine giudiziaria.





 Nelle sue confessioni l' impenitente "psiconauta" configurava una fenomenologia dei diversi tipi di alterazione psichica che si possono provare con le droghe: l' eccitazione, provocata da caffeina, tabacco e anfetamine; l' ipnosi, da barbiturici e sonniferi; l' ebbrezza, da alcol, etere e cloroformio; l' euforia, da oppio e cocaina; l' allucinazione, da marijuana, mescalina, psilocibina e Lsd. Specialmente quest' ultima sostanza - la dietilamide dell' acido lisergico - attira l' attenzione di Junger, interessato a conoscerne la potenza allucinogena e gli effetti sulla creatività artistica. Rispetto alle droghe tradizionali, dalla forza molto più limitata, lo Lsd consente di inabissarsi in dimensioni inesplorate della psiche e di viaggiare oltre il tempo e lo spazio. Alle profondità che si raggiungono si hanno allucinazioni di una purezza straordinaria, radiosa, veri e propri "avvicinamenti" all' ultima linea rerum, all' esperienza estrema della morte. Con Albert Hofmann, scopritore dello Lsd, Junger sperimentò le «dilatazioni della coscienza» che esso produce e descrive qui, come in un diario di bordo, i suoi viaggi psichedelici, mentre nel racconto Visita a Godenholm (1952) ne offre una raffinata trasfigurazione letteraria. Ancora ignaro del problema sociale che la droga sarebbe diventata, egli presenta la propria esperienza nella forma sublimata di un' avventura spirituale: la droga quale chiave per accedere ai labirinti dell' anima, per entrare in certi enigmi dell' universo. Come accade ad Antonio Peri nel romanzo Heliopolis (1949): «Andava a caccia di sogni come si va a caccia di farfalle con la rete. La domenica e i giorni festivi si chiudeva nel suo laboratorio per evadere nelle regioni del sogno. Diceva che tutti i paesi e tutte le isole sconosciute erano intessuti là nella tappezzeria della sua stanza. Le droghe gli servivano per entrare nelle caverne di questo mondo». All' obiezione secondo cui la droga procura soltanto il surrogato di esperienze sostanziali, Junger replica: «E che cosa mai non è un surrogato su questa terra?» Dunque egli respira a pieni polmoni l' aria eccitante dell' insolita avventura, ma ne subodora pure l' estrema pericolosità: un viaggio a latitudini così rischiose è uno slancio nell' ignoto che scuote i cardini dell' esistenza, un "furto prometeico" che richiama l' estremo castigo del non essere. Il libro - tradotto in modo eccellente da Chiara Sandrin e Ugo Ugazio - non si limita alle esperienze personali. A questo nucleo tematico, dedicato a Mircea Eliade, con cui Junger dirigeva la rivista Antaios (1959é1971), si accorpano considerazioni di vario genere su aspetti storici e culturali del fenomeno, distribuite per spazi geografici: Europa, Oriente, Messico. Il metodo è quello della variazione compositiva tipica dei diari e dei saggi di Junger. Si alternano liberamente l' osservazione psicologica, la descrizione scientifica, la nota diaristica, la divagazione, e si intrecciano letture personali (Baudelaire, Dostoevskij e Nietzsche su tutti), musica (Mozart e Wagner in particolare), pittura (Bosch, Van Gogh e Munch tra gli altri), mitologia, simbologia, eventi come l' affare Dreyfus o l' affondamento del Titanic. Il risultato è un caleidoscopico diario di viaggio che ci trasporta dal paradiso artificiale delle droghe a quello dell' immaginazione: l' unico luogo nel mondo in cui valga la pena abitare.

FONTE:http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/02/04/viaggi-psichedelici-di-junger.html

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