Di Martino De Mori
L’analisi di una serie di dati comparsi di recente sembrerebbe dimostrare che Apple, con l’uscita di iPhone 6, abbia inflitto un danno a Samsung. Un grosso danno.
Lavorare sui resoconti trimestrali delle aziende non è facile e l’eccesso di dettagli può far perdere di vista il quadro generale. Così Jack Dawson, fondatore diJackdaw Research ha realizzato una serie di tabelle che illustrano il percorso dei numeri di Samsung dal 2010 a oggi, in relazione alle mosse di Apple.
Ecco qui la principale.
Ecco qui la principale.
Come si nota, a partire da fine 2013, tutti i numeri relativi a fatturato e margine operativo scendono in picchiata, fino al punto più basso del terzo trimestre 2014. Una interpretazione è che sia stata l’uscita di iPhone 6 e del 6 Plus a mettere in difficoltà i prodotti Samsung (che però, ricordiamo, non tratta solo smartphone). I due smartphone Apple sono usciti a settembre, ma le vendite Samsung sono iniziate a calare fin dai mesi precedenti a causa dei rumor. Insomma, molte persone avevano già deciso di optare per iPhone 6. E una volta uscito il nuovo melafonino, i conti coreani hanno toccato il fondo, con ricavi a -20% sull’anno precedente e margine operativo poco sopra lo zero.
Contemporaneamente, come si vede in quest’altro grafico più sotto a cura di MacRumors, Apple viveva un’impennata storica proprio fra l’ultimo trimestre 2014 e il primo del 2015, che l’ha portata a diventare la società più profittevole della storia. E proprio grazie all’impatto devastante della serie 6 dei suoi smartphone, oltre allla crescita delle revenue derivanti dai servizi (vedi iTunes e App Store); il tutto nonostante il calo di vendite degli iPad e la quasi scomparsa degli iPod.
Dawson spiega che il business di Samsung, basandosi su una gamma di prodotti e servizi ben più ampia rispetto a quella di Apple, è meno ciclico rispetto a quello di Cupertino e meno sottoposto a altalene relative ai lanci dei gadget. E che dunque questo movimento repentino verso il basso è una specie di eccezione che dovrebbe indicare che il peggio è passato, come del resto si nota nel suo grafico.
Per Apple invece si potrebbe trattare dell’opposto: dopo i risultati ancora paurosi del primo trimestre 2015 (58 miliardi di dollari di profitti, di cui 40,3 grazie a iPhone, il 23% in più rispetto alo stesso periodo dell’anno precedente), da fine aprile le azioni hanno registrato il primo calo, proprio in seguito alle considerazioni del picco di vendita probabilmente raggiunto degli iPhone. Per Apple vale la regola che “più sale, più diventa difficile che salga in futuro”. E vanno registrate anche le scarse vendite di Apple Watch.
Ma non è detto che Apple sia per forza davanti a una inversione di tendenza. Vale la pena prendere in considerazione un altro dato per inquadrare meglio il fenomeno: secondo Tim Cook è in atto una sorta di esodo di massa dagli Android-phone agli iOS-phone. Sono tre le fonti della migrazione, ovvero tre categorie di clienti che si buttano a capofitto su iPhone 6: nuovi, vecchi clienti Apple che si aggiornano e Android switchers, persone che mollano il robottino verde per la mela. Per gli esperti, i numeri di questo passaggio sarebbero i più alti di sempre, in questi mesi.
E dato che solo il 20% dei possessori di iPhone è passato al 6 o 6 Plus, i margini di crescita del melafonino sono ancora ampi. Senza tralasciare la crescente penetrazione di Apple in Cina e l’accordo con IBM per personalizzare le app su iPad, che dovrebbe portare molte aziende a passare a Apple.
Riguardo alla competizione con Samsung, per capire la portata della minaccia dell’iPhone rispetto agli smartphone coreani, basta guardare il grafico qui sopra. Dal novembre 2014 Apple macina vendite per oltre 20 milioni di telefonini al mese. E, sempre in novembre, è arrivata a conquistare una fetta del 33% del marketshare degli smartphone in… Corea del Sud, triplicando le cifre in un mese.
Samsung, in casa sua, è sempre in testa con una fetta del 46%. Ma il mese prima era al 60%.
Samsung, in casa sua, è sempre in testa con una fetta del 46%. Ma il mese prima era al 60%.
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