Il governo dell’Eritrea potrebbe avere commesso crimini contro l’umanità nei confronti della sua popolazione, denuncia un rapporto della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani nel paese.
“Gli eritrei non sono governati dalla legge, ma dalla paura”, si legge nel rapporto, che raccoglie testimonianze su esecuzioni extragiudiziarie, schiavitù sessuale e lavoro forzato.
Secondo il rapporto dell’Onu, il governo di Asmara è responsabile di clamorose e diffuse violazioni dei diritti umani, che hanno creato un clima di paura in cui il dissenso è represso, un’ampia porzione della popolazione è soggetta a reclusioni e lavoro forzato e lo stato controlla le persone con un ampio apparato che è penetrato in tutti i livelli della società. “Le informazioni raccolte attraverso un sistema di controllo pervasivo sono usate in modo assolutamente arbitrario per tenere la popolazione in uno stato di ansia perenne”, si legge nel rapporto.
Questa situazione ha spinto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare il paese. Secondo le stime, dopo i siriani, gli eritrei sono il gruppo più numeroso di migranti che attraversa il Mediterraneo: in cinquemila lasciano il paese ogni mese. Il rapporto denuncia che la politica di sparare a chiunque cerchi di superare le frontiere, annunciata dal governo nel 2004 per impedire l’emigrazione, non è stata “ufficialmente abolita”. Uno dei motivi che spinge gli eritrei a fuggire all’estero è il servizio militare obbligatorio per chiunque abbia compiuto i diciotto anni di età.
Il rapporto esorta la comunità internazionale a garantire la protezione dei profughi eritrei in fuga dalle violazioni dei diritti umani e a evitare di rimpatriarli. Il presidente Isaias Afewerki è al potere da ventidue anni e il paese dell’Africa orientale non ha mai tenuto le elezioni da quando ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia nel 1993.
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