Di Alessio Caschera
La corsa alla Casa Bianca per il 2016 è iniziata già da alcuni mesi. Oltre alle candidature scontate come quella di Hillary Clinton per i democratici o quella dell’astro nascente della politica a stelle e strisce, il repubblicano Marco Rubio, a correre per un posto da presidente alle primarie del partito repubblicano sarà anche Rand Paul. Figlio del noto deputato Ron Paul, famoso per le sue posizioni libertarie e anti-interventiste, e più volte candidato per la nomina del partito repubblicano alla Casa Bianca, senza tuttavia aver mai ottenuto risultati significativi, Rand Paul è il vero outsider di questa campagna elettorale. Pur non potendo contare su cospicui finanziamenti e con chance di riuscita ridotte al minimo, il senatore del Kentucky ha il merito di aver introdotto all’interno del dibattito politico americano alcuni temi rilevanti su cui era calato un velo di omertà da parte di istituzioni e mezzi di informazione. Cavallo di battaglia della campagna elettorale di questo repubblicano atipico, è infatti la cessazione immediata del programma di spionaggio della NSA. “Oggi, il governo degli Stati Uniti è impegnato nella raccolta massiccia di dati personali dal telefono cellulare di ogni americano. I padri fondatori “si rivolterebbero nella tomba” se vedessero la massiccia crescita del controllo governativo a spese delle nostre libertà costituzionali”.
Un pieno attacco in stile libertario quello del senatore Paul che fa della questione intercettazioni una battaglia di civiltà . Le lotte per la privacy e per le “libertà ”, hanno portato Rand Paul a scagliarsi anche contro il Patriot Act, il pacchetto di misure antiterrorismo imposto da Bush e mai andato in pensione, contro la sua estensione e contro il Freedom Act, una proroga in sostanza del criticatissimo Patriot Act, che produsse, tra le altre cose, i fatti di Guantanamo e Abu Ghraib. Oltre ai classici temi cari alla corrente libertaria del partito repubblicano come la privacy, la tutela delle libertà e i drastici tagli alle tasse e alla spesa pubblica, il senatore Paul,seguendo le orme del padre, in politica estera predica un ritorno all’isolazionismo e un sostanziale abbandono da parte degli Stati Uniti del ruolo di “poliziotto del Mondo”. Rand non è Ron, certo, ma la sua audacia su alcune issues di stretta attualità è significativa. Recentemente, infatti, hanno fatto discutere alcune sue dichiarazioni riguardo lo Stato Islamico e il ruolo statunitense nella vicenda: “Isis è sempre più forte perché i falchi nel nostro partito hanno fornito indiscriminatamente armi agli estremisti, volevano far fuori Assad e bombardare la Siria. Sono stati loro a creare questa gente”. Dichiarazioni del genere non sono certo frequenti negli Stati Uniti eppure, nonostante le scontate critiche, in molti sembrano aver apprezzato le parole del senatore.
Molti statunitensi preferirebbero, infatti, che il denaro destinato alle spese militari o alla “democratizzazione del Mondo”, venisse reinvestito in progetti all’interno dei confini nazionali per risolvere i problemi creati dalla crisi finanziaria e per magari riequilibrare la forbice tra ricchi e poveri, talmente ampia da fare degli Stati Uniti il paese con il livello di disuguaglianza di reddito più elevata tra tutti i paesi avanzati1. Tuttavia, le possibilità che il senatore Paul possa uscire vittorioso dallo scontro delle primarie del partito repubblicano sono ridotte al minimo. Come suo padre, Rand difficilmente riuscirà ad uscire indenne dallo scontro con gli altri candidati, il suo diverso punto di vista non piace a tutti, in primis ai repubblicani stessi che più volte lo hanno accusato di essere più democratico dei democratici. Ma anche i mezzi di comunicazione fanno la loro parte in questa battaglia per le primarie, come la conservatorissima Fox News che continua ad oscurare Rand Paul dai sondaggi del suo canale2. Il senatore del Kentucky ha quindi più nemici all’interno che all’esterno e forse è proprio per questa ragione che la candidatura di questo idealista non convenzionale difficilmente potrà tradursi in qualcosa di concreto.
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