Monedero, fondatore di Podemos:"abbiamo capito che non serviva più a nulla parlare di destra o sinistra, in questo ci ha aiutato molto guardare alle esperienze dell’America Latina"

giu 23, 2015 0 comments

Di Francesca Morandi

Non alla destra né alla sinistra ma è alla “maggioranza silenziosa”, quella massa di cittadini solitamente indifferenti e inclini a tacere perfino di fronte alle dittature, come sosteneva Antonio Gramsci, che si è rivolto “Podemos”, il movimento spagnolo nato “dal basso” sull’onda delle proteste degli Indignados contro corruzione e politiche di austerità. Ed è questa una delle ragioni del successo del partito “Possiamo” in italiano, fondato nel gennaio del 2014 da un gruppo di intellettuali di sinistra, che, in meno di due anni, è riuscito a rompere il vecchio bipartitismo spagnolo, e oggi, dopo aver vinto le elezioni in città come Barcellona e Madrid, potrebbe diventare il primo partito in Spagna.

A spiegare il fenomeno politico di “Podemos” è stato uno dei suoi fondatori e ideologi, Juan Carlos Monedero che venerdì scorso ha presentato il suo libro “Corso urgente di politica per gente decente” (ed. Feltrinelli) presso la Fondazione Feltrinelli di Milano. 

In due ore di conversazione sulla nascita di “Podemos”, “nato dalla consapevolezza della crisi della sinistra europea”, ma anche dallo “studio di altri movimenti europei, incluso il Movimento Cinque Stelle” e “soprattutto guardando alle esperienze in America Latina”, Monedero ha raccontato come il successo del partito sia dovuto innanzitutto alla “buona diagnosi che siamo riusciti a fare su ciò che stava accadendo in Spagna”.

Di fronte alle “pressioni della troika (Fmi, Bce e Commissione Ue, ndr) sui partiti spagnoli per una ristrutturazione del debito contro la nostra Costituzione”, alla “crisi della sinistra europea, anche italiana” e al “disorientamento dei sindacati”, ha spiegato Monedero, “abbiamo capito che era necessario un ricambio totale” della classe politica spagnola.  “I partiti tradizionali, di destra e sinistra, avevano smesso di funzionare, ma ciononostante continuavano a sostenere che non c’era loro alternativa - ha aggiunto Monedero, professore di Scienze politiche presso l’Università Complutense di Madrid, come il leader di “Podemos”, Pablo Inglesias -. Abbiamo abbandonato i vecchi riferimenti e iconografie, abbiamo usato un linguaggio nuovo, e soprattuttto abbiamo capito che non serviva più a nulla parlare di destra o sinistraIn questo ci ha aiutato molto guardare alle esperienze dell’America Latina, dove la rivoluzione l’hanno fatta i poveri perché il proletariato non esisteva. Le rivoluzioni bisogna farle con la gente del posto”.
“Abbiamo capito – ha evidenziato Monedero - che era necessario creare una maggioranza e imparare dagli errori della sinistra tradizionale, a partire da difetti teorici come la statalizzazione dei mezzi di produzione”, “una gestione paternalistica del sistema” oppure “principi per cui la classe operaia dovesse collocarsi in un unico partito o che la giustizia è più importante della libertà, tutti fattori che hanno portato anche a pessime cose, e a un'esclusione di parte della cittadinanza” dai processi politici. Citando più volte Gramsci, Monedero ha sottolineato come i fondatori di “Podemos” avessero compreso che la gran parte degli spagnoli faceva parte di quella “maggioranza silenziosa di cui parlava Gramsci” ed era necessario “operare cambiamenti sia nella coscienza collettiva della società sia negli strumenti, in quel momento spuntati, della sinistra”, perché “la democrazia è tale solo se i cittadini sono attivi. Ma non solo quelli di sinistra, tutti i cittadini”.
Abbiamo usato molto le emozioni perché, prima di ogni pensiero c’è un’emozione - ha detto ancora Monedero -. Abbiamo capito che dovevamo essere generosi, perché c’è gente che non vuole farsi chiamare di sinistra, ma che rientra in uno spazio di sinistra che abbiamo cercato di ricostruire. Con gli Indignados la gente è tornata a parlare di politica e tutto quel dialogo di politica andava scaldato in un enorme calderone”.  

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