Melchisedec:il Re del Mondo di René Guénon

giu 10, 2015 0 comments


«MELKI-TSEDEQ»
Cap. 6 - IL RE DEL MONDO

Nelle tradizioni orientali si dice che, in una certa epoca, il "Soma" divenne sconosciuto sicché, nei riti sacrificali, si dovette sostituirlo con un'altra bevanda che di quel "Soma" primitivo era soltanto una figura; tale ruolo fu svolto principalmente dal vino, e a ciò si riferisce, presso i Greci, una gran parte della leggenda di Dioniso.


Il vino, del resto, è spesso usato per rappresentare la vera tradizione iniziatica: in ebraico le parole "iain", «vino», e "sod", «mistero», possono essere sostituite l'una all'altra in quanto hanno lo stesso valore numerico; presso i Sufi, il vino simboleggia la conoscenza esoterica, la dottrina riservata ai pochi e che non è adatta a tutti gli uomini, così come non tutti possono bere impunemente il vino. Risulta da ciò che l'impiego del vino in un rito gli conferisce un carattere chiaramente iniziatico; tale è segnatamente il caso del sacrificio «eucaristico» di Melchisedec.


Ed è questo il punto essenziale su cui dobbiamo ora soffermarci.


Il nome Melchisedec, o più esattamente "Melki-Tsedeq", di fatto non è che il nome con cui la funzione stessa del «Re del Mondo» si trova espressamente designata nella tradizione giudeocristiana.





Abbiamo un po' esitato a enunciare questo fatto, che comporta la spiegazione di uno dei passi più enigmatici della Bibbia ebraica, ma, poiché avevamo deciso di trattare appunto la questione del «Re del Mondo», non era davvero possibile passarlo sotto silenzio.


Potremmo riportare qui le parole di san Paolo: «Abbiamo molte cose da dire, a questo proposito, e cose difficili da spiegare, poiché siete divenuti lenti a capire».














Ecco innanzitutto il testo del passo biblico: «E "Melki-Tsedeq", re di "Salem", fece portare del pane e del vino; egli era sacerdote dell'Altissimo ("El Elion"): E benedisse Abramo, dicendo: Benedetto sia Abramo dall'Altissimo, signore dei Cieli e della Terra; e benedetto sia l'Altissimo, che ha messo i tuoi nemici nelle tue mani. E Abramo gli diede le decime di tutto ciò che aveva preso».



"Melki-Tsedeq" è dunque re e sacerdote insieme; il suo nome significa «re di Giustizia», e nello stesso tempo è re di "Salem", cioè della «Pace»; ritroviamo dunque qui, innanzitutto, la «Giustizia» e la «Pace», cioè proprio i due attributi fondamentali del «Re del Mondo».



Bisogna notare che la parola "Salem", contrariamente all'opinione comune, in realtà non ha mai designato una città, ma che, se la si prende quale nome simbolico della residenza di "Melki-Tsedeq", può essere considerata come un equivalente del termine "Agarttha". In ogni caso è un errore vedere in essa il nome primitivo di Gerusalemme, perché quel nome era "Jebus"; al contrario, se il nome di Gerusalemme fu dato a quella città allorché gli Ebrei vi fondarono un centro spirituale, fu per indicare che da quel momento essa era come un'immagine visibile della vera "Salem"; bisogna notare che il Tempio fu edificato da Salomone il cui nome ("Shlomoh"), derivato anch'esso da "Salem", significa il «Pacifico».



Ed ecco ora in quali termini san Paolo commenta ciò che è detto di "Melki-Tsedeq": «Questo Melchisedec, re di "Salem", sacerdote dell'Altissimo, che andò incontro a Abramo quando tornava dall'aver sconfitto i re, che lo benedisse e al quale Abramo donò la decima di tutto il bottino; che è innanzitutto, secondo il significato del suo nome, re di Giustizia, poi re di "Salem", cioè re di Pace; che è senza padre, senza madre, senza genealogia, la cui vita non ha né principio né fine, ma che in tal modo è reso simile al Figlio di Dio; questo Melchisedec rimane sacerdote in perpetuo».















Ora, "Melki-Tsedeq" è rappresentato come superiore ad Abramo, poiché lo benedice, e «senza possibilità di contraddizione, è l'inferiore che è benedetto dal superiore»; e, da parte sua, Abramo riconosce tale superiorità poiché gli fa dono delle decime, in segno di dipendenza.


Si tratta dunque di una vera «investitura», quasi nel senso feudale della parola, con la differenza però che questa è un'investitura spirituale; e possiamo aggiungere che ci troviamo qui al punto di congiunzione fra la tradizione ebraica e la grande tradizione primordiale.











La «benedizione» di cui si parla è propriamente la comunicazione di un «influsso spirituale» al quale Abramo d'ora in poi parteciperà; e si può osservare che la formula usata mette Abramo in relazione diretta con l'«Altissimo», che Abramo stesso invoca in seguito, identificandolo con "Jehovah".


FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://lamisticadellanima.blogspot.it/2014/01/melki-tsedeq-il-re-del-mondo-di-rene.html

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