(scienzasacra.blogspot.it) – Queste parole stanno scritte nel Libro della Sapienza. Stavolta le vogliamo spiegare come se la sapienza eterna tenesse un dialogo con l’anima, e dicesse: “Ho cercato la quiete in tutte le cose”, e l’anima rispondesse: “Chi mi ha creato, ha riposato nella mia tenda”. In terzo luogo la sapienza eterna dice: “La mia pace è nella città santa”.
Se mi si chiedesse di dire in breve quale era lo scopo del creatore quando ha creato tutte le creature, direi: la quiete. Se mi si chiedesse in secondo luogo cosa cerca assolutamente la santa Trinità in ogni sua operazione, risponderei: la quiete. Se, in terzo luogo, mi si chiedesse cosa cerca l’anima in tutti i suoi movimenti, direi: la quiete. Se mi si domandasse, in quarto luogo, cosa cercano tutte le creature in ogni loro naturale tendenza e movimento, risponderei: la quiete.
In primo luogo dobbiamo constatare e riconoscere che il volto divino della divina natura rende folle e insensato il desiderio che ogni anima ha di lui, per poterlo attrarre fino a sé. Infatti Dio gusta tanto la natura divina, che è la quiete, ed essa gli piace tanto, che egli l’ha portata fuori di sé per stimolare il desiderio naturale di tutte le creature ed attirarle a sé. Il creatore non cerca soltanto la sua propria quiete nel fatto di averla portata fuori di sé e impressa in tutte le creature, ma cerca anche di riportare con sé tutte le creature nella loro prima origine, che è la quiete. Inoltre, Dio ama anche se stesso in tutte le creature. Nello stesso modo in cui egli cerca l’amore per se stesso in tutte le creature, cerca anche in esse la sua propria quiete.
In secondo luogo, cerca quiete la santa Trinità . Il Padre cerca quiete nel Figlio, nel fatto di avere effuso e formato in lui tutte le creature, ed entrambi cercano quiete nello Spirito santo, nel fatto che esso è uscito da entrambi, come eterno incommensurabile amore.
In terzo luogo cerca quiete l’anima in ogni sua potenza e movimento, che l’uomo lo sappia o no. L’uomo non apre o chiude gli occhi una sola volta, senza cercare in ciò la quiete; o vuole allontanare da sé qualcosa che lo ostacola, o trarre a sé qualcosa ove trovare la quiete. L’uomo compie tutte le sue opere per questi due motivi. Ho già detto spesso che l’uomo non potrebbe trovare gioia o piacere in alcuna creatura, se non vi fosse in essa somiglianza con Dio. Quello che amo è ciò in cui trovo maggior somiglianza con Dio. Ma nessuna creatura è così somigliante a Dio come la quiete. In terzo luogo dobbiamo sapere come deve essere l’anima in cui Dio vuole trovare pace. Deve essere pura. Come diviene pura l’anima? Tenendosi alle cose spirituali. In tal modo viene elevata. Quanto più viene elevata, tanto più pura diviene nella sua devozione, e quanto più pura diviene nella sua devozione, tanto più forti divengono le sue opere. Un maestro dice a proposito delle stelle: quanto più esse brillano vicino alla terra, tanto più deboli sono nelle loro operazioni, giacché non si trovano alla giusta distanza. Quando invece giungono alla giusta distanza, stanno al punto più alto, non si possono vedere dalla terra, ma tuttavia la loro azione sulla terra è più forte che mai. Sant’Anselmo dice all’anima: allontanati un poco dalla inquietudine delle opere esteriori. In secondo luogo: fuggi e nasconditi dal tumulto dei pensieri interiori, che portano ugualmente l’anima in grande inquietudine. In terzo luogo: l’uomo non può offrire a Dio niente di meglio della quiete. Dio non tiene in conto le veglie, i digiuni, le preghiere e le mortificazioni, e non ne ha bisogno, al contrario della quiete. Dio non ha bisogno di altro se non che gli si offra un cuore tranquillo: allora egli opera tali segrete e divine opere nell’anima, che nessuna creatura può servire in ciò e neppure vederle; neppure l’anima di nostro Signor Gesù Cristo può gettarvi uno sguardo. La sapienza eterna è di una talmente fine delicatezza e così vereconda, da non sopportare che, là dove Dio solo opera nell’anima, vi sia mescolanza di qualche creatura. perciò l’eterna sapienza non può sopportare che là stia a guardare qualche creatura. Perciò il Signore dice: “Porterò la mia fidanzata nel deserto, e là parlerò al suo cuore”; cioè nella solitudine, lontano da tutte le creature.
In quarto luogo egli dice che l’anima deve trovare quiete in Dio. L’opera divina nell’anima, Dio non puo compierla, perché tutto quello che giunge nell’anima viene compreso dalla misura. La misura è ciò che include in sé qualcosa e qualcosa esclude. Ma così non avviene per le opere divine: esse sono senza limiti e concluse in maniera non conclusa nella divina manifestazione. Perciò dice David: “Dio siede sopra i cherubini”. Non dice che siede sopra i serafini. I cherubini indicano la saggezza, cioè la conoscenza: è questa che porta Dio nell’anima, e conduce l’anima verso Dio. In Dio, però, non può portare. Perciò Dio opera le sue divine opere non nella conoscenza, giacché essa nell’anima viene avvolta dalla misura; le opera piuttosto in quanto Dio e divinamente. Allora viene avanti la potenza più alta, che è l’amore, ed irrompe in Dio, e conduce l’anima, con la conoscenza e con tutte le altre potenze in Dio, e la unisce a Dio. Allora Dio opera al di sopra della potenza dell’anima, non come nell’anima, ma come divino in Dio. Là l’anima è immersa in Dio, e nella natura divina viene battezzata, e riceve con ciò la vita divina e l’ordine divino, in modo da essere ordinata secondo Dio.
Lo si può comprendere da un paragone con quello che scrivono i maestri di scienza della natura: quando il bambino è accolto nel corpo della madre, ha un aspetto ed una divisione delle membra. Ma quando l’anima viene infusa nel corpo, scompaiono l’aspetto e la forma che egli aveva dapprima e diventa qualcosa di unitario: questo grazie alla potenza dell’anima, e dall’anima riceve un’altra forma, ed un altro aspetto, conforme alla vita dell’anima. Così avviene per l’anima: quando essa è completamente unita a Dio e battezzata nella natura divina, perde tutti gli ostacoli, la debolezza e l’incostanza; viene completamente rinnovata in una vita divina ed ordinata in tutti i suoi costumi e le virtù, come si può comprendere dalla luce: più la fiamma brucia vicino al lucignolo, e più è nera e grossolana; più si eleva lontano dal lucignolo, più è chiara. E così l’anima, più è elevata al di sopra di se stessa, più è pura e chiara, e più Dio può operare compiutamente in essa la sua divina opera, nella sua propria rassomiglianza. Se un monte si elevasse due miglia sopra la terra, e vi si scrivessero sopra delle lettere nella polvere o nella sabbia, esse rimarrebbero completamente, non eliminate dalla pioggia né dal vento. Così dovrebbe un uomo veramente spirituale essere elevato in una effettiva pace, immutabile nelle opere divine. Un uomo spirituale dovrebbe vergognarsi di essere così facilmente mutato dalla afflizione, dall’ira e dal dispiacere. Un tale uomo non è mai stato davvero spirituale.
In quarto luogo, tutte le creature cercano la quiete per loro naturale tendenza, lo sappiano o no; lo testimoniano con le loro azioni. Alla pietra non viene tolto l’impulso a muoversi sempre verso il suolo, finché non giace sul suolo stesso. Similmente fa il fuoco: esso tende verso l’alto, ed ogni creatura cerca il proprio luogo naturale. Così le creature rivelano la somiglianza con la quiete divina, che Dio in tutte ha gettato.
Ci aiuti Dio a cercare e a trovare in lui la divina somiglianza alla divina quiete. Amen.
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