Il 15 Maggio scorso è comparso su CheFuturo! questo godibilissimo post di Patrizia Caraveo, che raccontava di tutte le intuizione della fantascienza letteraria che erano divenute realtà in questo secolo e nel precedente. Un articolo documentatissimo e completo: mi sono perciò stupita nel verificare che mancava la descrizione di quella che a me pare un’altra strabiliante intuizione letteraria: Multivac di Isaac Asimov.
Citato in 17 dei Racconti di Asimov, di cui almeno 5 lo vedono protagonista, Multivac è una entità che non viene mai descritta dettagliatamente.
“La più grande industria del mondo gravita su Multivac, il gigantesco computer che in cinquant’anni è cresciuto così tanto che le sue varie ramificazioni hanno invaso tutta Washington compresi i sobborghi per poi dirigere le proprie estensioni fino a toccare ogni metropoli e tutte le cittadine del mondo (…) cosa più importante di tutte, fungeva da riserva infinita che raccoglieva tutti i fatti noti riguardanti qualunque individuo” (Tutti i problemi del mondo, 1958)
Citato in 17 dei Racconti di Asimov, di cui almeno 5 lo vedono protagonista, Multivac è una entità che non viene mai descritta dettagliatamente.
“La più grande industria del mondo gravita su Multivac, il gigantesco computer che in cinquant’anni è cresciuto così tanto che le sue varie ramificazioni hanno invaso tutta Washington compresi i sobborghi per poi dirigere le proprie estensioni fino a toccare ogni metropoli e tutte le cittadine del mondo (…) cosa più importante di tutte, fungeva da riserva infinita che raccoglieva tutti i fatti noti riguardanti qualunque individuo” (Tutti i problemi del mondo, 1958)
Non vi ricorda nulla?
“Avevano se non altro una vaga nozione del piano generale di relais e circuiti che da tempo aveva superato il limite oltre il quale una singola mente umana non poteva assolutamente conservare una chiara visione d’insieme. Multivac si autoregolava ed autocorreggeva” (L’ultima domanda, 1956)
“…Multivac formula automaticamente in quantità e operazioni. I meccanismi indispensabili per convertire le parole in simboli costituiscono gran parte della massa di Multivac” (Il barzellettiere, 1956)
“Multivac non aveva una sede precisa ormai da molto tempo. Era una presenza globale formato da un intreccio di cavi, fibre ottiche, e microonde. Possedeva un cervello suddiviso in centinaia di sussidiari ma che funzionava come una entità unica. Aveva sbocchi ovunque e nessuno di questi si trovava a distanza eccessiva da ciascuno dei 5 milioni di esseri umani” (La vita e i tempi di Multivac, 1975)
“…Multivac formula automaticamente in quantità e operazioni. I meccanismi indispensabili per convertire le parole in simboli costituiscono gran parte della massa di Multivac” (Il barzellettiere, 1956)
“Multivac non aveva una sede precisa ormai da molto tempo. Era una presenza globale formato da un intreccio di cavi, fibre ottiche, e microonde. Possedeva un cervello suddiviso in centinaia di sussidiari ma che funzionava come una entità unica. Aveva sbocchi ovunque e nessuno di questi si trovava a distanza eccessiva da ciascuno dei 5 milioni di esseri umani” (La vita e i tempi di Multivac, 1975)
Un supercomputer grande quanto tutta la Terra (e, in alcuni racconti, addirittura cosmico e poi universale), nel quale sono gli uomini ad inserire informazioni che poi vengono elaborate, che ha in qualunque punto della Terra un terminale a cui possono porsi domande, alle quali quasi sempre verrà data una risposta?
Ma è la rete Internet, pensata almeno 20 anni prima che si cominciassero a fare esperimenti in tal senso. La fantasia di Asimov non arrivò ad intuire le connessioni immateriali e wireless, per cui Multivac resta sempre “un supercomputer”; inoltre, a partire da metà degli anni ‘70 è possibile che Asimov abbia sentito parlare di esperimenti con reti fra computer o supercomputer, e quindi la intuizione è meno miracolosa e più documentata; ma sarà interessante ricordare che si parla di Multivac anche nei racconti scritti fra il 1955 ed il 1968.
I racconti in cui compare spesso si basano su problemi logico/deduttivi, che il personale al suo servizio deve cercare di risolvere, se vuole farlo funzionare a dovere. A volte non presenta alcuna personalità , una macchina fredda al servizio dei suoi creatori, altre invece è molto emotivo, ed esprime gli stessi desideri che potrebbe avere un qualsiasi essere umano (amore, depressione, offesa).
I racconti in cui compare spesso si basano su problemi logico/deduttivi, che il personale al suo servizio deve cercare di risolvere, se vuole farlo funzionare a dovere. A volte non presenta alcuna personalità , una macchina fredda al servizio dei suoi creatori, altre invece è molto emotivo, ed esprime gli stessi desideri che potrebbe avere un qualsiasi essere umano (amore, depressione, offesa).
Multivac (proprio come Internet) non è sempre affidabile, e restano fondamentale l’intuito umano, quando non addirittura la sorte. In un racconto l’uomo che deve prendere decisioni strategiche per consentire alla Terra di vincere una guerra cosmica dichiara “’Ho barato. Ho lavorato d’intuito [sulle decisioni di Multivac], ho fatto dei ritocchi a caso ed è così che la macchina ha vinto la guerra. Io ho usato uno strumento di calcolo molto semplice, uno strumento al quale ho fatto ricorso ogni volta che ho dovuto prendere una decisione particolarmente difficile’. Con un leggero sorriso gettò in aria una moneta. Il disco metallico scintillò mentre roteava e ricadeva nel palmo della mano tesa di Swift. La mano la strinse, poi si posò con un colpo secco sul dorso della sinistra. La destra rimase ferma, nascondendo la moneta.
‘Testa o croce, signori?’” (La macchina che vinse la guerra, 1961).
‘Testa o croce, signori?’” (La macchina che vinse la guerra, 1961).
Multivac (come, talvolta, può rischiare di fare Internet) minaccia la libertà individuale, rendendo la Terra una sorta di prigione dorata nella quale l’uomo non è più protagonista del suo destino. Ma è sempre possibile per eroi (incompresi) mettere un freno a tutto ciò, costringendo Multivac ad impegnarsi su calcoli ed elaborazioni lunghe e complesse, e nel frattempo sabotandolo … staccando un cavo, che lo fa andare a massa (La vita e i tempi di Multivac, 1975)
Multivac è talvolta così umano da avere bisogno di gentilezza. In un racconto singolarmente ironico, l’impianto si blocca ed i tecnici indagano a lungo prima di capire che, dopo ogni domanda che gli viene posta, Multivac richiede che gli si dica “per favore”, e solo così riparte (Parola chiave, 1968). Ok, questo Internet non lo fa, però al garbo di Siri e alla gentile voce femminile che ci indica dove andare nei navigatori talvolta saremmo tentati di dire “per favore” e “grazie”.
Ed infine, in un mondo nel quale le stelle si stanno spegnendo una ad una, a partire dal 2061 e per miliardi di anni a venire prima gli uomini, poi le entità spirituali cosmiche che hanno preso il posto degli umani chiedono a Multivac, ormai diventato AC, presenza universale del tutto immateriale dell’iperspazio, di rispondere ad una sola domanda: come si può invertire l’entropia dell’Universo? Per molti miliardi di anni Multivac risponde che ‘non ci sono dati sufficienti per una risposta significativa’. E quando la trova, non c’è più nessuno a cui darla. E allora “La coscienza di AC abbracciò tutto quello che un tempo era stato un Universo e meditò sopra quello che adesso era Caos. Un passo alla volta, così bisognava procedere. LA LUCE SIA! disse AC. E la luce fu.” (L’ultima domanda, 1956)
Asimov non si preoccupa di dare sequenza cronologica alla storia di Multivac nei suoi racconti. E quindi, poco dopo averlo fatto diventare Dio, Multivac è ancora un congegno che regola le vite degli uomini, in modo tanto sofisticato da poter predire i delitti prima che vengano commessi (un’evidente citazione di questo racconto è in Minority report di Philip K. Dick). Un peso ed una responsabilità troppo grandi per Multivac, che trama per essere danneggiato dagli uomini, nel modo più serio possibile.
“Multivac, cosa vuoi per te più di ogni altra cosa?
Il momento che trascorse tra domanda e risposta pesava in modo insopportabile (…) Poi ci fu un ticchettio e una striscia di carta venne espulsa. Era un semplice biglietto. Sul quale era meticolosamente scritto ‘Voglio morire’” (Tutti i problemi del mondo, 1958)
“Multivac, cosa vuoi per te più di ogni altra cosa?
Il momento che trascorse tra domanda e risposta pesava in modo insopportabile (…) Poi ci fu un ticchettio e una striscia di carta venne espulsa. Era un semplice biglietto. Sul quale era meticolosamente scritto ‘Voglio morire’” (Tutti i problemi del mondo, 1958)
E’ questo che succederà , in un prossimo futuro, sulla Terra?
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