Di Armando De Vincentiis
Ciò che mantiene in vita il comportamento depressivo è innanzitutto costituito dalle particolari modalità di percepire ed interpretare la realtà circostante. Chi soffre di depressione è portatore di un pensiero orientato alla demistificazione di sé stesso e di tutto ciò che riguarda il suo comportamento. Inadeguatezza personale, sentimenti di colpa, visione negativa verso il futuro tristezza e incapacità di affrontare la vita sono i temi dominanti che pervadono la mente di un depresso.
Sulla base dello stile cognitivo di un portatore di tale disturbo alcuni ricercatori hanno effettuato una distinzione tra le varie tipologie di pensiero che inducono inevitabilmente verso un comportamento di “rinuncia”.
- l’illuso deluso di sé stesso. Questo modello di pensiero si basa sull’idea originaria di non aver mai posseduto nessuna capacità psicologica o biologica per affrontare le situazioni, si basa sulla convinzione di una debolezza che ci si porta dietro fin dalla nascita.
Oppure si ha la sensazione di non avere più quella forza necessaria di cui un tempo si era a disposizione. Di conseguenza si hanno reazioni aggressive verso sé stessi, con la conseguente sensazione di non poter nulla contro una condizione verso la quale non poter far altro che portarne il peso.
- l’illuso deluso degli altri. Questo modello si basa sulla sensazione di essere vittima del comportamento altrui. Si vive nella convinzione di aver posto fiducia nelle persone, nel mondo, mentre è proprio questo che non si è comportato come avrebbe dovuto, facendo perdere quindi quell’illusione ed entusiasmo che sono stati posti verso gli altri e determinando inevitabilmente una condizione di delusione di tradimento e di risentimento.
- lo sconfitto. Questo modello di pensiero si basa sull’idea che il mondo e gli altri siano sbagliati e si vorrebbe che la gente si comportasse secondo la propria visione della vita. Se le cose non vanno secondo la propria visione personale, se accade qualcosa che delude tale visione si cade in sentimenti di irritazione frustrazione e profonda insoddisfazione.
Un’alternativa alla rinuncia è costituita dal comportamento maniacale del paziente. Per difendersi dalla posizione depressiva e dal visuto di scarsa autostima un individuo mette in atto una serie di difese maniacali il cui scopo è la negazione dei propri sentimenti negativi e dell’angoscia che da questi ne scaturisce. Tale condizione, sul piano comportamentale, si esprime attraverso reazioni euforiche, aggressive che, a loro volta, creano rimorsi e sensi di colpa contribuendo quindi ad un nuovo episodio depressivo (disturbo bipolare).
Autori di riferimento: Muriana, Pettenò, Verbitiz (C.T.S. Arezzo).
Gabbard G. Psichiatria Psicodinamica (1995)
FONTE:http://www.medicitalia.it/blog/psicoterapia/500-pensiero-depressivo.html?refresh_ce
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