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Di Mario Morena
Per capire il significato dell'emergenza dell'archetipo del puer aeternus nella nostra cultura, sarà opportuno dapprima considerare il significato della sua attivazione nell'inconscio del singolo individuo. Per potere fare ciò dobbiamo riferirci ad uno schema dello sviluppo psicologico in cui inserire il fenomeno. Come sappiamo, Jung non formulò mai una teoria sistematica dello sviluppo psicologico. Questo compito fu intrapreso da Neumann, che si basò sulla geniale intuizione del rapporto esistente tra immagini archetipiche e fasi di sviluppo della coscienza dell'Io, sia nella storia dell'umanità che nel singolo individuo. In un suo recente saggio Edinger ha esposto in sintesi le fasi descritte da Neumann: uroborica, matriarcale, patriarcale e integrativa, sottolineando che: « queste fasi sono, per cosi dire, stazioni successive alle quali ritorniamo sempre di nuovo nel corso di un viaggio a spirale che ci riporta varie volte sullo stesso percorso, ma ogni volta ad un diverso livello di consapevolezza conscia». Nella fase che Edinger chiama integrativa, è necessario un nuovo cambiamento per recuperare gli elementi psichici esclusi dalla fase patriarcale precedente, unilaterale ed incompleta. Seguendo Edinger l'archetipo dominante in questa fase è quello indicato come archetipo della trasformazione. Il tema della nascita dell'eroe o puer aeternus, egli dice, appartiene a questo archetipo: « quest'immagine esprime l'emergere di un nuovo contenuto dinamico nella personalità che preannunzia un cambiamento decisivo ed un allargamento della coscienza » . Possiamo dire, perciò, che l'attivazione dell'archetipo del puer aeternus in un'esistenza individuale, in relazione agli eventi della storia personale e alle influenze culturali, corrisponde alla esigenza del passaggio da una fase patriarcale ad una integrativa. Il puer tende a determinare un nuovo atteggiamento dell'Io, di rinuncia alla sicurezza offerta dagli schemi patriarcali convenzionali e di esposizione all'inconscio, ai pericoli di una regressione e ai legami matriarcali, con la intenzione di recuperare elementi perduti ma necessari, in quanto la loro scoperta rappresenta un passo decisivo verso l'integrazione psicologica e la conciliazione degli opposti. Nei « Prolegomeni » Jung disse che « il motivo del fanciullo rappresenta l'aspetto " infanzia " precosciente dell'anima collettiva ». La sua emergenza è perciò condizionata dal fatto che prima c'era stata una » dissociazione » tra lo stato del presente e lo stato del passato: « per esempio, le condizioni presenti sono venute in contrasto con le condizioni dell'infanzia. Ci si è forse staccati violentemente dal proprio carattere originario, per adottare una « persona » corrispondente all'ambizione. Con ciò si è diventati « an-infantili » e artificiosi e si sono perdute le proprie radici ». L'archetipo del puer perciò ha una funzione compensatrice: « la coscienza differenziata è continuamente minacciata dallo sradicamento e, per conseguenza, ha bisogno di una compensazione per mezzo dello stato d'infanzia ancora reperibile ». Un altro aspetto essenziale dell'archetipo ricordato da Jung è il suo carattere di avvenire: « il fanciullo è un avvenire in potenza. Perciò il presentarsi del motivo nella psicologia dell'individuo significa normalmente un'anticipazione di sviluppi futuri, anche quando al primo momento sembra trattarsi di una formazione retrospettiva... Perciò non è sorprendente se i redentori mitici sono così spesso dei fanciulli. Ciò risponde perfettamente alle esperienze della psicologia individuale, esperienze che mostrano come il " bambino " prepari un prossimo cambiamento della personalità . Esso anticipa nel processo di individuazione quella forma che deve prodursi dalla sintesi degli elementi coscienti ed incoscienti della personalità . Esso è dunque un simbolo unificatore dei contrasti, un mediatore, un redentore, vale a dire un integratore ». Sulla base di queste indicazioni di Jung a proposito dell'archetipo del puer, in cui possiamo cogliere positivamente un momento psicologico di rinnovamento radicale, di rinascita spirituale, di trasformazione del cosmo psichico, possiamo spostare la nostra attenzione sul piano culturale, per chiederci se ci sono veramente condizioni che favoriscano oggi l'attivazione dell'archetipo e se la precisa analogia tra la fenomenologia di questo archetipo e quella della ribellione studentesca possa essere interpretata come una conseguenza dell'emergere dell'archetipo del puer nella nostra cultura. Jung in un certo senso ha già risposto affermativamente alla prima domanda scrivendo a proposito dell'archetipo del puer: « forse abbiamo ragione di estendere l'analogia individuale anche alla vita dell'umanità e cosi arriveremo al risultato che probabilmente l'umanità incorre sempre in contraddizioni con le proprie condizioni d'infanzia, vale a dire con il suo stato originario, incosciente ed istintivo ed è minacciato dal pericolo inerente a una simile contraddizione che è, del resto, condizione della visione del puer ». E ancora più esplicitamente dicendo che « la situazione di conflitto dalla quale il fanciullo emerge come tertium irrazionale, è naturalmente una formula adeguata a una determinata fase di evoluzione psicologica, vale a dire a quella moderna ». In altre parole il carattere patriarcale della nostra cultura, e la sua attuale crisi, rappresentano le premesse essenziali per l'attivazione dell'archetipo. Gli elementi che determinano il carattere patriarcale della nostra cultura sono cosi numerosi ed ovvi che forse non è necessario soffermarsi a lungo su questo argomento. Sul piano filosofico dominano l'empirismo ed il razionalismo; la scienza meccanicistica e deterministica promuove uno sviluppo tecnologico alienante; persiste sul piano etico una morale autoritaria e repressiva basata sul senso di colpa; su quello sociale vi è un'economia capitalista e competitiva o un socialismo che nega alcune delle sue premesse teoriche; sul piano psicologico predomina l'individualismo basato sulla volontà di potenza. Nella sua « Realtà dell'anima » Jung ha sottolineato che nella nostra cultura c'è uno sviluppo unilaterale del conscio ed una contemporanea progressiva perdita di contatto con l'inconscio. Egli ha scritto: « lo smarrimento della coscienza del mondo moderno proviene in primo luogo dalla perdita dell'istinto e ha il suo fondamento nell'evoluzione dello spirito umano nell'era testé trascorsa. A mano a mano che l'uomo prendeva possesso della natura, si ubriacava d'ammirazione per la propria scienza e il proprio potere, e sempre più profondo si faceva in lui il disprezzo per ciò che è puramente naturale e casuale, compresa la psiche oggettiva, che, appunto, non è la coscienza ». Gli elementi indicativi di una crisi dei valori e degli atteggiamenti patriarcali sono anche numerosi ed evidenti e contribuiscono nel loro insieme alla disintegrazione del canone culturale attuale.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:Rivista di Psicologia Analitica-Il fondamento archetipico della protesta giovanile come fenomeno culturale e individuale, pg 5-8
http://www.rivistapsicologianalitica.it/v2/PDF/3-1-1972-Successo_e_fallimento_nellanalisi/3-1-1972_cap3.pdf
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