Di Armando De Vincentiis
Per poter meglio rappresentare la dinamica di un pensiero ossessivo chiedo al lettore di effettuare il seguente esercizio.
Chi legge in questo momento dovrà tentare a non pensare ad un ELEFANTE.
Bene, il lettore, forse, si sarà reso conto di quanto sia difficile escludere dalla mente un “oggetto” nel momento in cui ci si impegna a non pensare a questo oggetto.
Il meccanismo ossessivo parte da questa base ma si complica in modo particolare nel momento in cui questo oggetto scaturisce dalla propria testa e, per giunta, è in netto contrasto con le proprie convinzioni ed il proprio sistema morale.
Ma come nasce un pensiero ossessivo?
Esso prende origine da una sorta di fantasia, quasi un’ipotesi su ciò che vorremmo o non vorremmo fare (se lasciassi la famiglia? Se cambiassi lavoro? Se modificassi il mio orientamento sessuale? Se tradissi il mio o la mia compagna? Se bestemmiassi in pubblico? E così via…) queste ipotesi, che potrebbero passare per la testa di chiunque, possono concludersi nel momento in cui si esprimono. Ma quando esse non sono consone con la nostra morale ci spaventano.
Nel momento in cui ci spaventano si trasformano in veri tabù con la convinzione che questo pensiero potremmo metterlo davvero in pratica e ci sforziamo affinchè esso non si presenti più. La trappola è scattata!
Il pensiero ci fa paura e viviamo nel timore che possa ripresentarsi, ma è proprio questo timore che lo mantiene in vita dal momento in cui la paura verso qualcosa fa si che esso sia sempre presente e quindi l’oggetto principale della nostra attenzione.
Il pensiero tabù (ossessione) può fluire liberamente creando ansia e angoscia oppure, in molte occasioni, essendo troppo disturbante ci spinge a mettere in pratica altri pensieri di copertura il cui scopo è quello di proteggersi dall’idea tabù. Questi pensieri diventano dei veri e propri rituali mentali dal contenuto irrazionale, come compiere dai calcoli matematici, ripercorrere alcune vicissitudini della propria vita ecc., tuttavia anche questi rituali diventano automatici assumendo, essi stessi, una valenza ossessiva che ci perseguita e che è i grado di scattare per condizionamento, senza preavviso, in luoghi e occasioni in cui il pensiero tabù si è presentato la prima volta. Ancora una volta il tentativo di eliminarli dalla mente non fa altro che rinforzarli e renderli ancora più tangibili perché oggetto della nostra attenzione. Per concentrarsi a non pensare a qualcosa si è costretti a pensare proprio a questo qualcosa.
Il modo migliore per uscire da questa trappola è comprendere come un’ossessione funzioni affinchè si possa interrompere il circolo vizioso su descritto, mentre, la ricerca del perché, il più delle volte, non fa altro che incrementarlo alimentando dubbi e rimuginazioni sul pensiero tabù nel tentativo illusorio di comprenderne la sua natura rendendolo quindi più pregnante.
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