Di Prixi
“Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola d’oro della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l’imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un’insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno.” (Gandhi)
Ed è proprio lo spirito di tolleranza, di cui ci parla Gandhi, il segreto che racchiude la splendida Ellora, riconosciuta come Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1983 e dal cui sito web inglese riportiamo alcune delle notizie di questo incantevole luogo.
Non solo il complesso di Ellora è una creazione artistica unica e un exploit tecnologico ma, con i suoi santuari dedicati al buddismo, induismo e giainismo, ci illustra lo spirito di tolleranza che era caratteristica dell’antica India ed è ciò che è servito a rafforzare il suo valore universale.
Questo insieme rupestre costituisce una delle più belle espressioni dell’arte indiana del Medioevo, ed è degno di nota come tre grandi religioni indiane abbiano rivendicato pacificamente la proprietà delle grotte da quando sono state create.
Le Grotte di Ellora, con la sua sequenza ininterrotta di monumenti risalenti al 600 e 1000 dC, porta la civiltà dell’antica India alla vita.
Questi 34 monasteri e templi, che si estendono per oltre 2 km, sono stati scavati fianco a fianco nella parete di una alta scogliera di basalto, non lontano da Aurangabad, nel Maharashtra.
Queste grotte mozzafiato sono sicuramente da visitare per i loro notevoli rilievi, sculture e l’architettura. Non è, come quella di Ajanta, l’espressione di un singolo credo, piuttosto è il prodotto delle tre principali religioni dell’antica India.
Procedendo da sud a nord lungo la scogliera, si scoprono in successione le dodici grotte del gruppo buddhista, che sembrano essere le più antiche (tra i 600 e 800) e comprendono monasteri e un unico grande tempio (grotta 10) denominato Vishvakarma o Sutar ka jhopda (rifugio del carpentiere).
Poi, a seguire, le grotte (grotte 13-29) del gruppo bramino (c.600-900) che sono senza dubbio le più note di Ellora con la ‘caverna dei Dieci Avatar’ (grotta 15) e in particolare il Tempio Kailasha (grotta 16), un enorme complesso, molto probabilmente intrapreso durante il regno di Krishna I (757-83)
E, infine, il gruppo Jain (grotte 30-34) i cui santuari sono stati creati dalla setta del digambara verso l’800-1000. Le grotte Jain, le ultime ad essere state scavate, trassero la loro ispirazione dall’arte già esistente di Ellora: da alcune delle sue disposizioni, la grotta 32, ricorda il Tempio Kailasha.
Al sito elloracaves.org, con l’ausilio di una mappa interattiva, è possibile ammirare una vastissima galleria fotografica di tutte le grotte, numerate e documentate con i disegni delle planimetrie.
– Origini delle Grotte come templi buddhisti
I primi monaci buddhisti erano degli asceti che si spostavano frequentemente nell’India centro-settentrionale per diffondere gli insegnamenti di Buddha e trovavano ricovero nelle grotte.
In seguito si fece strada l’esigenza di avere una sede fissa dove incontrarsi, pregare, conservare le reliquie di Buddha e ripararsi dalle intemperie e con l’andare del tempo le grotte vennero arredate, scolpite e ingrandite fino a diventare dei veri e propri templi. Le sale principali di tali templi vennero chiamate chaitya.
La prima arte costruttiva relativa ai templi fu dunque la scultura più che l’architettura e si perfezionò al punto tale che in queste caverne vennero scavate e scolpite diverse sale, tra cui il chaitya e la sala della preghiera, con decorazioni la cui bellezza può essere paragonata a quella ottenuta intagliando il legno.
Tra le più antiche testimonianze della magnificenza raggiunta da tali sculture vi sono quelle del II secolo a.C. nelle grotte di Karli e di Kanheri nello stato indiano del Maharashtra, i cui reperti fanno supporre che stanziamenti buddhisti in queste zone risalgano al IV secolo a.C.
Quest’arte si sviluppò nei secoli successivi fino a raggiungere il massimo splendore nelle grotte di Ellora, sempre nel Maharashtra, e di Mahabalipuram nel Tamil Nadu.
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