Di Walter Parisi
Per le accuse di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti degli ospiti della struttura 17 anni e mezzo a Rodolfo Fiesoli, fondatore de “Il Forteto”: questa la condanna inflitta dal tribunale di Firenze al termine di un processo iniziato a seguito di un’indagine che ebbe il suo culmine il 20 dicembre 2011 con l’arresto di Fiesoli e che è proseguita con il coinvolgimento di altri 22 imputati. Dei 23 a processo 16 sono stati condannati con pene che vanno da 1 ad 8 anni per il reato di maltrattamenti. Tra questi Luigi Goffredi, braccio destro di Fiesoli e “ideologo” della comunità , che ha avuto 8 anni.
La Comunità de “Il Forteto”, posta nel comune di Vicchio, nel Mugello, fu fondata nel 1977 sotto forma di cooperativa agricola da un gruppo di soci fondatori, giovani frequentatori di una parrocchia pratese. A capo di questo gruppo vi era Rodolfo Fiesoli, che col tempo per rimarcare la propria leadership indiscussa iniziò a farsi chiamare “il Profeta”. La cooperativa da un lato si è sviluppata come vera e propria impresa nel settore agricolo fino ad esercitare l’allevamento di bestiame bovino e la coltivazione di frutta biologica, inoltre nel tempo ha aperto un maneggio, un caseificio che esporta prodotti in numerose nazioni estere, un panificio, un supermarket ed un vivaio con vendita diretta al pubblico. Dall’altro lato la comunità di persone che gestiva la cooperativa si era proposta come luogo di accoglienza per minori con un passato di disagio sociale, di maltrattamento, abuso sessuale o handicap psicofisici. E proprio nei confronti dei questi minori , il Fiesoli ed altri membri della comunità hanno compiuto nel corso degli anni, ma sarebbe meglio dire nel corso dei decenni, i reati per i quali oggi sono stati condannati.
La ributtante realtà è venuta alla luce, oltre che dalla carte della Procura della Repubblica di Firenze anche dalla relazione della commissione di inchiesta del Consiglio Regionale della Toscana nella quale sono riportati lunghi stralci delle testimonianze delle vittime degli abusi. Una relazione dalla quale emergono violenze fisiche, sessuali e psicologiche aberranti nei confronti anche di bambini piccolissimi, con il Fiesoli che mostrava particolare “interesse” soprattutto per i maschietti. E il resto della comunità non era da meno rispetto al proprio leader sottoponendo gli ospiti a veri e propri lavaggi del cervello e mantenendoli in una sorta di terrorismo psicologico che impediva loro di ribellarsi o fuggire.
Uno degli aspetti di tutta la vicenda che lascia più interdetti è che Fiesoli e Goffredi erano già stati condannati, nel lontano 1985, dalla Corte d’appello di Firenze per vari capi d’imputazione tra cui «corruzione di minorenne», «sottrazione consensuale di minorenne», «usurpazione di titolo», quest’ultimo reato poi amnistiato per entrambi. Ciò nonostante il Tribunale dei minori di Firenze aveva continuato ad affidare alla comunità decine di minori. La spiegazione di un comportamento tanto assurdo viene fornita dalla relazione della Commissione d’inchiesta regionale che mette in evidenza come Fiesoli portasse avanti “unacontinua ricerca di relazioni con personalità della politica, della magistratura, della cultura e della comunità scientifica”. Insomma, un vero e proprio scambio di favori e un do ut des continuo che permettevano al Forteto di proseguire indisturbato e ben protetto.
Si pensi, addirittura, che appena un mese prima dell’arresto, a novembre 2011, lo stesso Fiesoli era in Palazzo Vecchio a Firenze per partecipare in qualità di relatore a un convegno relativo a TEDxFirenze, evento culturale “votato alla diffusione di idee di valore”. Ed una particolare attenzione i vertici della “comunità – cooperativa” la riservavano al mondo politico soprattutto locale tanto che venivano garantite al Partito Democratico locale decine di tessere ed il voto in massa su candidati indicati dal partito stesso. Insomma una rete di relazioni, conoscenze, favori ed amicizie sulle quali si dovrebbe fare chiarezza, ma soprattutto si dovrebbe fare chiarezza su eventuali profili penalmente rilevanti nei rapporti che Fiesoli e i componenti del suo gruppo hanno tenuto con giudici del Tribunale dei Minori di Firenze oltre che con dirigenti, medici e funzionari dei servizi sociali di molte province toscane. Speriamo che la magistratura non si fermi alla sola comunità e faccia luce anche su chi, irresponsabilmente, in tutti questi anni ha colpevolmente affidato nelle mani di persone con precedenti penali specifici decine, se non centinaia, di bambini ed adolescenti già duramente colpiti dalla vita e che, adesso, porteranno i segni di un’esperienza così traumatica per il resto della propria esistenza.
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