Di Maurizio Molinari
Incalzati da un diluvio di fuoco dal cielo, i ribelli houthi accettano l’offerta saudita di un cessate il fuoco di cinque giorni, a partire da martedì. In Yemen un diluvio di fuoco saudita si riversa da 72 ore sui ribelli houthi. «Accettiamo la tregua ma siamo pronti a riprendere gli scontri in caso di violazioni» afferma il colonnello Sharaf Luqman, portavoce dei ribelli di origine sciita che in febbraio hanno rovesciato il presidente Abdel Rabbo Mansour Hadi, che ha poi chiesto aiuto alla Lega Araba.
Il passo dei ribelli è arrivato dopo la terza notte consecutiva di pesanti bombardamenti dell’aviazione di Riad sulla regione confinante di Saada, roccaforte degli houthi. Almeno 100 attacchi aerei sono avvenuti solo nelle ultime 12 ore. Le milizie dell’ex presidente Ali Saleh, alleate dei ribelli, sono state le prime a far sapere di essere pronte ad accettare la proposta di tregua.
L’Onu critica intanto Riad per i «troppi civili morti», facendo presente che le vittime sarebbero almeno 1400 dall’inizio delle operazioni lo scorso 26 marzo, ma i militari sauditi replicano: «Gli houthi si nascondono fra i civili, per questo ci sono vittime nella popolazione». I raid aerei hanno demolito anche la residenza dell’ex presidente Saleh. Riad offre la tregua a partire da martedì, alla vigilia dell’inizio del summit a Camp David fra il presidente Usa Barack Obama e i leader del “Consiglio di Cooperazione del Golfo” a cominciare da re Salman, nuovo sovrano del segno wahabita.
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