Sono un po' di giorni, specie a partire dai fatti di mercoledì scorso a Boccea, che continuiamo a produrre dei contenuti volti a rivolgere ai nostri lettori una domanda. La domanda è la seguente: come fanno i romani medi a incavolarsi tanto coi campi rom, a prendersela tanto con gli zingari, a volere la chiusura (o addirittura a voler daje fòco) degli accampamenti quando sono loro stessi a comportarsi come e peggio dei rom, quando sono loro stessi a vivere in contesti che alle volte neppure dei campi rom si verificano, quando sono loro stessi a considerare normale e accettabile ciò che in nessuna città occidentale è normale e accettabile?
Un esempio? I romani sporcano lo spazio dove vivono. Affissioni, graffiti, immondizia. È forse l'unica civilizzazione al mondo che zozza lo spazio dove vive. La stessa cosa è grossomodo replicata nei campi rom: si rende degradato lo spazio dove poi dovrai andare a vivere. C'è qualcosa di psicologico. Ma c'è qualcosa di nettamente comune tra rom e romani. Dunque perché tutto questo astio tra le due popolazioni?
Un altro esempio è costituito da questo video.
Dipendenti dell'Ama: l'azienda che dovrebbe tenere pulita la città e che invece tra dirigenti incapaci, top management imbarazzante (non quello attuale, parliamo della cronistoria aziendale), criminalità, mafia capitale e nullafacenza sconvolgente (che è il crimine peggiore, perché più difficile da combattere) offre ogni giorno lo spettacolo della metropoli più lercia d'Europa. Passano davanti alle villette di un quartiere periferico, vedono materiale e attrezzature che gli interessano, saltano e rubano. Salvo poi venire scoperti dai proprietari che in un siparietto che la dice lunga ci fanno capire come questo furto venga considerato tutto sommato qualcosa di fastidioso ma di normale, di accettabile, nulla di scandaloso. “Perché mi rubi le mie cose se hai il posto fisso?”. Della serie: va bene rubare, ma tu hai uno stipendio e potresti evitare, no!? Qualcosa di ridicolo (la cittadina che filma, ride incredula) e prepotente, ma non di inaccettabile. Addirittura il cittadino, un pelo alterato ma non più di tanto, spiega che non è la prima volta che subisce questi furti. Nulla di incredibile come invece in realtà è e sarebbe dovunque al mondo. C'è un battibecco ordinario, benché il fatto – se confermato – sia di una gravità assoluta.
Dunque sono i rom che rubano? O anche nei romani è insito l'atteggiamento continuo e innato di fottere il prossimo. La furbizia non come vergogna ma come atout pregiato da insegnare ai figli e ai nipotini? E che differenza c'è con quello che succede nei campi rom? Ed è più grave il furto da parte di un rom o il furto da parte di un dipendente comunale ai cittadini che gli pagano lo stipendio?
Aggiornamento ore 16.30:
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