"Non mi hanno ancora permesso di vedere mio marito, né di sapere quando potrò incontrarlo". La moglie di Sultan Wali Khan, presunto capo della cellula di Al Quaida di Olbia, sta protestando da lunedì mattina davanti al Tribunale di Cagliari col fratello del marito, i tre figli, ed alcuni amici della comunità pakistana gallurese.
"Non le fanno incontrare il marito - dice una connazionale - dal giorno dell'arresto non può nemmeno parlare con lui". Khan è una delle dieci persone arrestate nell'ambito della maxi operazione della Polizia contro il terrorismo a fronte di 18 ordinanze di custodia cautelare firmate.
Le accuse, a vario titolo, sono di strage, associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di immigrazione clandestina con soggiorno e permanenza sul territorio nazionale di cittadini pakistani e afghani.
Sultan Wali Khan, 39 anni, considerato il capo della comunità pakistana a Olbia, promotore della moschea, titolare di un bazar in città , è considerato dagli investigatori uno dei vertici della cellula terroristica ramificata in Sardegna. Avrebbe recuperato i fondi per i gruppi terroristici, grazie a collette tra le comunità islamiche del nord dell'Isola, ufficialmente destinate a scopi umanitari.
Al presunto capo della cellula terroristica con base in Sardegna, finito in carcere a seguito della lunga inchiesta del pm Danilo Tronci della Dda, sono attualmente interdetti i colloqui per ragioni investigative e di sicurezza.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione