"Esattamente venerdì scorso, durante la diretta di Tgcom24 per le devastazione del primo maggio a Milano, ho intervistato un ragazzo". Inizia così il lungo post che Enrico Fedocci, il giornalista che nel giorno delle contestazioni NoExpo ha intervistato Mattia Sangermano. Un'intervista, quella fatta al ragazzo che difendeva le tute nere, divenuta un simbolo.
È lo stesso Fedocci che lo ammette, specifica:
"Io quel giorno volevo solo fare un’intervista e rivendico il contenuto di quella conversazione. Farei a Mattia le stesse identiche domande. Perché quelle risposte hanno dato il senso di ciò che è avvenuto: tanti giovani in mezzo alla strada, senza sapere il perché. Portati per mano in quel “bordello” solo dall’incoscienza e dalla voglia di distruggere, come se incendiare macchine o banche, imbrattare la città, spaccare vetrine o aggredire carabinieri e poliziotti fosse un gioco senza conseguenze. Quell’intervista ha dato il senso – ma non vorrei essere io a dirlo – del limite sottile che c’è tra una ragazzata e un reato con conseguenze gravi. In quelle strade c’erano i black bloc organizzati, criminali, consapevoli, ma anche tanta, tanta manovalanza reclutata tra ragazzini immaturi".
Per questo a una settimana di distanza circa da quel giorno il giornalista torna sull'intervista dello scandalo e sottolinea:
È passata una settimana da allora. E dopo una settimana di silenzio qualcosa vorrei dirla su quel ragazzo: non mi piace come è stato trattato su internet questo giovane che poi ho scoperto chiamarsi Mattia Sangermano, avere 21 anni, essere figlio di genitori che lo mandano a scuola nonostante due bocciature.
Al di là di ciò che ha detto Mattia al mio microfono, che non condivido, al di là di ciò che ha fatto, che non possiamo certo noi stabilire con certezza, su internet abbiamo assistito al massacro di un giovane: gente che insulta questo ragazzo colpevole, al massimo, di essere poco o tanto immaturo.
Ma nessuno – nessuno! – avrebbe dovuto permettersi di offendere quel ragazzo, di denigrarlo, minacciarlo. Prendere le distanze dalle sue frasi, sì. Offenderlo e deriderlo, proprio no. Lui avrà maledetto – e starà maledicendo – il momento in cui ha deciso di rispondere alle mie domande. Dopo tutto quello che è successo, dopo il linciaggio pubblico – soprattutto social – a cui ho assistito, comincio a maledire anche io il momento in cui quelle domande a Mattia, 21 anni e tutto il diritto di avere una vita davanti, le ho fatte.
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