Di Rolando Mancini
“E’ intelligente ma non si impegna”, “potrebbe fare di più”, “è svogliato”. Quanti studenti si sono sentiti ripetere questa litania da maestri e professori nel corso degli studi? Molti, non c’è dubbio. C’è qualcuno però che dall’altra parte dell’Oceano batte un colpo a favore degli eterni rimproverati: è un team di ricercatori, quelli della Ohio State University, che in uno studio pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences sostiene che la motivazione allo studio dipende da fattori ereditari almeno per il 40-50% e che quindi l’ambiente non ha un ruolo forte come si è creduto finora.
Lo studio infatti, campionando più di 13 mila gemelli identici e non, ha rilevato che la causa della svogliatezza è insita nel Dna di ogni individuo. Stephen Petrill, uno dei ricercatori che ha condotto l’indagine, spiega che questo non vuol dire che gli stimoli di genitori e insegnanti siano inutili, ma che la motivazione allo studio è un fenomeno ben più complesso che va oltre il semplice incoraggiamento e dipende molto da fattori genetici ereditari.
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