Di John Robb
Ecco un nuovo modo per chiarire qualcosa che dovrebbe essere ovvio...
Per i politici di Washington e i finanzieri di New York, l'Arabia Saudita è un'isola di stabilità in un mare di caos. Un alleato affidabile, disposto a far scorrere il petrolio anno dopo anno. Un luogo che non è affatto vulnerabile all'instabilità che attanaglia regolarmente i suoi paesi confinanti.
Questa linea di pensiero è del tutto fuorviante. È vero il contrario.
In realtà, l'Arabia Saudita è estremamente fragile e gran parte del caos che vediamo in Medio Oriente è dovuto al modo in cui l'Arabia Saudita evita di cadere a pezzi. Peggio ancora, siamo principalmente noi da biasimare per questo esito. Alimentiamo questa farsa, e la nostra volontà di essere condiscendenti sta causando grandi danni.
Per dissolvere l'illusione della stabilità saudita, prendiamo in prestito dalla termodinamica un'idea molto intelligente chiamata struttura dissipativa. Tale idea è stata così buona che è valsa un premio Nobel in chimica ad Ilya Prigogine. Il modello di Prigogine ci fornisce un'idea di come tutto ciò che ci circonda, dalle strutture biologiche (es. batteri, scimmie, ecc.) passando per i fenomeni naturali (es. trombe d'aria) fino ai sistemi sociali (es. gli stati-nazione), tenda a raggiungere un certo ordine e a prevenire il collasso.
La parte importante di questa idea, per quanto ci riguarda, dice che le strutture dissipative crescono esportando o espellendo i prodotti di scarto in un ambiente esterno. In altre parole, raggiungono "l'ordine" marginalizzando il disordine.
Mettiamola in termini molto semplici. All'interno delle strutture biologiche, mangiare produce l'energia necessaria per costruire e mantenere un organismo. A sua volta, il consumo di alimenti produce disordine sottoforma di feci. Gli organismi espellono le feci nel mondo esterno, perché tenerle al proprio interno è pericoloso. Lo stesso processo vale per quasi tutte le strutture complesse. Con le automobili abbiamo i gas di scarico. Con i sistemi sociali complessi abbiamo la guerra e l'inquinamento.
Potremmo passare tutta la giornata a discutere di questa idea, ma cerchiamo di andare al sodo e applicarla al quadro saudita. L'Arabia Saudita è una struttura dissipativa particolarmente costosa, perché è estremamente rigida, anacronistica e immutabile. Per conservare questa struttura arcaica deve esportare una quantità incredibile di disordine (entropia) nelle regioni circostanti, nonostante le forze titaniche della globalizzazione stiano cercando di cambiare questa situazione. Disordini quali:
- Un'ideologia fondamentalista nociva. Il Wahabismo del KSA alimenta sia l'ISIS sia al-Qaeda, e ha speso miliardi per diffonderlo in tutto il mondo.
- Migliaia di fanatici violenti. La stragrande maggioranza dei dirottatori coinvolti nel 9/11 era saudita, così come lo sono le migliaia di membri dell'ISIS. Le persone che non può controllare vengono mandate all'estero.
- Miliardi di finanziamenti destabilizzanti. L'Arabia Saudita ha fornito i finanziamenti iniziali sia ad al-Qaeda sia all'ISIS. E ha anche "investito" $10 miliardi nell'attuale dittatura militare egiziana.
Questa entropia saudita ha danneggiato tutti nel mondo. Diffonde instabilità violenta in tutto il mondo, dal terrorismo del 9/11 all'ascesa violenta dell'ISIS in Siria, Iraq, Libia, Egitto, Pakistan, ecc.
Peggio ancora, i danni arrecati dall'Arabia Saudita aumentano di anno in anno, poiché cerca di resistere all'inesorabile attrazione gravitazionale di un sistema globale fluido, dinamico e strettamente integrato.
Ciò significa che anche se l'ISIS verrà sconfitto nei prossimi due anni, il sistema disfunzionale saudita produrrà subito dopo qualcosa di peggio.
Saluti.
Fonte:http://dailyreckoning.com/isis-isnt-long-term-problem-saudi-arabia/
Traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Fonte:http://francescosimoncelli.blogspot.it/2015/03/lisis-non-e-il-problema-di-lungo.html
(Foto:http://www.politicalcartoons.com/cartoon/30cadc31-cc86-48f9-a1ed-b9bfd8f27408.html)
Titolo articolo originale:"L'ISIS non è il problema di lungo termine, lo è l'Arabia Saudita"
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