Di Giacomo Cangi
Alla luce dell‘ennesima strage avvenuta nel mar Mediterraneo, è bene dire in maniera chiara che la guerra in Libia svolta nel 2011 è stato un gravissimo errore. Gheddafi era un dittatore, su questo non vi è alcun dubbio. Ma a parte il semplice fatto che ogni stato ha il sacrosanto diritto di autodeterminarsi (motivo per cui l’Europa non sarebbe dovuta andare a bombardare la Libia) occorre ricordare che grazie alle intese raggiunte fra il Governo italiano dell’epoca e il Rais le partenze di immigrati erano calate tantissimo, e di conseguenza le stragi come quella avvenuta poco più di 48 ore fa. Come ricorda anche Sky, dal 2008 al 2009 l’arrivo dei clandestini calò del 74%, «passando dai 36.951 del 2008 ai 9.573 del 2009». Da dopo la guerra in Libia regna il caos e gli sbarchi sono sempre più numerosi, così come le morti sul Mediterraneo. Ma cosa dicevano i politici (e non solo) all’epoca dello sciagurato intervento in Libia?
FRATTINI - Il ministro degli Esteri Franco Frattini diceva: «L’Italia è pienamente coinvolta con i partner della comunità internazionale nella missione in Libia e non può essere seconda a nessuno nell’impegno per far rispettare i diritti umani», «Non potevamo rimanere indifferenti e non avremmo potuto non intervenire». Evidentemente, caro Frattini, sarebbe stato meglio rimanere indifferenti.
PD - Bersani, a quel tempo leader dell’opposizione, dichiarava: «Noi dobbiamo partecipare a questa operazione che deve stare nei limiti del mandato delle Nazioni unite, dobbiamo parteciparci con il profilo giusta e una posizione politica chiara». Chissà tale convinzione così forte sulla partecipazione alla guerra in Libia da cosa era giustificata. Probabilmente da niente.
LERNER - Il migliore di tutti però fu il giornalista Gad Lerner che nel suo blog scrisse: «Una guerra piena di secondi fini ma intrapresa a seguito di un’autentica sollevazione popolare, giunge infine al risultato inesorabile per cui ricorderemo questo anno 2011: la caduta dei tiranni. Gheddafi rovesciato dagli insorti 42 (quarantadue!) anni dopo la sua ascesa al potere, è un evento che non può non rallegrare ogni sincero democratico. Capisco l’imbarazzo di chi c’è andato a braccetto fino a ieri; e dei vili che hanno sottoscritto l’impegno militare per abbatterlo ma speravano fosse solo per finta. Scrivo ancora nel mezzo degli eventi, potrebbe ancora darsi il peggio anche se il finale sembra scritto. Ma voglio già esprimere la mia esultanza. Senza Gheddafi, dopo Gheddafi, il segnale del via libera alla rivoluzione democratica nel mondo arabo si rafforza. Il prossimo è Assad!». Qualcuno di voi ha visto questa rivoluzione democratica in Libia? No, al massimo c’è stata la rivoluzione dei barconi rovesciati.
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