Di Giuliano Bifolchi *
I recenti eventi in Medio Oriente ed Africa hanno posto l’attenzione dei media internazionali sulla situazione delle minoranze cristiane perseguitate dai differenti gruppi jihadisti e lo stesso Papa Francesco in una sua omelia ha ricordato ed invitato a pensare “all’’umiliazione di quanti per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona”. Il problema delle persecuzione dei cristiani in Siria ed Iraq, a cui si deve aggiungere il mancato sostegno diretto da parte delle forze internazionali, ha così imposto la creazione di gruppi di auto-difesa, espressione di una ulteriore sfaccettatura delle forze in campo nei territori contesi o conquistati dalle forze di al-Baghdadi.
Oggigiorno più di 100 mila cristiani iracheni sono in fuga dalla pressante minaccia rappresentata da Daesh (dall’arabo داعش “Da’ysh” o “Daesh”), acronimo dello Stato Islamico derivante dall’arabo والشام العراق في لإسلاميةا الدولة (al-Dawla al-Islāmiyya fī al-ʿIrāq wa l-Shām), ed obbligati a decidere tra il continuare a vivere in una zona di guerra oppure abbandonare i loro luoghi d’origine a cui sono legati da più di 2 mila anni di storia.
Secondo quanto dichiarato da Archimandrit Emanuel Youkhana, direttore della organizzazione umanitaria cristiana più grande in Iraq, la Christian Aid Program Nohadra – Iraq (CAPNI), il numero dei cristiani iracheni negli ultimi 20 anni ha subito una riduzione drastica passando da 1.5 milioni di persone in passato agli odierni 350 mila cristiani (secondo le stime più ottimistiche). Lo stesso direttore di CAPNI ha affermato che “Il disastro ha distrutto la coesistenza, i legami tra le differenti religioni. Ovunque si vada, basta chiedere ai cristiani o agli yazidi i quali si sentono traditi dai propri vicini” e con la presenza dei militanti nella città di Mosul, a circa 20 miglia di distanza dal cuore dei cristiani iracheni situato nella piana di Ninive, la minaccia e la diffidenza sono sempre maggiori e l’impatto che si sta avendo a livello socio-culturale rischia di avere ripercussioni anche in un futuro Iraq libero dalla minaccia jihadista.
Lo scorso agosto Daesh aveva catturato Qarakosh, la città cristiana più grande in Iraq dopo l’abbandono da parte delle forze militari curde; la capitolazione della difesa dei peshmerga aveva quindi obbligato circa 50 mila persone a lasciare la città e trovare rifugio nel campo di Dohuk oppure un riparo di fortuna ad Ankawa, il quartiere cristiano di Irbil. La fuga dei cristiani verso Irbil ha provocato un ulteriore forte impatto sociale costringendo circa duemila persone, molti di loro bambini, a vivere in piccoli comparti separati solo da mura di metallo e ricreando delle piccole attività improvvisate come ad esempio un caffè oppure un barbiere per la propria sopravvivenza. Questi dati sono una ulteriore prova di quanto affermato da Youkhana e sottolineano come il conflitto in atto in Iraq stia cambiando la configurazione delle città e della società irachena evidenziando problemi di convivenza e di assimilazione, se si pensa che per i cristiani iracheni di Irbil attualmente il maggiore problema è data dall’impossibilità di trovare un lavoro a causa delle differenze linguistiche (i cristiani iracheni parlano arabo e non conoscono il curdo).
Parlando della comunità dei cristiani assiri, i quali collegano le loro origini e tradizioni agli antichi popoli che abitavano la Mesopotamia, la loro cultura è stata di recente minacciata da Daesh dopo la distruzione dei siti storici di Nimrud ed altri posti a loro cari. La continua minaccia ha quindi favorito la creazione di una milizia formata da un gruppo di circa 60-70 cristiani assiri (secondo le ultime fonti) e chiamata Dwekh Nawsha, dal siriaco ܕܒܝܚ ܢܦܫܐ il cui significato letterale indica “Colui che si sacrifica”, con l’obiettivo di proteggere i rimanenti villaggi assiri e spingere i militanti di Daesh fuori da Ninive. Il gruppo collabora con i peshmerga curdi ed ha una configurazione prettamente difensiva del territorio visto il numero di armi limitato di cui dispone; secondo quanto affermato da Rama Baito, manager dei social media di Dwekh Nawsha, la scarsità di munizioni ed armi finirà presto grazie al supporto finanziario che la milizia sta ricevendo dalla comunità assira in tutto il mondo che permetterà di incrementare l’arsenale.
In Siria la condizione dei cristiani non è migliora di quella dei vicini fratelli iracheni; domenica scorsa mentre veniva celebrata la Pasqua, i militanti di Daesh hanno distrutto la chiesa della Vergine Maria del villaggio di Tal Nasri nella periferia occidentale della provincia di Hasakah, situata nella Siria nord-orientale, come forma di ripercussione nei confronti del tentativo da parte dei combattenti delle milizie curde e dei cristiani assiri di riconquistare il villaggio. La chiesa della Vergine Maria distrutta la scorsa domenica è una delle tre principali chiese del villaggio assiro di Tal Nasri originariamente costruita nel 1934 le cui immagini della devastazione si sono andate ad unire a quelle diffuse dallo stesso Daesh inerenti la distruzione delle statue e parte della facciata di un’antica costruzione di Hatra, città la cui storia fonda le proprie radici all’epoca dell’Impero dei Parti. Sempre nei giorni scorsi ulteriori immagini circolanti nel web hanno mostrato la distruzione del Monastero di Mar Behnam in Iraq, mentre nel febbraio di questo anno i combattenti islamici avevano bruciato la storica chiesa di Tal Hurmoz, una delle più antiche in Siria, e distrutte altre tre chiese nella città di Tal Tamer sempre nella provincia di Hasakah.
Se in Iraq il Dwekh Nawsha rappresenta una forma di contrasto a Daesh sorta all’interno della comunità cristiana assira e localizzata nell’area di Ninive, in Siria si è affermata l’attività dell’Ufficio di Protezione Siriaco conosciuto come Sootoro oppure quella dell’Ufficio di Sicurezza Siriaco nota con il nome di Sutoro.
Sootoro o Qamishli Sootoro (dal siriaco ܡܟܬܒܐ ܕܣܘܬܪܐ ܣܘܪܝܝܐ, e dall’arabo سوتورو [Suturu]) è una milizia cristiana composta dai membri della comunità siriaca ed assira con innesti provenienti dalla comunità armena, è affiliata alla Commissione Civile di Pace della Chiesa Siriaca Ortodossa per stessa ammissione dei suoi membri, ed è presente soltanto nella città di Qamishli; la milizia differisce da Sutoro e dagli altri gruppi presenti nel Governatorato di al-Hasakah perché allineata con il Partito Democratico Assiro, invece che con il Partito di Unione Siriaca (SUP), e sostiene le forze fedeli a Bashar al-Assad.
Il SUP, come forma di risposta alle minacce di Daesh ha creato a sua volta una sua milizia di auto-difesa che ha lo stesso nome in siriaco di Sootoro ma che in inglese porta la traduzione “Ufficio di Sicurezza Siriaco” ed utilizza la traslitterazione Sutoro; tale organizzazione è composta da volontari i quali cooperano e si addestrano con le Unità di Protezione del popolo (Ypg) curde. La differenza sostanziale tra i due gruppi è data dall’appoggio che i combattenti di Sutoro danno alle truppe dell’opposizione al Governo di al-Assad.
A parte le divisioni interne, l’affiliazione al governo centrale oppure l’alleanza con le forze militari in campo, tra cui i peshmerga curdi, la descrizione e la citazione di questi gruppi saliti alla ribalta negli ultimi tempi dimostra la volontà da parte dei cristiani in Siria ed Iraq di combattere la minaccia incombente proveniente da Daesh attraverso formazioni o gruppi armati autonomamente gestiti che basano la propria forza d’unione sulle radici religiose e culturali comuni.
Oggigiorno più di 100 mila cristiani iracheni sono in fuga dalla pressante minaccia rappresentata da Daesh (dall’arabo داعش “Da’ysh” o “Daesh”), acronimo dello Stato Islamico derivante dall’arabo والشام العراق في لإسلاميةا الدولة (al-Dawla al-Islāmiyya fī al-ʿIrāq wa l-Shām), ed obbligati a decidere tra il continuare a vivere in una zona di guerra oppure abbandonare i loro luoghi d’origine a cui sono legati da più di 2 mila anni di storia.
Secondo quanto dichiarato da Archimandrit Emanuel Youkhana, direttore della organizzazione umanitaria cristiana più grande in Iraq, la Christian Aid Program Nohadra – Iraq (CAPNI), il numero dei cristiani iracheni negli ultimi 20 anni ha subito una riduzione drastica passando da 1.5 milioni di persone in passato agli odierni 350 mila cristiani (secondo le stime più ottimistiche). Lo stesso direttore di CAPNI ha affermato che “Il disastro ha distrutto la coesistenza, i legami tra le differenti religioni. Ovunque si vada, basta chiedere ai cristiani o agli yazidi i quali si sentono traditi dai propri vicini” e con la presenza dei militanti nella città di Mosul, a circa 20 miglia di distanza dal cuore dei cristiani iracheni situato nella piana di Ninive, la minaccia e la diffidenza sono sempre maggiori e l’impatto che si sta avendo a livello socio-culturale rischia di avere ripercussioni anche in un futuro Iraq libero dalla minaccia jihadista.
Lo scorso agosto Daesh aveva catturato Qarakosh, la città cristiana più grande in Iraq dopo l’abbandono da parte delle forze militari curde; la capitolazione della difesa dei peshmerga aveva quindi obbligato circa 50 mila persone a lasciare la città e trovare rifugio nel campo di Dohuk oppure un riparo di fortuna ad Ankawa, il quartiere cristiano di Irbil. La fuga dei cristiani verso Irbil ha provocato un ulteriore forte impatto sociale costringendo circa duemila persone, molti di loro bambini, a vivere in piccoli comparti separati solo da mura di metallo e ricreando delle piccole attività improvvisate come ad esempio un caffè oppure un barbiere per la propria sopravvivenza. Questi dati sono una ulteriore prova di quanto affermato da Youkhana e sottolineano come il conflitto in atto in Iraq stia cambiando la configurazione delle città e della società irachena evidenziando problemi di convivenza e di assimilazione, se si pensa che per i cristiani iracheni di Irbil attualmente il maggiore problema è data dall’impossibilità di trovare un lavoro a causa delle differenze linguistiche (i cristiani iracheni parlano arabo e non conoscono il curdo).
Parlando della comunità dei cristiani assiri, i quali collegano le loro origini e tradizioni agli antichi popoli che abitavano la Mesopotamia, la loro cultura è stata di recente minacciata da Daesh dopo la distruzione dei siti storici di Nimrud ed altri posti a loro cari. La continua minaccia ha quindi favorito la creazione di una milizia formata da un gruppo di circa 60-70 cristiani assiri (secondo le ultime fonti) e chiamata Dwekh Nawsha, dal siriaco ܕܒܝܚ ܢܦܫܐ il cui significato letterale indica “Colui che si sacrifica”, con l’obiettivo di proteggere i rimanenti villaggi assiri e spingere i militanti di Daesh fuori da Ninive. Il gruppo collabora con i peshmerga curdi ed ha una configurazione prettamente difensiva del territorio visto il numero di armi limitato di cui dispone; secondo quanto affermato da Rama Baito, manager dei social media di Dwekh Nawsha, la scarsità di munizioni ed armi finirà presto grazie al supporto finanziario che la milizia sta ricevendo dalla comunità assira in tutto il mondo che permetterà di incrementare l’arsenale.
In Siria la condizione dei cristiani non è migliora di quella dei vicini fratelli iracheni; domenica scorsa mentre veniva celebrata la Pasqua, i militanti di Daesh hanno distrutto la chiesa della Vergine Maria del villaggio di Tal Nasri nella periferia occidentale della provincia di Hasakah, situata nella Siria nord-orientale, come forma di ripercussione nei confronti del tentativo da parte dei combattenti delle milizie curde e dei cristiani assiri di riconquistare il villaggio. La chiesa della Vergine Maria distrutta la scorsa domenica è una delle tre principali chiese del villaggio assiro di Tal Nasri originariamente costruita nel 1934 le cui immagini della devastazione si sono andate ad unire a quelle diffuse dallo stesso Daesh inerenti la distruzione delle statue e parte della facciata di un’antica costruzione di Hatra, città la cui storia fonda le proprie radici all’epoca dell’Impero dei Parti. Sempre nei giorni scorsi ulteriori immagini circolanti nel web hanno mostrato la distruzione del Monastero di Mar Behnam in Iraq, mentre nel febbraio di questo anno i combattenti islamici avevano bruciato la storica chiesa di Tal Hurmoz, una delle più antiche in Siria, e distrutte altre tre chiese nella città di Tal Tamer sempre nella provincia di Hasakah.
Se in Iraq il Dwekh Nawsha rappresenta una forma di contrasto a Daesh sorta all’interno della comunità cristiana assira e localizzata nell’area di Ninive, in Siria si è affermata l’attività dell’Ufficio di Protezione Siriaco conosciuto come Sootoro oppure quella dell’Ufficio di Sicurezza Siriaco nota con il nome di Sutoro.
Sootoro o Qamishli Sootoro (dal siriaco ܡܟܬܒܐ ܕܣܘܬܪܐ ܣܘܪܝܝܐ, e dall’arabo سوتورو [Suturu]) è una milizia cristiana composta dai membri della comunità siriaca ed assira con innesti provenienti dalla comunità armena, è affiliata alla Commissione Civile di Pace della Chiesa Siriaca Ortodossa per stessa ammissione dei suoi membri, ed è presente soltanto nella città di Qamishli; la milizia differisce da Sutoro e dagli altri gruppi presenti nel Governatorato di al-Hasakah perché allineata con il Partito Democratico Assiro, invece che con il Partito di Unione Siriaca (SUP), e sostiene le forze fedeli a Bashar al-Assad.
Il SUP, come forma di risposta alle minacce di Daesh ha creato a sua volta una sua milizia di auto-difesa che ha lo stesso nome in siriaco di Sootoro ma che in inglese porta la traduzione “Ufficio di Sicurezza Siriaco” ed utilizza la traslitterazione Sutoro; tale organizzazione è composta da volontari i quali cooperano e si addestrano con le Unità di Protezione del popolo (Ypg) curde. La differenza sostanziale tra i due gruppi è data dall’appoggio che i combattenti di Sutoro danno alle truppe dell’opposizione al Governo di al-Assad.
A parte le divisioni interne, l’affiliazione al governo centrale oppure l’alleanza con le forze militari in campo, tra cui i peshmerga curdi, la descrizione e la citazione di questi gruppi saliti alla ribalta negli ultimi tempi dimostra la volontà da parte dei cristiani in Siria ed Iraq di combattere la minaccia incombente proveniente da Daesh attraverso formazioni o gruppi armati autonomamente gestiti che basano la propria forza d’unione sulle radici religiose e culturali comuni.
Nella foto: miliziani del Dwekh Nawsha.
* Giuliano Bifolchi. Analista geopolitico specializzato nel settore Sicurezza, Conflitti ed Energia, laureato in Scienze Storiche presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha conseguito un Master in Peace Building Management presso l’Università Pontificia San Bonaventura. Ha collaborato e continua a collaborare come analista e consulente presso diverse testate giornalistiche o centri studi (Notizie Geopolitiche, Analisi Difesa, Eurasia – Rivista di Studi Geopolitici, 2duerighe.com, Mediapolitika, AGC Communication), ed attualmente ricopre il ruolo di direttore della OSINT Unit di ASRIE.
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