Di Alessandro Raffa
Proprio a pochi giorni dall’articolo secondo il quale “8 italiani su 10 avrebbero rifiutato un impiego da 1,300 euro al mese” il programma televisivo Le Iene ha documentato la realtà dei lavoratori che lavorano come braccianti agricoli per una paga di 1,50€ all’ora. La cosa che colpisce (ma di certo, ormai non sorprende) sta nel fatto che se fino ad un paio di anni fa questi lavoratori erano generalmente extracomunitari – per lo più africani, ricordiamo il “caso Rosarno”, che suscitò tanto clamore, ma finì immediatamente nel dimenticatoio – ora persino gli italiani accettano queste condizioni di super-sfruttamento!
“tengo famiglia, devo dare da mangiare ai miei figli, lavoro non ce n’è, che devo fare?” – afferma con rassegnazione uno di questi lavoratori.
Ebbene, fate vedere il servizio a chi dice che gli italiani rifiutano posti di lavoro da 1.300€ al mese… e anzi: andate a chiedere a questi poveri cristi sfruttati se gli interessa trasferirsi a Milano per lavorare per lo stipendio sopra menzionato, e vediamo un po’… ma ovviamente non c’è bisogno di andare in Sicilia per trovare persone disposte a lavorare. Così come anche al Nord esiste questo tipo di sfruttamento, forse con condizionilievemente migliori; sicuri che nei cantieri edili del nord Italia – almeno in quelli più “nascosti” – non ci sia manodopera sfruttata 10 ore al giorno per 30€ ? Il cui potere d’acquisto, in zone care come Milano, è vicino a quello dei 15 euro siciliani: basta fare un confronto sul costo degli affitti e della vita.
Che nei campi lavorino poveri cristi sfruttati è risaputo. QUELLO CHE NON CI è PIACIUTO DEL SERVIZIO DELLE IENE sta nel fatto che tutta la colpa viene scaricata sul “caporale”, come se egli si arricchisse, mentre in realtà, ci risulta che le cose siano un po’ diverse. A noi risulta che la grande distribuzione IMPONGA loro prezzi bassissimi, irrisori, e per rientrarci le aziende agricole, che spesso non se la passano bene, sono costrette a sfruttare la manovalanza di clandestini.
Non conosciamo il mercato dei limoni, ma per quanto riguarda le arance, possiamo affermare senza temere smentita che ci sono agricoltori costretti a venderle a 5 cent di euro al kg; se gli agricoltori non accettano tale prezzo, i prodotti restano sugli alberi, invendute. Della questione ne abbiamo parlato più volte: (vedi articoli precedenti)
Certamente alcuni imprenditori agricoli non si fanno scrupoli a sfruttare le persone il più possibile, ma a loro volta ricevono lo stesso trattamento dai manager della grande distribuzione. Peccato che il servizio delle Iene non abbia affrontato anche questa questione, sarebbe stato davvero ottimo se lo avesse fatto. In ogni caso, un bel servizio.
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