La parola “cromlech” è di origine gallese e indica strutture megalitiche preistoriche, in cui “crom” significa curvata e “lech” significa pietra piatta.
Dunque, Cromlech è il nome dato ai monumenti megalitici particolari, costituiti di pietre di grandezza variabile, conficcate nel terreno a forma circolare.
Il più famoso è certamente quello di Stonehenge. Ma in Marocco esiste una delle più interessanti testimonianze di un’antica cultura megalitica anche nel nord Africa.
Parliamo del Cromlech di M’zora, un imponente circolo composto da 167 megaliti situato nei pressi del villaggio di Chouahed, a 15 km a sud est di Asilah. Le pietre sono disposte attorno ad una collinetta funeraria tagliata a forma di semicerchio.
Nell’insieme, la disposizione delle pietre descrive un’ellisse con il diametro maggiore lungo 58 metri e quello minore lungo 54 metri. Il megalito più grande sfiora i 6 metri d’altezza. I megaliti, disposti per segnare i punti cardinali, sono contrassegnati con incisioni che l’archeologo catalano Miquel Tarradell considera di origine antropica.
Le caratteristiche di M’zora ne fanno un luogo che non ha pari in tutto il nord Africa. Le uniche somiglianze si trovano nel confronto con lo stile tipico dei monumenti megalitici della penisola iberica meridionale.
La datazione del sito è controversa. Si stima che M’zora risalga al 1600/1500 a.C., ma potrebbe essere molto più antico. A differenza di siti come quello di Stonehenge, a M’zora si sono trovate le spoglie sepolte di persone di elevato status sociale.
Durante la dominazione romana, il sito venne associato a varie leggende. La più conosciuta, riporata sia da Plutarco che da Strabone, fa di M’zora la tomba delgigante Anteo, re di Libia, figlio di Poseidone e di Gea.
Egli era praticamente invincibile finché rimaneva a contatto con sua madre (la Terra), che gli restituiva le forze ogni volta che la toccava. Il gigante venne sconfitto da Eracle (o Ercole) che lo soffocò sollevandolo da terra, privandolo dell’elemento da cui traeva la sua forza.
I due autori riportano dell’ispezione al sito di M’zora del generale romano Quinto Sertorio. Plutarco, nella sua “Vita di Sertorio”, racconta ciò che il generale si trovò davanti agli occhi:
«Egli [Sertorio] prese d’assalto la città di Tangeri, dove Ascalio era fuggito con i suoi fratelli. Lì, dicono gli africani, è sepolto Anteo. Sertorio, che non credette al racconto delle enormi dimensioni di questo gigante, ordinò di aprire la tomba, trovandovi il corpo di un essere alto sessanta cubiti [26,64 metri!].
Sorpreso dalle sue dimensioni mostruose, Sertorio fece immolare delle vittime e ordinò di ricoprire con attenzione la tomba. Accreditando le voci su di lui, [Sertorio] ha accresciuto il rispetto dovuto a questo gigante».
Il sito poi venne dimenticato, almeno dalla documentazione storica. In epoca contemporanea, M’zora ha suscitato la curiosità dei viaggiatori e archeologi europei. Nel 19° secolo, il sito è stato descritto da molti viaggiatori e geografi come l’inglese Sir Arthur de Capell Brooke, i francesi Charles Tissot, Emilien Renou e Gustave Bleicher. Quest’ultimo offrì la descrizione più completa del sito.
Nel 20° secolo, l’area di Asilah passa sotto l’amministrazione spagnola. Per questo motivo, il sito fu scavato dall’archeologo Cesar Luis Montalban dal 1935 al 1936, poco prima di essere incarcerato durante la guerra civile spagnola, senza riuscire a consegnare alcun rapporto archeologico.
Gli scavi di Montalban hanno danneggiato significativamente il sito, con profonde trincee visibili tutt’oggi. Le conclusioni più interessanti su M’zora arriveranno intorno al 1950, con le pubblucazioni di Miquel Tarradell.
Un sito sacro
“M’zora” in arabo significa “luogo sacro”. Ma qual era il nome originale di questo luogo santo prima dell’arrivo degli arabi? In realtà, le origini e il significato di M’zora sono del tutto sconosciute.
Il luogo sacro di M’zora è associato ad una serie di miti, leggende e misteri antichissimi che nessuno ha mai cercato di risolvere, perché la maggior parte di queste storie fanno riferimento ai giganti, un tema ampiamente trascurato dagli storici moderni.
L’area del Marocco è stata abitata almeno a partire dall’8 mila a.C.
Come riporta Peter Kolosimo nel suo libro “Terra senza Tempo”, ad Agadir, Marocco, il capitano francese Lafanechère scoprì un arsenale completo di armi da caccia, comprese cinquecento asce a doppio taglio dal peso di 8 kg ciascuna, cioè circa 20 volte più pesanti di quelle maneggiabili da un essere umano normale. [Disponibile su IBS]
A parte la questione del peso, per l’utilizzo efficace di un ascia del genere ci vogliono anche mani di dimensioni adeguate. In questo caso, in rapporto alle dimensioni necessarie della mani, l’utilizzatore sarebbe dovuto essere alto quasi 4 metri. Chi, dunque, poteva maneggiare strumenti del genere?
È possibile che M’zora sia l’ennesimo indizio dell’esistenza di una razza di uomini giganti che ha camminato sul nostro pianeta in un lontano passato? È possibile che i costruttori di M’zora appartengano ad una cultura globale che ha costruito Stonehenge e tutti gli altri siti megalitici sparsi per il pianeta?
Il cerchio sacro di M’zora è stato eretto sul territorio un tempo abitato daiberberi. Le popolazioni berbere credevano che i misteriosi megaliti furono eretti da giganti con poteri magici. Ma dove avevano attinto queste informazioni?
Per quanto se ne sa, i berberi sono il popolo indigeno del Nord-Africa. I fossili umani paleolitici affini ai berberi propriamente detti, sono noti in paleo-antropologia con il nome di uomo di Mechta-Afalou, una variante del paleo-europoide del tipo di Cro-Magnon, databile intorno al 20 mila a.C.
I Berberi sono una popolazione europoide dell’Africa settentrionale (Tamazgha). Sembra che almeno fino all’età del Bronzo (circa 1200 a.C.), tra le popolazioni berbere fosse piuttosto diffusa la depigmentazione, cioè capelli biondi e occhi azzurri, come carattere genetico, documentata anche da pitture rupestri del Tassili e in iscrizioni egiziane.
La depigmentazione sopravvive in forma residuale ancora oggi particolarmente tra i berberi dell’Atlante in Marocco è anche testimoniato dagli spagnoli per i Guanci delle Canarie, che secondo alcuni discenderebbero direttamente dagli atlantidei (Leggi).
Le origini dei berberi sono ancora oggi un vero e proprio mistero, proprio come il cerchio megalitico di M’zora. Entrambi, hanno alle loro spalle un lungo ed oscuro passato tutto da scoprire.
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