USA: due studenti cacciati da un "collettivo antirazzista" universitario perché bianchi

mar 16, 2015 0 comments


Di Salvatore Santoru


Alla Ryerson University di Toronto due studenti, Julia Knope e Trevor Hewitt, sono stati cacciati da un "collettivo antirazzista" chiamato "Racialised Students’ Collective", per il fatto di essere bianchi.
La motivazione ufficiale è stata che essendo bianchi, questi due studenti non potevano capire il  problema del razzismo, e un membro del RSU ha detto che ciò è stato fatto per rendere sicuro l'ambiente, consentendo agli studenti non bianchi di poter parlare liberamente senza aver paura in tal modo dei giudizi dei bianchi, mentre uno dei coordinatori,Vajdaan Tanveer, ha affermato che "Non vogliamo che gli studenti di colore si sentano intimiditi, che non possano parlare liberamente perché hanno paura di essere giudicati o che qualcosa che dicono potrebbe essere usata contro di loro".

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Se tale discorso si potrebbe capire per determinate situazioni, non sembra proprio questo il caso, non essendo certamente quei due ragazzi appena entrati all'università degli aspiranti membri del Ku Klux Klan, o chissà cos'altro.



C'è da segnalare che non è la prima volta che episodi del genere si verificano: difatti, nel 2009 in un'assemblea antirazzista  tenutasi a Pittsburgh ed organizzata da gruppi di estrema sinistra in un quartiere nero, i membri del gruppo anarcomunista " CrimethInc" sono stati aggrediti e cacciati da essa da quelli di "Anarchist People of Color", in quanto accusati di voler "colonizzare" il territorio e il quartiere, in quanto per la maggior parte bianchi.

Il fatto più importante della vicenda è che i mass media non hanno fatto nessun accenno a questa come a tante altre vicende simili, che sono state citate sempre da quotidiani minori, mentre se questi fatti sarebbero accaduti con protagonisti invertiti, ora in tutto il mondo si griderebbe allo scandalo, si parlerebbe di apartheid, le star del cinema esprimerebbero solidarietà, si farebbero centinaia di servizi televisivi sul fatto e via di questo passo.

Tali vicende rappresentano indubbiamente un passo indietro nella sacrosanta lotta al razzismo, lotta al razzismo che non ha nulla a che vedere con il sedicente "antirazzismo" basato su ideologie estremiste,dogmatiche e fanatiche, portato avanti da sedicenti organizzazioni e collettivi "umanitari" che per una buona parte, dietro la maschera "politicamente corretta" e i nobili ideali tanto sbandierati nella loro propaganda, nascondono interessi tutt'altro che nobili,  legati più al portafoglio di affaristi, politici e capi "militanti" senza scrupoli piuttosto che sulla difesa dei "diritti civili".

Sarebbe anche ora di modernizzare e optare per una reale lotta al razzismo, che non si basi su risentimenti, vittimismi e fantasmi del passato o certe teorie abbastanza farneticanti e pericolose imposte socialmente come quella della presunta esistenza del "privilegio bianco" negli USA e nel mondo, ma miri a creare una società in cui ognuno possa sentirsi libero, al di là della propria origine etnica, e eventualmente andare fiero della stessa senza bisogno di venire sopraffatto o sopraffare quella altrui.

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