Di Salvatore Santoru
Boris Nemcov, politico russo di orientamento liberale/liberista e cofondatore del piccolo partito "Unione delle Forze di Destra" nonché ex vicepremier del governo di Boris El'cin, è stato ucciso a Mosca il 27 febbraio, in un'attentato con armi da fuoco.
Tale tragico fatto è stato condannato da diversi leader mondiali, compreso lo stesso Vladimir Putin, che ha dichiarato che gli assassini saranno puniti, e dal Cremlino hanno fatto sapere che Nemcov non costituiva una minaccia al governo, e alla popolarità di Putin.
Secondo vari membri dell'opposizione russa, l'omicidio di Nemcov sarebbe stato frutto di un complotto ordito dal Cremlino e dallo stesso Putin (nella foto, la manifestazione organizzata per ricordare Nemcov) mentre secondo i sostenitori dell'attuale governo, sarebbe stato frutto di un complotto volto a destabilizzare la Russia.
Non essendoci ovviamente sufficienti prove a sostegno di tali teorie, si possono ritenere comunque plausibili, seppur in modo diverso, entrambe .
Difatti, come non è impensabile che il governo russo possa aver ordinato l'omicidio di un politico che poteva mettere in crisi il consenso verso Putin, non è impensabile che tale omicidio rientri in una campagna di "destabilizzazione" del paese, così come quello recente del giudice e oppositore politico Nisman in Argentina, omicidio per cui è stata accusata la Presidentessa Cristina Fernández de Kirchner e il suo governo, e di cui una recente inchiesta giudiziaria ne ha respinto l'incriminazione.
A questo punto, bisogna sperare che un'inchiesta realmente imparziale accerti la verità su questo tragico fatto.
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