Di Sandro Iannaccone
È la prima operazione nel suo genere mai effettuata in Europa: i cardiochirurghi del Papworth Hospital, nel Regno Unito, sono riusciti a trapiantare, con successo, un cuore fermo, cioè non più battente, su un paziente sessantenne, Huseyin Ulucan, colpito da infarto nel 2008. Gli scienziati che hanno effettuato l’operazione hanno dichiarato di essere riusciti a riavviare il battito cardiaco cinque minuti dopo il suo arresto nel donatore, e mantenerlo vitale, assieme agli altri organi, irrorandolo con sangue e altre sostanze nutrienti.
“Prima dell’intervento, potevo a malapena camminare, mi mancava il respiro molto facilmente e la mia qualità di vita era pessima”, ha raccontato Ulucan alla Bbc. “Ora mi sento più forte ogni giorno che passa, e son arrivato in ospedale senza problemi”. Se si escludono due interventi analoghi a quello del Papworth effettuati l’anno scorso in Australia e negli Stati Uniti, i trapianti di cuore sono sempre stati eseguiti usando organi prelevati da soggetti con morte cerebrale, ma il cui cuore era ancora in attività. Quando il cuore cessa di battere, si può procedere all’espianto di reni, fegato e altri organi, ma, almeno finora, non del cuore stesso. In questo caso, invece, il trapianto è stato eseguito in condizioni di morte cardiocircolatoria, lo stato in cui, per l’appunto, cuore e polmoni hanno smesso di funzionare.
“Abbiamo tenuto il cuore in attività per circa 50 minuti”, spiega Stephen Large, il chirurgo che ha coordinato l’équipe medica, “e monitorandone le funzioni abbiamo accertato che fosse in buone condizioni”. L’organo è stato quindi rimosso dal corpo del donatore e trasferito in una cosiddetta macchina heart-in-a-box, che l’ha mantenuto ben nutrito e in attività per oltre tre ore prima dell’impianto. Secondo Large, la tecnica potrebbe consentire di aumentare di almeno il 25% il numero di cuori disponibili per i trapianti.
(Foto: Corbis Images)
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