Grandi opere, in 14 anni costi lievitati del +171%

mar 30, 2015 0 comments
grandi opere infrastrutture
Di Filippo Burla
Costi in continuo e costante aumento, ostacoli burocratici, amministrativi e procedurali e varianti in corso d’opera che procrastinano all’infinito la durata dei cantieri. C’è questo e altro nello studio, condotto dalla Cgia di Mestre, sulla salute dei lavori pubblici in Italia, che già dal titolo: “Grandi opere. Costi e cantieri infiniti“, dà la cifra di quale sia lo stato dell’arte.
L’obiettivo della ricerca è esprimere, a quasi quindici anno dal varo, una giudizio sulla“legge obiettivo” del 2001. Tale provvedimento, varato dal secondo governo Berlusconi, nelle intenzioni originarie doveva stabilire procedure e modalità di finanziamento delle grandi opere strategiche, consentendo agli attori coinvolti una rapida e certa programmazione delle stesse.
E’ stato proprio così? “Nonostante siano ben poche -si legge nello studio- le principali grandi opere incluse nel programma delle infrastrutture strategiche ad essere state completamente terminate, i costi, invece, hanno subito una vera e propria impennata”. Il caso più evidente è senza dubbio l’alta velocità nella tratta Milano-Bologna-Firenze: ” Se nella delibera del Cipe del 2001 era previsto un costo di quasi 1,3 miliardi di euro, al 31 dicembre scorso la mega opera, ormai ultimata, è costata oltre 13 miliardi di euro, pari ad un incremento del 917 per cento“, spiegano sempre dalla Cgia.
L’esempio della Tav è probabilmente il più estremo, ma non l’unico della sua specie: “Altrettanto significativo è lo scostamento tra il preventivo di spesa e il costo sostenuto fino adesso per la realizzazione del corridoio Jonico, ovvero la “Taranto-Sibari-Reggio Calabria”. La nuova statale Jonica, una nastro di strada a 4 corsie di quasi 500 Km, doveva inizialmente costare poco più di 3 miliardi di euro: ad oggi il costo preventivato si aggira sui 20 miliardi di euro (+ 551 per cento).”
Vi sono anche altre opere meno esose dal punto di vista degli scostamenti, come ad esempio i lavori di ammodernamento dell’asse ferroviario Brennero-La Spezia, che si è accontentato di rincari nell’ordine “solo” dell’83% in più. O il Mose, che rispetto alle previsioni ha visto i costi incrementare del 33%.
In complesso, sul totale delle opere considerate nello studio, l’aumento medio dei costi al 2014 rispetto al 2001 è pari al +171.9%.
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia: “Il risultato emerso dalle comparazioni tra il costo definito nel lontano 2001 e quello sostenuto o previsto in questo momento va preso con le pinze. Non bisogna dimenticare che rispetto a 14 anni fa molte infrastrutture hanno subito delle importanti varianti in corso d’opera. Per molte di queste, inoltre, si è reso necessario realizzare un elevatissimo numero di interventi complementari. Per quanto riguarda la Tav Milano-Bologna-Firenze, ad esempio, l’opera è stata definita col passare degli anni: un lavoro in progress che ha snaturato il progetto e i costi iniziali. Tutto ciò, ovviamente, ha contribuito a far lievitare i costi”. La precisazione -d’obbligo- non esime tuttavia dal porsi più di un quesito, che è lo stesso Bortolussi a rimarcare: “Come mai in Italia le grandi opere subiscono degli aumenti così importanti in corso d’opera?”

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