Di Salvatore Santoru
Recentemente sono stati riscoperti, grazie alla pubblicazione del diario di Marta Hillers e al film "Anonyma" che si ispira alla sua triste storia, la mostruosa politica di femminicidio adottata dalle truppe sovietiche nella Germania occupata, politica che portò allo stupro di 2 milioni di donne, molte delle quali uccise o morte per suicidio per i devastanti effetti subiti.
Ma non furono solo i sovietici a rendersi responsabili di questi tremendi crimini d'odio, ma anche le forze d'occupazione dei paesi "democratici", tendenzialmente considerate molto più "umanitarie" rispetto ai loro Alleati dell'Est.
Un recente libro della storica Miriam Gebhardt, professoressa dell'Università di Monaco e giornalista del quotidiano di centrosinistra "Die Zeit", intitolato "When the Soldiers Came" e basato su un'ampia ricerca storiografica oltre che sulle testimonianze dei protagonisti della vicenda, ha concluso che furono quasi 1 milione le donne tedesche che vennero violentate senza pietà da parte delle truppe d'occupazione statunitensi, inglesi e francesi.
Sommando le vittime dei sovietici a quelle degli angloamericani si viene a sapere che furono almeno tre milioni le donne che subirono feroci violenze e/o vennero brutalmente assassinate da parte dei "liberatori", in quanto "colpevoli" di essere donne e tedesche, e tali crimini vanno ad aggiungersi ad altri pesantissimi di cui si macchiarono le forze di occupazione che occuparono la Germania, e che costarono la morte di altri milioni di innocenti(foto, bombardamento di Dessau).
Probabilmente, a base di tali mostruose campagne di femminicidio messe in atto dagli "Alleati", si può indicare l'impostazione culturale fortemente maschilista e sessista che accompagnava i paesi "alleati", dove la donna o veniva considerata un mero oggetto sessuale (USA), o un semplice numero da sottomettere al Partito (URSS) e da punire nel caso andasse oltre gli standard bolscevichi, oltre all'odio antitedesco che si diffuse a macchia d'olio in quel periodo.
Sulla questione di genere, è interessante venire a sapere, che secondo le ricerche della storica femminista e professoressa universitaria statunitense Claudia Koonz, durante il Terzo Reich sostanzialmente le donne, pur con tutti i limiti del periodo, godevano di una certa "uguaglianza formale" e della promozione dei loro diritti da parte di associazioni femminili, nonché di un ministero esclusivamente femminile (Frauenministerium) guidato dalla Führerin Gertrud Scholtz-Klink.
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