Di Elisa Murgese
“Non esistono città utopiche”, è il verdetto. “In tutto il mondo le città stanno fallendo nel compito di rispondere ai bisogni dei loro abitanti”. A dirlo è il nuovo rapporto Arcadis – Sustainable Cities Index 2015, che ha valutato sostenibilità evivibilità di quelle ha ritenuto le cinquanta più importanti e strategiche città al mondo. Un mix di opportunità per i cittadini e rispetto dell’ambiente che non premia l’Italia, capace di guadagnarsi solo una posizione in elenco, lontana dalla top ten. A Roma, infatti, tocca il posto 24 nella classifica generale. Meglio di noi fa Madrid (9), ma anche Boston (15) e Tokyo (23), solo per citarne alcune.
L’indice, elaborato dal Center for Economics and Business Research (Cebr), è calcolato in base a tre parametri: rispetto dell’ambiente, vantaggi economici e bisogni dei cittadini. Ogni città, quindi, ha valori diversi in base ai tre valori…
Francoforte “guida” la classifica generale, seguita da Londra e Copenhagen. Primo posto per Francoforte anche per quanto riguarda gli indici di “sostenibilità ambientale” e “possibilità economiche”, mentre diventa nona per la capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini. Ed è proprio quest’ultimo parametro a segnalare Rotterdam come migliore città al mondo, grazie a un elevato tasso dialfabetizzazione e un buon equilibrio vita-lavoro. Sono invece due centri tedeschi (Francoforte e Berlino) a guidare la classifica eco friendly, premiati per la gestione dei rifiuti e i bassi livelli di inquinamento atmosferico.
Ma cosa manca a Roma – e in generale all’Italia – per conquistare posizioni più alte in classifica? Lo si può dedurre da un confronto con la prima classificata. Tra i punti forza di Francoforte, infatti, “il suo ruolo di centro finanziario e un lungo passato di sostenibilità ambientale – si legge sul report – che dal 1990 la impegna attivamente a ridurre le emissioni di CO2 del 10% ogni cinque anni”. Entro il 2050, “il 100% dell’energia di Francoforte sarà provenire da fonti rinnovabili (e locali), per una diminuzione del 95% delle emissioni di gas serra”. Una città capace di combinare non solo rispetto dell’ambiente, ma anche avanguardia tecnologica e leadership economica che si originano proprio nelle politiche green, standard che Arcadis non ha evidentemente trovato nelle principali città italiane…
Dando uno sguardo generale al rapporto la maggior parte delle città hanno risultati migliori per quanto riguarda indici di profitto economico e sostenibilità ambientale. Un trend che porta numerose big del pianeta a diventare sempre meno attrattive per i cittadini, ad esempio a causa del costo degli immobili, come succede a New York, Londra, Parigi e Tokyo. Altre megalopoli, come Hong Kong, mostrano uno squilibrio tra un forte sistema educativo e un pessimo bilanciamento tra qualità della vita e lavoro.
Ma cosa si nasconde dietro i tre parametri secondo cui sono classificate le città mondiali? Per “bisogni del cittadino” si intende “qualità della vita”, ovvero educazione, salute, spazi verdi, trasporti. L’indice della sostenibilità ambientaleriguarda rischi per salute e inquinamento. Non ultimi, i “vantaggi economici” corrispondono a costo della vita, livello degli stipendi e importanza finanziaria della città a livello globale. Fattori che, con un’analisi incrociata, vanno a determinare la vivibilità o meno di ogni città per i suoi abitanti, oltre a tracciare “una road map per i settori che dovrebbe essere migliorati in futuro”, commenta Eugenie Birch, a capo della Wolrd Urban Campaign.
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